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Libia, la guerra a scadenza per petrolio e gas

Creato il 11 maggio 2011 da Lupoantonio

Libia, la guerra a scadenza per petrolio e gasEd ora anche Bossi è d’accordo. Sembra che il Parlamento italiano, sempre così diviso e pronto a beccarsi fra maggioranza ed opposizione, o addirittura all’interno delle stesse fila, sia insolitamente e “mansuetamente” d’accordo sul tema “guerra”.
Eh sì, perché se prima solo il Ministro della Difesa Ignazio La Russa si era mostrato favorevole “offrendo” le basi militari ai francesi, adesso pian piano tutti stanno dicendo il loro sì alla guerra contro la Libia. Il Partito Democratico è indeciso e rassicura i suoi elettori che assolutamente nessun membro del Pd sosterrà mai la guerra…. E poi vota favorevolmente in Parlamento. Non si capisce più niente.

Ma andiamo con ordine. Tutto è iniziato verso la metà di marzo, quando il ministro La Russa ha dichiarato che l’Italia è pronta a mettere a

disposizione le proprie basi militari, mentre il vice ministro libico auspicava ad una “neutralità” della nostra penisola.
Successivamente cominciano i preparativi nella base Nato di Napoli per un suo possibile intervento o di una coalizione internazionale in Libia. Al Joint Force Command Nato di Napoli si nega qualsiasi condizioni di allarme particolare. Nel Comando interforze dell’Alleanza Atlantica, che ha sede nel quartiere di Bagnoli, sono rappresentate 22 Nazioni, per un totale di circa 2.000 militari, li guida l’ammiraglio Usa Samuel J. Locklear, dal quale dipenderebbero eventualmente anche le operazioni in Libia.
Parte poi la missione “Odissea all’Alba”, il cui quartier generale è a Napoli, ma che vede coinvolti Usa, Gran Bretagna, Francia, Italia e Canada. Tale missione punta a distruggere la contraerea libica, ma in tutta questa operazione l’Italia sembra offrire solo la base Nato di Napoli come sede per il coordinamento delle operazioni.

Ora, evitando di addentrarci nella complicata successione di attacchi e contrattacchi, spostiamo l’attenzione sull’opinione pubblica italiana che, dopo queste vicende, si è divisa. La maggior parte degli italiani è contraria all’uso delle armi e sono molti quelli che sostengono che sarebbe stato meglio utilizzare efficaci strumenti diplomatici e di embargo economico prima di intervenire, anche se, per contro, ci sono coloro che si definiscono “disinteressati” o che sostengono che, qualunque scelta si faccia, le conseguenze per l’Italia saranno negative. Questi ultimi non sbagliano di molto in quanto i reali interessi che si celano (non tanto velatamente) dietro questa guerra sono il petrolio ed il gas, e l’Italia si trova, per dirla con una metafora, “fra l’incudine ed il martello”.
Siamo di fatto, da una parte legati da accordi economici riguardanti gas e petrolio con la Libia, e dall’altra vincolati con la Francia e con le altre nazioni europee da convenzioni, trattati, normative, e chi più ne ha più ne metta, per cui qualunque scelta facciamo andremo a perdere qualcosa.

Se fino ad ora si è scelto di temporeggiare è stato anche per non perdere i preziosi accordi su gas e petrolio siglati con Gheddafi assolutamente importanti per l’economia del Paese, ma le insistenze dei maggiori Paesi europei (in primis la Francia) ci hanno messo alle strette ed ora siamo obbligati a prendere una “decisione”.
Ecco perché la decisione presa è ambigua: guerra a scadenza, dicono, ossia entreremo in guerra per un periodo limitato. Stiamo tentando di tutto pur di evitare il peggio, ma siamo sicuri di aver capito qual è effettivamente il peggio?

Written by Rossella Vicidomini



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