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Le Metamorphosis di una storia: approfondimento sulla miniserie di Giacomo Bevilacqua

Creato il 22 febbraio 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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Nell’intervista che mi rilasciò durante Lucca Comics and Games 2012, successivamente all’uscita del primo numero di , mi anticipò che la sua miniserie avrebbe tenuto fede al proprio titolo anche dal punto di vista narrativo e che quindi non c’era da aspettarsi di ritrovare nei successivi il tono che avevo colto nel primo episodio.
A serie completa, posso dire di aver capito quello che l’autore intendeva. Metamorphosis è una storia divisa in 3 atti ben precisi e distinti, che vanno sì a comporre un’unica avventura ma che la svolgono attraverso dei registri narrativi e delle ispirazioni di volta in volta diverse.

Il primo numero, Lei, mixa toni da avventura gialla con una spruzzata di mistero esoterico. 

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C’è infatti una serie di omicidi senza colpevole, ma c’è anche Luna, la protagonista, che sembra vivere una vita parallela nel mondo dei suoi sogni. 

Il secondo numero, Lui, si concentra sull’inquietante serial killer responsabile della catena di omicidi, ne analizza le manie, la lucida follia e ne segue i movimenti senza svelare del tutto il suo movente e i suoi obiettivi. In questo caso, l’atmosfera è quella del thriller, dove la calma è funzionale alla tempesta che si sta per scatenare.
Questo albo non risente della noia tipica dei capitoli di mezzo proprio per quello che racconta e nel modo in cui lo fa, concedendo qualche risposta al lettore ma senza precorrere i tempi nello svelare il succo del mistero. Infine l’inserimento di fatti di cronaca – le manifestazioni studentesche a Roma – accentua direttamente la tensione, perché il suo realismo costituisce un polo opposto all’aspetto fantastico, quindi arricchisce le tonalità del racconto e in qualche modo rafforza l’impatto della vicenda fantastica, perché la radica nel reale.

Il terzo numero, Loro, è quello che segna un distacco netto dai precedenti, calcando molto di più sull’azione rispetto ai primi due albi, avendo come meta addirittura quella che potremmo definire la genesi di un supergruppo di eroi.
Su questo aspetto ci viene incontro lo stesso Bevilacqua, che in quarta di copertina riporta un dialogo, presumibilmente reale, tra lui e un suo interlocutore, nel quale la prima frase è proprio “Beh, è praticamente la nascita dei sette, no? Tutti hanno dei sette!”, citando poi come esempi i Sette Samurai e i Magnifici Sette (e tacendo gli Eterni, un esempio molto vicino a Metamorphosis, almeno per quello che riguarda l’interazione realtà/sogno). Numero di componenti a parte, comunque, la seconda metà del terzo albo effettivamente ricorda da vicino una qualunque storia (a fumetti come al cinema) con protagonista un gruppo di supereroi, come possono essere gli X-Men, i Vendicatori o la Justice League.
E questo albo sarebbe da considerare come la loro genesi.

Da questo punto di vista l’operazione di Bevilacqua non è da considerarsi inedita in Italia. Qualche anno fa, la Panini ha pubblicato una miniserie in 4 numeri, David Murphy 911, che in parte può essere riconducibile a Metamorphosis

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((Ideata e scritta da Roberto Recchioni per i disegni di Matteo Cremona, David Murphy 911 era una storia compiuta, che aveva un suo inizio, un suo svolgimento preciso e una conclusione che chiudeva la vicenda in modo soddisfacente. Soddisfacente ma non per forza definitivo, visto che il finale della mini rimane aperto. Di fatto quella storia era sì qualcosa di autoconclusivo ma che, nel contempo, se avesse avuto un seguito avrebbe reso quella miniserie una sorta di prologo, di “numero zero” delle avventure di David Murphy. Era il racconto di come il protagonista acquisisce la forza e le motivazioni per poter compiere le proprie avventure future. Il progetto non ebbe seguiti di nessun tipo, quindi a meno di sorprese future David Murphy 911 rimane una buona storia che nasce e muore in 4 numeri. Ne abbiamo parlato qui: www.lospaziobianco.it/23798-david-murphy-911-action-secondo-roberto-recchioni))
Trovo infatti che Metamorphosis possa dirsi sicuramente terminata con un suo senso preciso, con una sua morale ben delineata e con tutti i fili del racconto che vanno al loro posto. Ma è innegabile che la medesima storia può anche essere vista come punto di partenza per nuove avventure, di una nuova serie o di un’altra mini magari, rendendo così questo breve esperimento promosso dall’Editoriale Aurea la base per le future avventure di Luna e di tutto il team.

