Magazine Scienze
di Antonio Bruno*
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Al tempo dei Romani la penisola del Salento leccese era circondata dalle paludi. Oggi dopo la bonifica, che è il prosciugamento delle zone paludose realizzata per cancellare la malaria, è rimasto poco della superficie di paludi che erano nel nostro territorio. Per continuare una riflessione iniziata con la dott.ssa Jolanda De Nola la mattina del 9 gennaio 2011 presso la Masseria Visciglito che è in prossimità dell’abitato di Strudà del Salento leccese nella quale pare abbia fatto sosta Ottaviano Augusto, di ritorno dall’Albania, prima di entrare nella città di Lupiae (Lecce), tenterò di dare una risposta alle domande che seguono: Ma com’era il Salento leccese delle paludi? Dov’erano e quanto si estendevano le zone che oggi si definiscono “ecosistemi acquatici di transizione”?
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Ho potuto scrivere questa nota perché ho potuto leggere uno scritto di Raffaele Pareto sulle paludi del Salento leccese.
Il marchese Raffaele Pareto è stato un uomo che ha avuto esperienze in Francia durante l’esilio politico poiché mazziniano qui sposò Maria Métenier, di nazionalità francese. Rientrò in Liguria nei primi anni del 1850 e di sicuro si era già stabilito in Liguria nel 1854 poiché venne insignito quell’anno, in una Genova colpita da un’epidemia di colera, di una medaglia d’argento "per gli eminenti servigi resi durante l’invasione del cholèra-morbus dello scorso anno 1854".
E’ stati esperto nel settore delle irrigazioni e bonifiche e per questo motivo nel 1861 conseguì honoris causa il titolo di “ingegnere laureato” dal Ministero della Pubblica Istruzione, in nome di Vittorio Emanuele II. E’ stato poi incaricato ufficialmente dal Ministero di studiare una legge per le bonifiche. Infine dal 1860 al 1867 fu chiamato alla direzione del “Giornale dell’Ingegnere Architetto e Agronomo”.
Scrisse una relazione nel 1865 dopo una visita alle Province dove si occupò del Salento leccese.
La descrizione riguarda sia le paludi che sono all’immediato interno della costa Adriatica che si estendevano per oltre 160 chilometri da Monopoli a Otranto soffermandosi in particolare alla descrizione delle paludi di Brindisi. Le paludi di Brindisi sono state descritte sia da un passo di Cesare che da un’epistola di Cicerone.
Io riporto la descrizione che fa il Pareto di una fascia estesa di paludi che da Brindisi passando per San Cataldo di Lecce e arrivano fino ad Otranto. La fascia è lunga 65 chilometri e larga 10! Per farvi un idea la via del mare che da Lecce arriva a San Cataldo è di 12 chilometri! Capite in che situazione versava il Salento leccese nel 1865? Inoltre il Marchese Raffaele Pareto osservò che sono un ventesimo di questa superficie era coltivata.
Per tradurre in numeri stiamo parlando di una superficie di paludi di di 650 chilometri quadrati. Un dato enorme! Dei 650 chilometri quadrati solo 32 chilometri quadrati erano coltivati. Tradotto in ettari, dei 65mila ettari della fascia da Lecce a Otranto solo 3mila erano coltivati! Capite l’enormità del dato che avete letto? Una situazione ai limiti della sopravvivenza per le popolazioni che in quel periodo popolavano il nostro territorio. Inoltre io mi chiedo e ti chiedo: andreste in vacanza in un territorio come quello che ho appena descritto?
La situazione del 1865 era particolarmente grave perché il Pareto nelle sue annotazione rileva che prima di allora la superficie che era ridotta a palude fu coltivata e lo testimoniavano la presenza delle viti selvatiche e degli olivastri.
Il Pareto fa poi la descrizione delle paludi esistenti tra il promontorio di Leuca e Gallipoli sul Mare Ionio dove alla costa alta subentra la spiaggia.
Qui ci sono le paludi di Mammarie di Ugento e quelle di porto San Giovanni, poi le paludi di Gallipoli sia di scirocco denominate Li Foggi che quelle di maestrale denominate Palude bianca.
Infine parla delle paludi di Porto Cesareo.
Inoltre sempre nella stessa relazione il Pareto descrive le depressioni senza scolo che si incontrano nella parte interna e continentale della penisola salentina. A proposito di queste il Pareto scrive: “Le quali (le depressioni n.d.r.) sono FOMITE DI MALSANIA alle popolazioni che vivono nei grandi e nei piccoli centri e nelle campagne”. Cita la palude di Sombrino al nord di Supersano.
La relazione del prof. Pareto è davvero illuminante per noi che adesso viviamo in una penisola che non ha più memoria di quanto accadeva appena 145 anni fa.
Le vicende che hanno visto passare il Salento leccese da terra malsana e piena di paludi al “Salentu, lu sule, lu maree lu jentu” terra di turismo e di ospitalità internazionale dei nostri giorni, hanno avuto come protagonisti i Consorzi di Bonifica di Ugento e Li Foggi e dell’Arneo.
Lo spunto per scrivere questa mia nota me l’ha dato la dott.ssa Jolanda De Nola, una cara amica di Ugento, che a proposito del Consorzio di Bonifica mi chiedeva, come tutti, spiegazioni di cosa fossero e di che si occupassero.
Gli ho detto che il primo ventennio del Novecento, malgrado le denunce delle amministrazioni che si erano succedute a Ugento, non portò a soluzione il problema delle paludi, mentre si diffondeva sempre di più la malaria e la disoccupazione. Gli ho riferito che tra il 1924 e il 1932 i casi di malaria registrati nella sola Ugento oscillarono tra i 1071 e i 2416, su una popolazione complessiva di circa 5000 abitanti. Lo sapete che Jolanda non sapeva nulla della storia dei suoi nonni? Nulla! Tutto dimenticato! Così come avevano dimenticato com’era il Salento leccese prima del 1865, quando il Marchese Pareto si accorse che prima delle Paludi ci dovevano essere state delle coltivazione vista la presenza della vite e dell’olivo selvatici.
Per non dover ripetere gli stessi errori bisogna fare in modo di far continuare l’azione dei Consorzi di Bonifica di Ugento e Li Foggi e dell’Arneo!
*Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master’s Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).
Bibliografia
Serena Pesenti, Raffaele Pareto (1812-1882). Il contributo al dibattito sull’arte e il restauro nella cultura italiana del secondo Ottocento.
Alessandro Melazzini, Vilfredo Pareto tenacino: “signore incaricato” della Società del Ferro in Valdarno. Tesi di laurea
Raffaele Pareto, Sulle Bonificazioni, risaje e irrigazioni del Regno d’Italia. Milano 1865
Cosimo De Giorgi, Descrizione Geologica e Idrografica della Provincia di Lecce.
Associazione Terre del Mediterraneo, I Bacini di Ugento
Mino Lezzi,L’attività del Consorzio di Bonifica di Ugento negli anni 1927 – 1937. Tesi di Laurea
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