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Linfoma di Hodgkin, un’arma per combatterlo è il trapianto di cellule staminali ematopoietiche

Creato il 12 giugno 2014 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

Cellule staminali ematopoetiche (comprese le cellule staminali del cordone ombelicale) un’arma in più per combattere il Linfoma di Hodgkin: lo conferma il Decreto Ministeriale del 18 novembre 2009.

Conservazione cordone ombelicale - Guida
Di: Redazione

Nel Decreto Ministeriale del 18 Novembre 2009 il Ministero della Salute ha stilato un elenco di indicazioni cliniche per le quali, con comprovata documentazione di efficacia, è stato consolidato l’uso di cellule staminali ematopoietiche: con queste indicazioni cliniche – che raccolgono circa 80 patologie trattabili per mezzo delle staminali ematopoietiche – è stata considerata opportuna la raccolta dedicata di staminali del cordone ombelicale.

Tra le patologie trattabili per mezzo del trapianto di cellule staminali ematopoietiche, figura anche il Linfoma di Hodgkin, una neoplasia caratterizzata da una massa tumorale distinta, così chiamata perché descritta, per la prima volta, da Thomas Hodgkin, nel 1832.

Il Linfoma di Hodgkin – che si distingue da altri linfomi per caratteristiche istologiche, patogenetiche e terapeutiche – presenta una incidenza di 3 casi su 100.000 nei paesi occidentali, e colpisce particolarmente due classi di età: i giovani con età fra 20 e 30 anni e gli anziani con età superiore a 70 anni, con fattori di rischio principalmente di tipo genetico ed infettivo. Infatti, si registra un aumento della possibilità di contrarre la patologia in caso di presenza, nel nucleo familiare, di un membro affetto dal tumore, e in caso di virus come l’Epstein-Barr, di cui il rapporto con il linfoma di Hodgkin è oggetto di studi.

Il Linfoma di Hodgkin è tuttavia uno dei tumori maligni più curabili, anche se la prognosi, pur essendo generalmente e nella maggior parte dei casi buona, dipende da diversi fattori, non ultime la stadiazione e la tipologia del tumore. Esistono infatti, secondo la classificazione di Ann Arbor, quattro stadi della malattia a seconda delle zone del corpo coinvolte dalla neoplasia, con due sottoclassificazioni che indicano la presenza o l’assenza di sintomi; e tre forme proposte dall’Organizzazione mondiale della sanità, ovvero Linfoma di Hodgkin con prevalenza linfocitaria nodulare, Linfoma di Hodgkin classico, Linfoma di Hodgkin inclassificabile.

Il trattamento del Linfoma prevede l’uso di chemioterapia (generalmente i protocolli sono ABVD come prima linea e BEACOPP in caso di tumore resistente o recidivo), e/o di radioterapia, talvolta combinate.

In ultima analisi, è previsto il trattamento del Linfoma di Hodgkin per mezzo del trapianto di cellule staminali emopoietiche, che ha lo scopo di rinnovare le cellule del paziente in seguito a reinfusione di cellule sane precedentemente raccolte. In questo caso si parla di trapianto allogenico quando le cellule staminali appartengono ad un donatore esterno; il trapianto autologo, invece, avviene quando si utilizzano cellule proprie.

Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche può essere utilizzato anche per mezzo delle cellule staminali del cordone ombelicale: un’arma considerata importante per consentire ai pazienti che non sono guariti per mezzo delle procedure terapeutiche di prima linea, di combattere con uno strumento efficace il Linfoma di Hodgkin.


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