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Lecce. Festival del cinema invisibile: Zavorra di Vincenzo Mineo. 2012. Piccola storia di mare di Dario Di Viesto. 2013. L'amore necessario di Alessandro Tamburini.2012

Creato il 26 dicembre 2014 da Barbara2011
Lecce. Festival del cinema invisibile: Zavorra di Vincenzo Mineo. 2012.  Piccola storia di mare di Dario Di Viesto. 2013. L'amore necessario di Alessandro Tamburini.2012 Un documentario che ascolta le parole di un gruppo di anziani trapanesi ospiti in una struttura geriatrica, nel momento della loro esistenza più brutto. Malattia, troppa solitudine, ricordi. Chi prega, chi non sa più in chi o in cosa credere in un susseguirsi di giorni tutti uguali. Nel 1800 le navi che arrivavano nel porto di Trapani scaricavano la “zavorra” nei pressi delle saline. La “zavorra” è la terra, cioè i sacchi di terra che le navi usavano per tenersi in equilibrio. Su quella terra un secolo più tardi è stato costruito un ospizio per anziani. Il documentario ha vinto il Miglior Film Sezione "Human Rights Doc" al V Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli / Rassegna Nazionale ed è ora in concorso al Festival del cinema del reale di Lecce Lecce. Festival del cinema invisibile: Zavorra di Vincenzo Mineo. 2012.  Piccola storia di mare di Dario Di Viesto. 2013. L'amore necessario di Alessandro Tamburini.2012Un anziano pescatore malato non esce di casa da molto tempo e mentre sta pulendo il pesce trova fra le viscere un pesciolino ancora vivo. Nella vita dell’anziano si risveglia qualcosa: la sua vita che sta per finire ritrova vigore nel dimenarsi di quel piccolo pesce finito nelle viscere di quel pesce più grande. Un narrato essenziale snocciolato nell'ultimo tragitto del pescatore verso il mare Lecce. Festival del cinema invisibile: Zavorra di Vincenzo Mineo. 2012.  Piccola storia di mare di Dario Di Viesto. 2013. L'amore necessario di Alessandro Tamburini.2012L'amore necessario è il più breve dei tre cortometraggi: solo 7 minuti. Protagonista una coppia romagnola di 71 anni lui e 61 lei. Lui è un pittore un po'sregolato, lei un'infermiera con un bellissimo e accomodante sorriso. Il regista vuole cogliere il loro vivere a mille, nonostante l'età non giovanissima. Il sesso due o tre volte a settimana "fatto a volte con il cervello e a volte con l'uccello", sembra suggerire la paura del non vivere tutto pienamente, la paura della morte, la speranza di essere accudito dalla moglie e di morire prima di lei. Una docufiction semplicistica, ma simpatica.

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