Magazine Cinema

Le Serie de Il Buio in Sala (N° 11): recensione "Les Revenants"

Creato il 10 dicembre 2014 da Giuseppe Armellini
Le Serie de Il Buio in Sala (N° 11): recensione (uscito il mio secondo articolo per WildWood, sul rapporto tra il nuovo cinema e l'Apocalisse, lo trovate qui)

Piccolissimi spoiler qua e là, abbastanza grandi nelle ultime 20 righe
Una farfalla rompe il vetro della teca dove stava rinchiusa, una teca di farfalle morte ovviamente, e vola per la casa di un vecchio uomo.
Comincia così Les Revenants, serie culto francese che racconta di esseri viventi che tornano in vita, come quella farfalla, usciti dalla loro teca per riunirsi nuovamente a noi.
I Ritornati tradurremmo noi, o Ritornanti, che forse è ancora più bello perchè regala quel pizzico di sfumature in più, e non solo per il flusso continuo di ritorni, ma anche per fatto che il ritorno di una stessa persona può avvenire anche più di una volta.
Siamo in un paesino di montagna francese, paesino travolto e sconvolto 35 anni prima dal crollo di una diga che l'ha devastato, un oceano d'acqua che ha sepolto case e vite umane, un Vajont insomma.
E quella non è l'unica grande tragedia che ha martoriato quella comunità. Accanto ad altre personali e più piccole infatti ce n'è stata una grande e terribile circa 30 anni dopo la diga (e quindi 5 anni prima dell'oggi) quando un autobus scolastico è caduto nel burrone.
Tutti morti, quasi tutti bambini,
Tra loro anche una ragazzina che si chiamava Camille.
Solo che Camille, oggi, è tornata.
Non è uno zombie, è Camille, uguale a com'era ma inconsapevole, ancora, di quello che le è successo.
Ha sempre fame, non dorme mai.
Camille è tornata dalla morte, e come lei sono tornati Simon, Victor, Serge.
E, forse, non solo loro.
Distruggendo del tutto il concetto di morti viventi o di zombie Les Revenants parla di quella che noi più comunemente, anche togliendole l'aura religiosa, chiameremmo Resurrezione.
E non è tanto interessante il fatto dei Ritornati in sè per sè, non sono tanto loro il punto da focalizzare, ma come noi comuni mortali, ancora mai morti però, potremmo (ri)accogliere chi, senza alcuna spiegazione, è tornato dall'aldilà.
Il soggetto è strepitoso (anche se preso da un film francese di anni fa) e la serie originale come poche.
Il punto di forza è, Lost docet, come ogni puntata, ogni indizio ci ponga nuovi interrogativi, ci affascini e ammanti tutto di mistero.
Perchè sono tornati? perchè proprio loro? cosa vogliono? ne torneranno altri?
La cosa strana infatti è che ogni Ritornato viene da epoche diverse e l'unica cosa che li accomuna, e più la serie va avanti più questo fatto acquista significato, è l'essere tutti membri di quella stessa comunità.
Location ovviamente favolose, comparto tecnico ottimo anche se a volte, in piccole scene, un pò di taglio televisivo si sente, attori tutti in parte (per me la madre di Camille e Julie sopra a tutti), personaggi che in 8 puntate vengono caratterizzati perfettamente (malgrado a pelle, e forse per via delle facce degli stessi attori, a me Victor, i due poliziotti e il gestore de La Mano Tesa davano abbastanza i nervi...) Les Revenants ha però nella scrittura il suo punto forte, nell'accrescere il mistero puntata dopo puntata anzichè dipanarlo, nel riuscire a incastrare tutte le vicende e tutti i personaggi sia orizzontalmente (nell'oggi) che verticalmente (nel tempo).
Ogni gesto, ogni piccola cosa può nascondere significati nascosti, più si va avanti più l'atmosfera si fa fatale, trascendentale, misteriosa.
E quel lago da semplice cornice inizia ad entrare sempre più dentro il quadro, in maniera lenta ma costante, e non solo nelle sue acque che salgono ma anche in dei misteri nascosti in quelle stesse acque.
A tal proposito magnifica la scena degli animali morti nel lago, forse suicidi, forse vittime di un potere nascosto là sotto.
