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LET’S OVERSEE THE OVERSEAS | #04 – DOROTHY MUST DIE; Danielle Paige

Creato il 02 novembre 2014 da Parolepelate

Benvenuti al quarto appuntamento con questa rubrica dedicata tutta ai libri. Ma non ai libri in generale, eh no! – Questa volta ci concentriamo su tutti quei libri d’oltreoceano che sarebbero irraggiungibili per noi se le case editrici non decidessero di tradurli. In verità, non sapremmo neanche della loro esistenza!
Questa rubrica è dedicata a tutti coloro che non si fanno problemi a leggere in lingua o che vogliono provare a farlo per la prima volta. Settimana dopo settimana vi proporremo un titolo con tanto di trama e dettagli sul libro ed in più, solo per voi, posteremo un pezzo tratto dall’incipit del libro, tradotto da noi - come anche la trama- per farvi entrare un po’ nel mondo del suddetto libro ed aiutarvi a capire se può essere quello giusto per voi.


LET’S OVERSEE THE OVERSEAS | #04 – DOROTHY MUST DIE; Danielle PaigeDorothy Must Die – Danielle Paige
(Dorothy Must Die #01)

 

Genere: Fantasy, Young Adult
Editore: Harper Collins
Pagine: 464
Prezzo Paperback: 6.12 € (Amazon)
Prezzo e-Book: 2.99 € (Amazon)

Trama:  

Non ho chiesto niente di tutto questo. Non ho chiesto di essere una qualche sorta di eroina.
Ma quando tutta la tua vita viene ingoiata da un tornado – portandosi dietro anche te – non hai altra scelta che assecondare il tutto, sai?
Certo, ho letto i libri. Ho visto i film. So la canzone sull’arcobaleno ed i piccoli uccellini blu tutti felici. Ma non mi sarei mai aspettata che Oz avesse questo aspetto. Che fosse un posto dove non ci si può fidare delle Streghe Buone, dove le Streghe Malvagie potrebbero anche rappresentare i buoni, e le scimmie alate possono essere sottoposte ad un’esecuzione per atti di ribellione. C’è ancora la via composta da mattoni gialli, però – anche se anche quest’ultima sta cadendo a pezzi.
Cos’è successo? Dorothy.
Dicono che abbia ritrovato il modo di tornare ad Oz. Dicono che si è impossessata del potere e che quest’ultimo le abbia montato la testa. E adesso nessuno è al sicuro.
Il mio nome è Amy Gumm – e sono l’altra ragazza che viene dal Kansas. Sono stata reclutata dall’ Ordine Rivoluzionari dei Malefici. Sono stata addestrata alla lotta.
Ed ho una missione:

  • Rimuovere il cuore al falegname di legno;
  • Rubare il cervello allo spaventapasseri;
  • Prendere il coraggio del leone.

E allora, solo allora – Dorothy deve morire!

- ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO -

 

Ho capito di essere una pezzente tre giorni prima il mio nono compleanno – un anno dopo che mio padre ha perso il lavoro e si è trasferito a Secaucus per andare a vivere con una donna di nome Crystal e quattro anni prima che mia madre avesse un incidente stradale, iniziasse a prendere delle pasticche, e iniziasse ad indossare solo ciabatte al posto di scarpe normali.
Fui informata del mio essere una pezzente  al campetto, da Madion Pendleton, una ragazzina vestita con un completo sportivo rosa di Target che credeva di essere chissà chi solo perché casa sua vantava un bagno e mezzo.
“Amy Salvezza è spazzatura da campeggio,” disse alle altre bambine sedute sulla scala orizzontale mentre io ciondolavo penzoloni, a testa in giù, sostenuta alle ginocchia, a farmi gli affari miei, con le trecce che sfioravano la sabbia.
“Significa che non ha un soldo e che tutti i suoi vestiti sono sporchi. Non dovreste andare da lei per la festa di compleanno o sarete sporche anche voi.”
Quando arrivò la festa del mio compleanno, quel fine settimana, venne fuori che tutti avevano dato ascolto a Madison. Mia madre ed io eravamo sedute al tavolo di picnic nell’ Area Ricreazionale Mobile Comune “Dusty Acres” indossando i nostri tristi capellini da festa, con la torta di carta rimasta a prendere la polvere. Eravamo solo noi due, come al solito. Dopo un’ora passata a sperare che qualcuno si presentasse, mamma sospirò, mi versò un altro bicchiere pieno di Sprite e mi abbracciò.
Mi disse che, nonostante quello che qualcuno potesse dire a scuola, una roulotte era il posto in cui vivevo, non chi ero. Mi disse che era la casa migliore del mondo perché poteva andare ovunque.
Persino da bambina piccola ero intelligente abbastanza da farle notare che la nostra casa si adagiava su dei blocchi, non su delle ruote. La sua mobilità era largamente compromessa. La mamma non aveva molto da controbattere.
Le ci volle fino al periodo natalizio di quell’anno, mentre stavamo vedendo Il mago di Oz sulla grande televisione a schermo piatto – l’unico oggetto concreto rimasto della nostra vita passata con papà – per farsi venire in mente una risposta migliore per me. “Vedi?” disse, indicando lo schermo. “Non hai bisogno di ruote sotto la casa per andare in un posto migliore. Tutto ciò di cui hai bisogno è qualcosa che ti dia una spinta in più.”
Non credo ci credesse neanche allora, ma almeno in quei giorni le importava ancora abbastanza da mentire. Ed anche se non ho mai creduto in un posto come Oz, credevo in lei.
Ma questo accadeva tanto tempo fa. Molto era cambiato da quel periodo. Mia madre non era più quella stessa persona ormai. Ma comunque, non lo ero neanche io.
Non mi impegnavo più per farmi piacere da Madison, e non avrei certo pianto su una torta. Non avrei pianto, punto. In quei giorni, mia madre era troppo persa nel suo piccolo mondo personale per preoccuparsi di tirarmi su il morale. Ero da sola, e piangere era solo una fatica in più.
Lacrime o no, comunque, Madison Pendleton trovava ancora modi di rendere la mia vita miserabile. Il giorno del tornado – anche se io non sapevo ancora che stesse per arrivarne uno – si stava ciondolando contro il suo armadietto dopo la quinta ora, accarezzandosi l’enorme pancione gravidico, parlottando con la sua migliore amica, Amber Boudreaux.
Avevo capito molto tempo prima che era più saggio ignorarla e basta quando potevo, ma Madison era il tipo di persona che era praticamente impossibile ignorare anche sotto circostanze normali. Ora che era incinta di otto mesi e mezzo era veramente impossibile.
Oggi, Madison indossava una piccola T-shirt che le copriva a stento il diaframma. Lungo il seno compariva una frase che recitava “Chi è la tua mammina” in un glitterato corsivo rosa. Ho fatto del mio meglio per non fissarla mentre mi muovevo accanto a lei per raggiungere l’aula di Spagnolo, ma in qualche modo ho sentito gli occhi salire verso l’alto, sorpassare il pancione, arrivare al petto e poi su fino al viso. Certe volte non puoi semplicemente farci niente.
Mi stava già fissando. I nostri sguardi si incontrarono per un piccolo istante. Mi immobilizzai.
Madison mi lanciò uno sguardo di fuoco. “Cosa stai guardando Spazzatura da Campeggio?”
“Oh, mi spiace. Ti stavo fissando? Mi chiedevo solo se fossi tu la madre adolescente che ho visto sulla copertina di Star della settimana.”
Non è che cercassi di provocare Madison, ma certe volte il mio sarcasmo sembrava avere una vita propria. Le parole mi uscirono semplicemente dalla bocca.
Madison ricambiò le mie parole con uno sguardo vacuo. Sbuffò.
“Non sapevo potessi permetterti una copia di Star.” Si voltò verso Amber Boudreaux e smise di accarezzarsi la pancia. “Amy Salvezza è gelosa. Ha una cotta su Dustin da sempre. Vorrebbe che questo bambino fosse suo.”
Non avevo una cotta per Dustin, e non volevo certamente un bambino, tantomeno un bambino di Dustin.
Ma questo non impedì alle mie guance di farsi rosse.


Okay, that’s it.
Sinceramente avrei voluto prendere un estratto da un capitolo più centrale, ma non volevo spoiler are neanche una stilla della Trama. L’inizio è un po’ così e non dà molto l’idea di quello di cui parla il romanzo.
Io lo sto ancora finendo, sono oltre la metà, e mi sta piacendo veramente tanto. Lo consiglio agli amanti di Oz, ovviamente. È una rivisitazione molto carina e ben congeniata.
Mi piace perché c’è Dorothy e si pone una domanda che tutti i lettori si pongono, bene o male, quando finisce un libro: cosa sarà successo dopo?
Cosa succede ad Oz dopo che Dorothy torna a casa? Questo libro ne fa un’ipotesi. Una in cui Dorothy trova il modo di tornare indietro e si lascia corrompere dalla magia.
L’Oz di Amy è un Oz in cui Dorothy è la cattiva e le Wicked Witches sono in realtà le buone, in questo caso, coloro che combattono per riportare Oz allo splendore di un tempo.
Davvero un libro interessante, con un po’ d’amore qui e là, ma non a pagina 2, cosa che io odio. Le storie d’amore stanno in tutti i libri ma io non sopporto quelle che nascono subito, le trovo scontate e non mi appassionano. Invece in questo libro la storia d’amore –che c’è e non c’è- è solo un più nel mezzo della storia, non il vettore su cui ruota tutto il resto.
Okay, la smetto di ciarlare e vi dico solo questo: leggetelo. Lo stile è molto semplice ed accessibile. Non credo di aver preso in mano il dizionario neanche una volta durante la lettura. Lo consiglierei anche a chi si trova ad affrontare la sua prima lettura in lingua!

-ohbl00dyhell


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