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“Lo chiamerei Goliardo”, videoclip di Gianmaria Simon: l’ultima traccia de “L’ennesimo Malecon”

Creato il 26 maggio 2015 da Alessiamocci

Distribuito nei negozi italiani da Audioglobe, l’album d’esordio di Gianmaria Simon “L’ennesimo Malecon”, pubblicato da Vrec su tutti i portali digitali con la bonus track cover di Leonard Cohen “Dance Me To The End of love”, viene ora distribuito in tutti i negozi italiani da Audioglobe.

Per l’occasione l’artista ha rilasciato un nuovo videoclip sulla canzone “Lo Chiamerei Goliardo”, singolo attualmente in rotazione radiofonica. Il video vede la regia di Massimo Geloni e Alice Lamberti ed è stato girato a Fosdinovo in provincia di Massa.

Lo chiamerei Goliardo” è l’ultima traccia del disco e lascia completamente la parola  all’autore che, seduto sopra un albero, guarda benevolmente i propri personaggi lasciandoli alle loro ingarbugliate vite.

L’album “L’ennesimo Malecon” è un “lungone dromensar”, cioè un lungo cammino (in lingua romanì). Racconta di chi non sa eguagliare il proprio destino, di chi fugge da un passato ingombrante, di chi tiene i sogni all’ingrasso attendendo un’occasione di riscatto.” – afferma il cantautore.

La musica di Gianmaria Simon si nutre di molteplici suggestioni muovendosi fra suoni di fanfare slave e swing manouche, fra echi di milonghe e deserti americani col cuore vinto dall’ebbra fascinazione delle fumose “caves” esistenzialiste e dei cabaret berlinesi.

Le canzoni sono popolate da un’umanità varia e bizzarra che si muove nella penombra dei vicoli, nei sobborghi malfamati, nelle bettole più sordide, fra le macerie della civiltà, lontano dal luccichìo del centro e, per dirlo con De Andrè, dall’amore bianco vestito.

Le epoche e gli idiomi si accavallano e si confondono formando un racconto corale e prismatico.

Gianmaria Simon nasce nel 1976 a Sarzana (in provincia di La spezia, quella striscia di terra che non è ancora Toscana e non è già più Liguria), ma da tempo è residente a Massa. Cresce sotto l’egida delle petrose e anarchiche alpi Apuane dove, a seguito di studi poco brillanti, si dedica a coltivare passioni tutt’altro che redditizie come la musica e la poesia. Impara a suonare la chitarra e compone le prime canzoni che mette a sedimentare in un cassetto.

A diciotto anni indossa una salopette, suona blues del delta e dice di voler sposare una nera del Mississipi. In seguito viaggia in Germania e in Francia suonando per strada musica di Dylan e di Neil Young.  Una notte guardando The House di Šarūnas Bartas ascolta la più triste delle melodie suonata da una fisarmonica e decide di imparare la fisarmonica.

Continua a scrivere versi seduto sopra un albero. Suona musica d’autore coi Bandido Maria, musica tradizionale coi Mus, gipsy rock con Mira Leon, combat folk coi Visibì, studia Bach al conservatorio.

Dà quindi vita ai Trajet Karavani e le canzoni sopravvissute agli anni vedono finalmente la luce. Il progetto muta e si evolve e prende forma il primo album solista dal titolo “L’ennesimo Malecon”.

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