La morte la fa da padrona, e non è solo la morte da cui si ritorna ma anche la morte che uccide, quella che conosciamo tutti. Alcune persone vengono uccise, altre si suicidano, inizia a formarsi un corto circuito tra vivi, morti, persone morte che tornano in vita e persone vive che si danno alla morte.
Attenzione, non tutto funziona, anzi, di punti deboli od oscuri ce ne sono più d'uno.
Innanzitutto malgrado si faccia il possibile non ho trovato reso perfettamente lo shock, lo smarrimento, il trauma dovuto all'assoluta impossibilità di ritrovarsi davanti in carne ed ossa persone morte tornate in vita. So che era difficile fare meglio di così ma se accadesse questo nella realtà non credo arriveremmo mai ad una "tranquilla" convivenza dopo poche ore, pocni giorni (a proposito, tutta la vicenda si svolge in nemmeno una settimana). Poi ci sono tante altre piccole cose gestite male o inspiegabili come la città che in due giorni di black out diventa quasi una comunità allo sfascio, come l'ingiustificato turning point per cui si pensa alle armi, ad attaccare i ritornati o a difenderli, quando in realtà loro avevano fatto poco o nulla (o almeno poco o nulla di quello che avevano fatto sapevano gli altri). E ospedali chiusi per il black out ma degenti finiti dove? in un altro luogo? già, ma quale altro luogo quando il resto del mondo in Les Revenants sembra non esistere, nessuno che avverte nessuno sulla presenze di questi ritornati, mai un accenno al "fuori", mai una telefonata, niente.
Personalmente ho trovato la parte più sbagliata quella di Lena che scappa dall'ospedale (ancora in vestaglia e ferita) e la famiglia che sì, all'inizio si preoccupa, ma poi per giorni fa le sue cose accennando sì e no ogni tanto alla figlia scomparsa, figlia che intanto è finita, anche qui in maniera abbastanza frettolosa, nella casa di un serial killer che, mistero, per lei prova solo affetto.
Ho capito che la ragazza ha 20 anni e magari pensano sia scappata due giorni ma era in ospedale e ferita perdio...
Poi, ultima cosa, più di una volta c'è stato un pessimo uso della contemporaneità degli eventi, con una gestione del giorno/notte e delle ore veramente discutibile.
Ma resta una grande serie, che magari non farà mai gridare al capolavoro, ma ti tiene incollato e desideroso di capire. Magnifica la scena del flash back di Victor, bellissimi alcuni piccoli dettagli, come la foto di Simon con Lena da piccola, come la figlia di Adele che alla commemorazione dei bimbi morti ha la maglietta di Camille, come, e questa per me rimane la scena e momento più significativo dell'intera serie, scoprire che la tragedia dell'autobus fu dovuta allo shock di Camille nel "percepire", sentire sulla propria pelle, sua sorella gemella che per la prima volta faceva sesso. Sia drammaturgicamente che metaforicamente ho trovato questa scena fantastica, come se in quella prima volta di una ragazzina si nascondesse la tragedia di un'intero paese, fosse il punto di svolta di tutte le vite di là.
Colonna sonora ipnotica, fantastica, dei Mogway.
Ho sperato che il finale mi desse risposte, oppure che non me le desse ma mi offrisse le chiavi per averle. Invece, se possibile, i misteri si fanno ancora più fitti e le domande ancora di più.
Perchè sono ritornati? perchè sono ritornati se in realtà il loro posto non era là? se prima semplicemente sembravano persone tornate per caso nel loro luogo d'origine adesso paiono più anime scappate, magari involontatiamente, dal posto in cui si trovavano e che adesso gli Altri rivogliono. E dove vanno adesso? Dove sono finiti i poliziotti? cos'è successo quella notte là fuori mentre le serrande erano abbassate?
Bellissima la scelta di far restare nuovamente incinta Adele, passa sottotraccia ma l'ho trovata potentissima.
Perchè quel bambino sarà vita che nasce dal connubio di vivi e morti.
E, forse, da quel bambino un giorno Les Revenants ripartirà.
E da una nuova tragedia, da un lago che ancora una volta ha avuto il suo tributo di morte e distruzione.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :