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Lettera di una sconosciuta di Stefan Zweig (o "della memoria")

Creato il 27 gennaio 2012 da Spaceoddity
La catena di coincidenze che mi ha portato a questo libro ha la forza di un segnale, che forse dovrei leggere tra le righe. Intanto il suo essere capitato lì per caso, come sempre è accaduto con Stefan Zweig. Poi, perché l'ho visto mentre leggevo Una scrittura femminile azzurro pallido di Franz Werfel, col quale forma un involontario splendido dittico. In entrambi i casi, per il suo compleanno un uomo di successo riceve molte lettere, tra le quali quella di una donna. Ma, mentre la busta capitata nella corrispondenza di Léon evoca nel suo destinatario un ben preciso passato, il romanziere R., protagonista di Lettera di una sconosciuta (tit. or. Brief einer Unbekannten), non sa appunto nulla del mittente: ne nota la grafia femminile affannosa e si dispone a leggere, un manoscritto piuttosto che una lettera.
Di cosa, ovvero di chi, parla Lettera di una sconosciuta? Il celebre romanziere R., per il suo quarantunesimo compleanno, è il narratario. Ma la donna, l'autrice che strappa la narrazione a Zweig per farsi a sua volta voce, non parla di sé, se non in rapporto al suo immenso amore. Entrambi di disperdono, l'una nella passione totale, l'altro nella sua incurante e primaverile amnesia. In una data come questa, 27 gennaio, nella quale tutti rimasticano slogan e filastrocche smozzicate, annacquandole con retorica inutile e talvolta volgare, una storia come questa, una storia privata e una storia di un'ora, è importantissima.
La dedizione amorosa della donna che scrive nei confronti del suo uomo, un abbandono assoluto che lo stesso Zweig racconta anche in Mendel dei libri, è un inno alla memoria. Attraverso il ritratto di un infante, di un amabile don Giovanni irrorato di sole, no, che dico?, di un Cherubino esplosivo e  incantevole, emerge uno spaccato spaventoso dell'oblio. Lo scrittore R. non solo ha amato più donne, ma ha amato più volte la stessa donna, le ha sorriso, solo che, in un'ipnosi senza precedenti, non è stato mai capace di riconoscersi in lei.
Perché tu ami solo ciò che è leggero, giocoso, senza peso, perché hai paura di lasciarti coinvolgere in un destino. Dissipare te stesso in ogni incontro, nel mondo intero, è ciò che vuoi, senza sacrifici. [...] Ti amo per quello che sei, ardente e immemore, generoso e infedele.
L'uomo non l'ha mai ignorata, non porta lo scettro della boria o di una qualche forma di superiorità. Ama perché desidera e dimentica finanche di aver già desiderato per desiderare ancora. Non c'è malinconia nel suo amare, e però non c'è elezione; non c'è nobiltà, ma sciatteria, in quest'elegantissima cappa sulla miseria alla quale sottrae per un'ora le sue amanti. Come se la memoria dell'amore non fosse l'essenziale traccia dell'amare. D'altra parte il tono lamentoso della donna rende questa storia, a tratti inverosimile, un po' troppo patetica, come tutte quelle che non ti penetrano nella carne.
Il quarantunesimo compleanno dello scrittore R., da lungo tempo il primo nel quale non ci sono rose nel suo vaso, rose da regalare alle donne di una notte, è il suo giorno della memoria. Improvvisamente tante donne emergono dalle pagine del ricchissimo catalogo e si fanno una donna sola, beffa del collezionista impenitente. Perfida vendetta di una donna Elvira stanca di sfilacciarsi nelle mille caselle di un eterno anonimato, Lettera di una sconosciuta è un monito, un improvviso spiffero infernale nel regno dell'uomo che promette: don Giovanni proiettato nel futuro, per non esserci ora, alle prese con il veleno romantico di morte e d'amore, beve fino in fondo la pozione che finirà per ucciderlo, lui e tutto il suo mondo. La primavera è ormai inaccessiibile, là fuori dal labirinto, e ti ritrovi con un filo in mano che non sai più dove conduca.
Tornate sempre, ma ormai avete dimenticato.

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