Magazine Diario personale

Let me play among the stars

Da Iomemestessa

E’ tornata sulla Terra Samantha Cristoforetti, che per duecento giorni il mondo da un oblò l’ha osservato davvero, e chissà se qualche volta si è (e sarebbe umano) annoiata un po’.

Spero denunci quelli che l’hanno chiamata AstroSamantha, un soprannome che pare la brutta copia di Astroganga, e svilisce la sua professionalità. Che Vittori, ad esempio, col cazzo l’avrebbero chiamato AstroRoberto.

Andare fra le stelle è il compimento del sogno di tutti quelli che da bambini dichiaravano ‘vorrei fare l’astronauta’, ma questa donna è andata oltre dimostrando che quel sogno lo potevano fare anche le bambine.

Figlia, come molte di noi, degli anni ’70, dimostra come questo Paese si sia evoluto molto meglio e molto più di quanto raccontino le statistiche.

Molta strada è rimasta da percorrere, ma le nostre figlie avranno la possibilità di muoversi in un mondo in cui molti soffitti di vetro sono stati abbattuti. Alcuni dalle nostre madri, altri da noi. E, non neghiamolo, certe capocciate hanno lasciato i segni.

Ché, le nostre madri hanno combattuto per emanciparsi, ed essere soggetti anziché oggetti. Noi, invece, abbiamo lottato per avere delle aspirazioni da sempre prevalentemente maschili, chiudendo l’annosa discussione su se fossero legittime o meno, e poi abbiamo lottato, di nuovo, per conciliarle con la maternità, bisogno, con l’impegno civile, con la partecipazione. Che sembra, a dirlo, che sia stato tutto facile. E invece, onestamente, proprio per un cazzo, a guardarsi indietro.

Le nostre figlie potranno permettersi di sognare qualunque futuro senza che nessuno possa osare dire: ‘questo no, perchè sei donna.’

Conquista che in alcuni Paesi è ancora lontanissima, ma che per noi, non scordiamolo, è conquista recente.

E poi? E poi ti guardi intorno e ti accorgi che in tante, troppe ragazzine viene ancora instillato il senso del ‘tu sei femmina’ e che a molte altre viene insegnato che quell’essere femmina lo puoi pure usare a tuo favore. E non sto parlando solo dell’uso della sessualità per ottenere qualcosa, ma di mille altri squallidi mezzucci. Il gattamortismo, gli occhioni da Bambi, il giocare alla donzella in difficoltà. Tutta roba che degrada. Chi la fa e chi la subisce, a voler essere precisi.

E t’accorgi che di strada, da fare, ce n’è ancora tanta. E battaglie da combattere, pure. Ma non hai paura. Perché sai da dove vieni. Sai dove vuoi andare. E quanta strada hai percorso. E il resto è solo un ordinario rumore di fondo.


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