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Liberta'

Creato il 13 dicembre 2011 da Drittorovescio
LIBERTA'
La giornata non era delle migliori: verso sud il cielo era coperto da nuvoloni scuri quasi minacciosi e da ovest soffiava un vento forte di maestrale. Qua e là, tra le nuvole, il cielo appariva terso e azzurro, di un azzurro tanto intenso da togliere il fiato. Se il vento avesse continuato, forse avrebbe spazzato via tutto quel grigio e magari non avrebbe piovuto.
La strada scorreva costeggiando il mare, che rimaneva nascosto a tratti dalla macchia mediterranea piuttosto rigogliosa in alcuni punti, mentre in altri permetteva di vedere anche il biancore della spiaggia. Dall'altro lato invece, il paesaggio digradava verso le poche colline, dopo aver superato la striscia pianeggiante dei prati non coltivati. Non erano colline alte, erano più che altro delle semplici alture, dove a volte si notava il grigio più chiaro, a volte quasi bianco delle rocce tipiche, alternato al verde dei cespugli. Nonostante la stagione si vedevano varie tonalità di verde.
I cespugli di lentisco dalle foglie superbamente verdi e lucide avevano già le loro bacche rosse in bellavista.
A livello più basso il cisto era di un verde molto più scuro, a tratti quasi marrone, ma vive e pronte per la fioritura prossima.
Dal lato verso il mare incrociò una deviazione che scendeva in una caletta nascosta agli occhi dei più e la imboccò, per il puro gusto di poter ammirare un paesaggio nuovo.
Si trovò su una striscia di sabbia sottile e quasi bianca che si immergeva nel mare  un po' mosso.
Ai lati gli scogli scuri, bagnati e viscidi, ostacolavano un'eventuale nuova perlustrazione, limitando l'andare avanti o indietro.  Le onde corte e mosse,  non ancora alte da mare impetuoso, sbattevano in continuazione sugli scogli, morendoci contro all'improvviso, senza possibilità di quel morire dolce che avevano quelle che si affievolivano più lentamente sul bagnasciuga.
L'aria era decisamente salata, piena di quell'odore tipico del sale durante le giornate di maestrale e sporgendo la lingua tra le labbra ne si poteva sentire perfino il gusto che dopo un po' diveniva  acre con una punta amarognola. All'orizzonte il cielo si era rischiarato molto, segno che il vento avrebbe ripulito.
Il sole, riapparso prepotentemente, era più che tiepido, quasi caldo anche se il calendario diceva che era inverno.
Ritornò indietro, da dove era venuto e proseguì verso  il promontorio che era la meta del suo girovagare.
Osservava attentamente ogni  particolare possibile, perchè era un luogo nuovo, visto solo nei depliant pubblicitari, ma non voleva conoscere la parte più nota, voleva carpire l'anima di quei posti, come faceva sempre quando andava da qualche parte. Voleva riempirsi gli occhi ed il cuore di immagini e sensazioni che fossero solo sue, non indotte da altri, come quando si ama profondamente, con l'anima.
Non ci volle molto per raggiungere la meta e quello che gli si presentò davanti fu veramente uno spettacolo da togliere il fiato.
Da una parte la completa vista sul golfo, dall'altra il mare aperto,  in mezzo le falesie a picco sul mare, nude ed imponenti, ma tuttavia con tutti i segni dell'erosione del tempo e dell'acqua lasciati nei secoli.
La roccia nuda e con pochi appigli era adatta anche per arrampicare, ma quelli erano altri tempi.
Il mare aperto era davvero mosso e le onde infrangendosi sugli scogli nebulizzavano l'acqua lasciandola libera nell'aria con un effetto aerosol un po' strano per chi non c'era abituato.
Il suo sguardo e la mente erano completamente affascinati dalla vista del mare così aperto, che si abbracciava all'orizzonte lasciando correre la fantasia verso mete lontane, verso luoghi già visti e ancor più verso posti mai visitati e che tanto avrebbe voluto vedere.
Per un po' si perse in quei pensieri, come sempre quando ripensava al suo viaggiare, a quel suo viaggiare necessario come l'aria, per imparare il più possibile della vita. Si sentiva un cittadino del mondo ed il mondo intero era la sua casa, era a proprio agio in ogni luogo ed anche lì accadeva la stessa cosa.
Il maestrale soffiava forte, i gabbiani urlavano in continuazione con forza, lasciandosi portare a tratti dal vento ed ostacolandolo talvolta, spesso senza riuscirci da tanto era forte.
Si sentiva vivo come loro, pronto ad affrontare come loro le vicissitudini della vita, mettendosi in gioco in continuazione, ricominciando daccapo qualora ce ne fosse stato bisogno.
Fu allora che lo vide. Veloce e leggero ma nitidamente visibile, gli passò davanti agli occhi.
Un airone bianco, ma non uno qualsiasi. Capì subito che era il "suo" airone. Quello che da un po' lo seguiva, come se volesse guidarlo o semplicemente fargli capire che era lì, che c'era ancora.
Con la luce del sole il bianco delle ali divenne quasi abbacinante con riflessi dorati. Attraversò velocemente e puntigliosamente tutto il suo campo visivo, come se volesse farsi notare, come se lo dovesse fare perchè lo vedesse, per fargli capire che non lo aveva abbandonato mai, nemmeno per un attimo.
Strizzò appena gli occhi per seguirlo il più possibile, poi sempre più forte per contrastare la luce intensa del sole ed il vento. Quando riuscì a riaprirli, l'airone era sparito, così, improvvisamente come era apparso, non lo vide più e per un attimo provò un misto di sconforto e felicità difficile da gestire.
Abbassò lo sguardo e sentì una piccola, dolcissima lacrima rotolare sulla guancia, così piccina da essere subito asciugata dal vento, quasi impercettibile per chi lo avesse guardato.
Il suo airone era andato via, ma sperava di rivederlo presto, come accadeva sempre quando si incontravano.
Dopo qualche giorno seppe che in quella zona non si vedevano aironi da tempo, erano spariti a causa dell'inquinamento acustico e turistico.
In quel momento cominciò a pensare che quello fosse veramente il "suo" airone, quello che lo aveva amato tanto e che aveva  amato in modo altrettanto profondo,  scontrandosi apertamente, perdendosi  un po' per poi ritrovarsi più uniti e più forti di prima, alla pari di fronte al mondo.
Due spiriti profondamente liberi dove l'uno aveva bisogno dell'altro, ma un airone è pur sempre un airone ed aveva bisogno della sua libertà di volare, lo sapevano tutti e due.
Adesso che era libero, l'airone ritornava di tanto in tanto a portargli conforto, con piccoli voli intensi come per lasciare un messaggio chiaro ed inequivocabile: era il suo grazie per averlo di nuovo reso veramente libero.

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