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Lettere al serial killer: torre di controllo

Creato il 21 aprile 2013 da Paolo Franchini

Contagioso Greg Groggy Iron,

dalla mia donna esigo una fedeltà quasi assoluta, quasi perchè il suo sangue mezzo messicano la rende, nelle faccende di cuore, una persona spesso meritevole di sospetto. Sulle virtù della mia Tulsa vegliava, forse in modo imperfetto, il mio vecchio cugino Flick, già addetto alla torre di controllo dello sperduto aeroporto di Dreampoint.

Quello, forse lo hai letto sui giornali, dove un piccolo aereo passeggeri si è infilato nella toilette delle signore. Il pilota aveva eseguito alla lettera le istruzioni di Flick, che quella notte non era sotto sedativo, ma piuttosto sopra una graziosa operatrice della zona bagagli.

Dalla vicenda, non sono certo mancati gli strascichi. Refrattario com’è a censure e critiche, Flick ha dato fuori di testa, esplodendo in tutta la sua dimensione di incallito femminiere e di fannullone pieno di pretese. L’altro pomeriggio, i sommozzatori hanno scandagliato il fiume come si deve e, verso l’ora della merenda, si è visto ritornare a galla il cadavere di Flick, vestito di tutto punto, con guanti e giubba. Il suo corpo, rimodellato nel fango, ha rivelato otto ferite da pugnale alla testa, alla gola, al torace e alle cosce. Povero cugino, gettato nell’immondezza di un fiume a cui i pesci
gatti vogliono fare causa.

Ieri mattina, i sommozzatori hanno riscandagliato il fiume come si rideve e, verso l’ora del mezzogiorno, è affiorato il cadavere della mia Tulsa. Le solite otto pugnalate, con il solito rapportino delle ferite alla testa, alla gola, al torace e alle cosce.

Detto questo, che si potrebbe fare per la causa dei pesci gatti costretti a vivacchiare nella schifosissima melma inquinata del fiume Poggyslum?

Mattheo Streamshut

 

Sensibile Mattheo,

rammenta che l’eccesso di emotività può ritornare, alla lunga, pericoloso. Ricordo perfettamente il fottutissimo aeroporto di Dreampoint, dove il mio socio Dragofritto ebbe la malasorte di impattare, sulla pista d’atterraggio, una mula con la sella piccola ma con la mole grande. In quel frangente, Dragofritto valutò la propria morte come un’ipotesi da non scartare a priori. Ritengo che alla torre ci fosse il tuo vecchio cugino Flick, graziato dalle otto pugnalate che dovevano essere il doppio.

Ma il buon Dio ha stabilito che lui non meritasse una morte così atroce.

Quanto alla tua Tulsa, ritengo che la sua fedeltà fosse come la fetente acqua del fiume Poggyslum. La natura dei mortali è proclive al male e taluni si concedono licenze che non si possono tollerare.

Tornando al serio problema dei pesci gatti, vedrò di riflettere, concentrandomi sul fatto che non lasciano impronte digitali.

Greg

 

Questa rubrica è ideata e curata da Carlo Cavalli. Nel caso, prendetevela con lui.


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