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Le Sarde a beccafico (al forno)

Da Patiba @patiba1

sono una preparazione tipica della gastronomia siciliana appartenente alla tradizione popolare. Il piatto si può trovare pronto anche nei mercati di Palermo (la Vucciria), di Trapani, di Agrigento, di Catania e nei comuni delle relative province.

Le sarde a beccafico sono un prelibato secondo, ma possono essere anche un ricco antipasto.

La ricetta in Dialetto siciliano, da Cucina che vai natura che trovi, "Il Vespro" 1978
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Occorrono un chilo e mezzo di sarde piccole e fresche, 180 gr. di pane grattugiato, 100 gr. di acciughe sotto sale, un pugno di pinoli ed uno di uva sultanina, il succo di un limone, prezzemolo, sale, pepe, un cucchiaio di zucchero ed olio d'oliva. Rosolate il pane grattugiato con qualche goccia d'olio e, quando avrà acquistato colore, versatene 2/3 in una terrina, incorporandovi l'uva sultanina, i pinoli, il prezzemolo ed i filetti di acciuga, il tutto ben tritato. Aprire le sarde lasciandole attaccate al dorso, togliete la testa e la lisca e riempitele con il composto preparato. Arrotolatele e disponetele su di una "pirofila" l'una accanto all'altra, separndole con foglioline di alloro. Cospargete il rimanente pane grattugiato ed il succo di limone zuccherato. Completate con un filo d'olio ed infornatele.

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Ingredienti

1 kg. e mezzo di sarde fresche, 180 gr. di pangrattato, 100 gr. di acciughe sotto sale,  vino bianco secco, 50 gr. di pinoli, 50 gr. di uva sultanina, succo di un limone, prezzemolo,  olio evo, sale e pepe, un cucchiaio di zucchero.

Preparazione

Rosolare il pangrattato con olio e, quando avrà acquistato colore, versarne una parte in una terrina con un po' di vino bianco (la proporzione sarà 2/3 di olio più 1/3 di vino), l'uva sultanina, i pinoli, il prezzemolo e le acciughe, il tutto ben tritato.

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Pulire le alici ed aprirle a libro, lasciandole attaccate al dorso, togliere la lisca e la testa e riempirle con il composto preparato che dovrà risultare abbastanza morbido per evitare che secchi troppo durante la cottura.

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Arrotolarle, formando degli involtini, e disporle in una teglia unta d'olio e cosparsa di pangrattato.
Gli involtini andranno messi uno accanto all'altro, frapponendo foglie di alloro. Cospargere il restante pangrattato ed il succo di limone zuccherato. Aggiungere un filo di olio e mettere in forno caldissimo per 15 minuti circa.

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Variante

Sarde a beccafico alla catanese
Alla farcia classica viene aggiunto il caciocavallo e, anzchè arrotolarle, le sarde vanno disposte una sopra l'altra a due a due, quindi si impanano e si friggono.

Vino

Accompagnare con vino bianco secco servito fresco e con pane di semola di grano duro cotto al forno.
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¹Il nome del piatto deriva dal beccafico, un piccolo uccello che d’estate nel periodo di maturazione dei fichi, ne mangia in abbondanza ingrossando a dismisura. Si chiamano "a beccafico" le sarde o le alici che, riempite ed arrotolate ad involtino, ricordano proprio questo uccellino.

In passato i nobili siciliani li consumavano, dopo averli cacciati, farciti delle loro stesse viscere e interiora. Il piatto era gustoso ma inavvicinabile al popolo in quanto bene di lusso. I popolani palermitani ripiegarono quindi sulle materie prime che potevano permettersi ovvero le sarde. Per imitare il ripieno d'interiora si pensò di utilizzare la mollica di pane, i pinoli e poco altro.

sono una preparazione tipica della gastronomia siciliana appartenente alla tradizione popolare. Il piatto si può trovare pronto anche nei mercati di Palermo (la Vucciria), di Trapani, di Agrigento, di Catania e nei comuni delle relative province.

Le sarde a beccafico sono un prelibato secondo, ma possono essere anche un ricco antipasto.

La ricetta in Dialetto siciliano, da Cucina che vai natura che trovi, "Il Vespro" 1978
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Occorrono un chilo e mezzo di sarde piccole e fresche, 180 gr. di pane grattugiato, 100 gr. di acciughe sotto sale, un pugno di pinoli ed uno di uva sultanina, il succo di un limone, prezzemolo, sale, pepe, un cucchiaio di zucchero ed olio d'oliva. Rosolate il pane grattugiato con qualche goccia d'olio e, quando avrà acquistato colore, versatene 2/3 in una terrina, incorporandovi l'uva sultanina, i pinoli, il prezzemolo ed i filetti di acciuga, il tutto ben tritato. Aprire le sarde lasciandole attaccate al dorso, togliete la testa e la lisca e riempitele con il composto preparato. Arrotolatele e disponetele su di una "pirofila" l'una accanto all'altra, separndole con foglioline di alloro. Cospargete il rimanente pane grattugiato ed il succo di limone zuccherato. Completate con un filo d'olio ed infornatele.

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Ingredienti

1 kg. e mezzo di sarde fresche, 180 gr. di pangrattato, 100 gr. di acciughe sotto sale,  vino bianco secco, 50 gr. di pinoli, 50 gr. di uva sultanina, succo di un limone, prezzemolo,  olio evo, sale e pepe, un cucchiaio di zucchero.

Preparazione

Rosolare il pangrattato con olio e, quando avrà acquistato colore, versarne una parte in una terrina con un po' di vino bianco (la proporzione sarà 2/3 di olio più 1/3 di vino), l'uva sultanina, i pinoli, il prezzemolo e le acciughe, il tutto ben tritato.

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Pulire le alici ed aprirle a libro, lasciandole attaccate al dorso, togliere la lisca e la testa e riempirle con il composto preparato che dovrà risultare abbastanza morbido per evitare che secchi troppo durante la cottura.

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Gli involtini andranno messi uno accanto all'altro, frapponendo foglie di alloro. Cospargere il restante pangrattato ed il succo di limone zuccherato. Aggiungere un filo di olio e mettere in forno caldissimo per 15 minuti circa.

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Variante

Sarde a beccafico alla catanese
Alla farcia classica viene aggiunto il caciocavallo e, anzchè arrotolarle, le sarde vanno disposte una sopra l'altra a due a due, quindi si impanano e si friggono.

Vino

Accompagnare con vino bianco secco servito fresco e con pane di semola di grano duro cotto al forno.
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¹Il nome del piatto deriva dal beccafico, un piccolo uccello che d’estate nel periodo di maturazione dei fichi, ne mangia in abbondanza ingrossando a dismisura. Si chiamano "a beccafico" le sarde o le alici che, riempite ed arrotolate ad involtino, ricordano proprio questo uccellino.

In passato i nobili siciliani li consumavano, dopo averli cacciati, farciti delle loro stesse viscere e interiora. Il piatto era gustoso ma inavvicinabile al popolo in quanto bene di lusso. I popolani palermitani ripiegarono quindi sulle materie prime che potevano permettersi ovvero le sarde. Per imitare il ripieno d'interiora si pensò di utilizzare la mollica di pane, i pinoli e poco altro.


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