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Lo stalinismo di Rosi Bindi

Creato il 05 febbraio 2011 da Loriscosta


Riprendo, proprio perchè va letto tutto d’un fiato, il post di Metilparaben (che mi scuserà se mi approprio del suo post per farci su qualche considerazione).

L’unica occasione in cui ho scambiato due parole con Rosy Bindi risale a qualche anno fa, davanti a Montecitorio: raccoglievo le firme per la petizione sull’eutanasia con i compagni dell’Associazione Luca Coscioni, e quando mi avvicinai educatamente per chiedere la sua adesione alzò gli occhi al cielo con aria di sufficienza, sbuffò e bofonchiò una cosa del tipo “smettetela, e fate le persone serie”. Non vi nascondo che ci rimasi male, anche se non avevo mai ritenuto la Bindi una campionessa di laicità: fu soprattutto il modo, francamente, a lasciarmi un po’ interdetto, anche se naturalmente me ne feci subito una ragione e dimenticai ben presto lo sgradevole episodio.
Pochi minuti fa, in macchina, mi sono sintonizzato su Radio Radicale, che stava trasmettendo in diretta l’assemblea del PD; guarda caso, in quel momento parlava proprio Rosy Bindi, che a un certo punto ha detto -pressoché letteralmente- una cosa del genere: se uno non vede nel PD un’alternativa, allora significa che in fondo in fondo il berlusconismo conviene anche a lui.
Ecco, l’occasione mi è gradita per comunicare all’Onorevole Bindi -ammesso che qualcuno le riferisca il contenuto di questo post- che a me il berlusconismo non solo non conviene affatto, ma mi fa letteralmente ribrezzo; nondimeno, per quanto mi sforzi, non riesco a vedere alcuna alternativa in un partito guidato da gente come lei, che assume un atteggiamento sprezzante quando un militante (sia pure radicale) le chiede una firma (specie se quella firma serve a realizzare qualcosa di cui dovrebbe occuparsi lei, quale esponente di un partito che si proclama progressista), e che non contenta propone al paese ragionamenti genuinamente populisti del tipo “o con noi, o siete come Berlusconi”.
Non ce la vedo, l’alternativa, né potrei ragionevolmente vedercela, neanche impiegando tutta la buona volontà di cui sono capace: eppure sono autenticamente di sinistra e il governo di Berlusconi non mi piace, né mi conviene. Neanche un po’.
Io la vedo così, Onorevole Bindi, e non credo di essere l’unico: le converrà rifletterci, se le interessa capire per quale motivo il suo partito continua a perdere consensi anche in mezzo allo sfascio cui stiamo assistendo.
In alternativa, se preferisce, lasci correre, assuma un’espressione di sufficienza, sbuffi sonoramente e alzi occhi al cielo.
Mi pare che la cosa le riesca particolarmente bene.

Ecco, nelle frase della Bindi io trovo appieno le ragioni del mio abbandono del Pd. E’ un partito a senso unico, che si ritiene unico (e unto della responsabilità divina di mandare a casa Berlusconi) mentre non capisce di aver dentro una cultura profondamente stalinista. Se non la pensi così, se non la vedi così te ne puoi andare, ma ogni male che ne deriva è colpa tua.

Colpa. Davvero singolare che una cattolica seria possa farti sentire in colpa, quasi che quel che accade nel paese sia colpa tua e non di una classe politica cristallizzata ma ossidata e impossibile da mandare a casa.

La verità è che io vorrei mandare a casa Bindi, Veltroni e D’Alema; Finocchiaro, Melandri, Bersani, Fassino, il giovane Letta. Tutta una casta che è stata incapace di mandare a casa Berlusconi, che ha trattato con lui, che si è fatta legittimare e ha perso. Perchè il paese non li voleva e non li vuole e se li vuole li sopporta male, peggio di quanto è disposta ad accettare Berlusconi e la sua disinvoltura.

Ecco, quando vedo la faccia della Bindi mi sento triste, forse più triste di quando vedo la Sorcinelli perchè entrambe mi fanno pietà ma di certo una olgettina non mi impone la sua visione della vita mentre Rosi Bindi mi richiama al dovere di avere un nemico e di vedere nel Pd l’ancora della salvezza. Ma io continuo a non vedere niente e a crogiolarmi nello sconforto.


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