Una storia cangiante, dicevamo. E in effetti uno dei pregi più significativi del lavoro di Bevilacqua è senz’altro quello di aver teso un bel parallelo tra la storia e la modalità con cui raccontarla. Il percorso di Luna è costellato, sia nel passato che nel presente, da continui cambiamenti di stato (dal sonno alla veglia, dalla fantasia al mondo reale) e da conseguenti instabilità a livello psichico; allo stesso modo il fumetto destabilizza il lettore immergendolo in uno stile narrativo che cambia tenore di volta in volta pur proseguendo la stessa trama e cambiando il punto di vista da cui osservare la storia.
Non è un caso infatti se l’autore ricorre a volte anche in situazioni più ironiche che servono a spezzare la tensione di una scena di stampo drammatico, ricordando un po’ un modo di raccontare utilizzato in alcuni manga: 

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anche questo contribuisce a rendere mutevole la storia e a tenere sempre desta l’attenzione del lettore.

Ma il fondamento della miniserie rimane ben chiaro: quello di raccontare sì la genesi di un gruppo di eroi molto particolare, ma di farlo attraverso una storia che abbia qualcosa di importante da dire al lettore. Attraverso Luna, la sua condizione e i suoi comportamenti l’autore tesse un elogio dei sogni e della fantasia: la protagonista ha un dono speciale per interagire con l’onirico e plasmare da esso la realtà, ma può facilmente diventare una metafora dell’importanza e della forza di quello che non si può vedere o toccare, che magari abbiamo solo dentro di noi ma che non per questo risulta meno importante di altre cose più “concrete”. Il dono di Luna può essere visto come il talento, l’inventiva o la propria positività, forze incredibili che possono essere assai preziose.

E attraverso il villain della storia Bevilacqua ci offre una visione non completamente inedita ma comunque interessante sulle cause del male, sulle motivazioni che spingono verso il proprio lato oscuro, che in taluni casi possono ricondursi semplicemente alla volontà di trovare una sensazione che ci ha fatto stare bene e che sentiamo esserci negata.

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Abbiamo in sostanza una storia sulla ricerca di noi stessi, sull’accettazione del dolore e della perdita e su come un desiderio più che normale possa generare dei mostri. Attraverso questo excursus la protagonista matura, e con lei il suo ex-ragazzo, arrivando ad una nuova consapevolezza di loro stessi. Non sarà la più originale delle morali, ma il fatto che venga raccontata in uno psico-thriller che si trasforma in una storia di supereroi che devono combattere enormi mostri apocalittici, rende l’idea di Bevilacqua sicuramente originale e dalla veste cool e imprevedibile.

Il comparto grafico offre risultati altalenanti. Al disegno dell’autore si alterna, per due incisi nel primo e nel terzo numero, quello di Sonia Aloi, giovane disegnatrice romana che promette davvero bene.
Lo stile di Bevilacqua è particolare, molto spigoloso e secco, ma nel primo numero risulta pienamente funzionale al tono della storia. La rappresentazione del mondo onirico di Luna, in special modo, rientra perfettamente in quell’ottica di fusione tra scrittura e disegno, essendo quest’ultimo perfettamente aderente a quello che la storia trasmette: il riferimento che mi viene in mente è Moebius, dato che in alcune tavole di Bevilacqua in cui viene mostrato il mondo dei sogni di Luna rivedo alcune fantasiose soluzioni grafiche che l’artista francese ha utilizzato in alcune tavole del Garage Ermetico.
Il tratto conosce però un’involuzione nell’Atto 2 dove alcune tavole lasciano meno soddisfatto l’occhio del lettore, minando il risultato generale. Bevilacqua si riscatta però nel terzo numero, dove il disegno nervoso trova perfetta esaltazione nelle scene di scontri tra eroi e mostri.

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Una menzione di merito va infine a Sonia Aloi. La ragazza sfoggia uno stile morbido, tendente al cartoonesco, che ricorda un po’ i piccoli Eterni di Jill Thompson per Sandman, soprattutto nel modo delizioso in cui viene ritratto il viso della Luna bambina; la Aloi offre quindi ottime rappresentazioni dei personaggi, che colpiscono per la loro cura e per le espressioni particolarmente vive e spontanee che che arricchiscono i loro volti. La scelta di utilizzare questo stile che si distacca in modo così netto da quello di Bevilacqua per raffigurare i racconti scritti dalla protagonista è vincente e dona una varietà significativa e sensata all’aspetto della miniserie nel suo complesso. Una scommessa vinta.

Metamorphosis è così una storia che ne racchiude tante. È un giallo, un thriller e una storia di supereroi. È la storia di un dramma personale ma anche della risalita di chi ne è stato colpito. È una storia che dimostra l’importanza dei sogni ma anche del metterli in pratica; e infine è la storia di un autore che ha voluto realizzare un progetto personale che sentiva molto suo e che gli ha dato la possibilità di dimostrare ai lettori di essere in grado di andare oltre al successo di Panda.
Bevilacqua porta a casa un risultato sicuramente positivo che dimostra la sua crescita professionale.

Abbiamo parlato di:
Metamorphosis 
Giacomo Bevilacqua, Sonia Aloi
Editoriale Aurea – gennaio 2013
3 albi: 96 pagine, brossurati, bianco e nero – €3,00 
ISBN: 9772281545006

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