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Le svalutazioni che non funzionano

Creato il 30 luglio 2014 da Keynesblog @keynesblog

svalutazione

Nel novembre 2013, intervenendo in un convegno del M5S, presentavamo i dati della bilancia dei pagamenti di alcuni paesi che avevano svalutato negli anni recenti. Le conclusioni di allora vengono confermate dal consuntivo del 2013, con un’apparente eccezione che, in realtà, conferma la tesi allora esposta: in un ambiente di scarsa domanda estera, la sensibilità al cambio delle esportazioni si riduce drasticamente e l’effetto delle variazioni del reddito sulle partite correnti e sulla bilancia commerciale diviene prevalente anche nei periodi brevi, rendendo la svalutazione scarsamente efficace – se non addirittura controproducente – al fine di riequilibrare i conti con l’estero.

Argentina:

argentina

Turchia:

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Regno Unito:

uk

Giappone:

japan

Per il Giappone, un paese da sempre esportatore netto, è di particolare rilievo guardare da vicino l’andamento negativo della bilancia commerciale:

Schermata da 2014-07-29 15:19:00

Ed eccoci arrivati all’ “eccezione” : l’India

india

Questo è l’andamento del cambio Dollaro/Rupia

Schermata da 2014-07-29 15:24:03

Sembra quindi che le ripetute svalutazioni abbiamo infine sortito un effetto positivo sulle partite correnti, sia pure solo dopo la crisi valutaria del 2013. Ma è solo questo? Cos’altro è successo? Due cose. La prima è mostrata da questo grafico:

Schermata da 2014-07-29 15:28:03

L’India ha notevolmente ridotto il suo tasso di crescita nel 2012 e nel 2013 e ora cresce a ritmi dimezzati rispetto agli anni pre-crisi, ma anche rispetto al “rimbalzo” del 2010. Parte del miglioramento dei saldi con l’estero, quindi, è imputabile alla riduzione della crescita. E, nonostante questo, il saldo delle partite correnti nel 2013 (-1,7%) è stato comunque peggiore di quello degli anni pre-crisi, quando il PIL indiano cresceva a tassi che sfioravano il 10% l’anno. Non un grande successo insomma.

La seconda è che l’India, in risposta alla crisi valutaria del 2013, ha imposto dazi su alcune merci, in particolare l’oro, di cui è il secondo importatore al mondo (superata dalla Cina all’inizio di quest’anno). La caduta delle importazioni dei beni sottoposti alle restrizioni e il rallentamento dell’economia sono i maggiori responsabili del miglioramento delli saldi con l’estero, sostiene il  ministro delle finanze indiano:

“Anche se il settore estero ha assistito ad una svolta nell’anno trascorso, con un deficit delle partite correnti pari all’1,7% del PIL, contro il 4,7% nel 2012-13, questo è stato conseguito principalmente attraverso la restrizione sulle importazioni non essenziali e il rallentamento in generale della domanda aggregata. Andando avanti, dobbiamo continuare a essere vigili sul deficit delle partite correnti”.

 


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