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Lost Orbit – Lavorare lontano nello spazio

Da Videogiochi @ZGiochi
di Massimo "Lestath" Costante

Quando abbiamo visto Lost Orbit, la prima occhiata ci convinse subito a giocarlo e quindi a recensirlo, dandoci l’impressione che si trattasse di uno sparatutto verticale, di quelli che ormai vediamo raramente, o forse apparire ancora nel mai dimenticato Dreamcast solo per pochi amatori. Ma siamo umani, e possiamo sbagliare. Lost Orbit non è affatto ciò che sembrava essere, e ci proietta nello spazio con una sorprendente meccanica platform.

Il titolo sviluppato dai canadesi di PixelNAUTS, che abbiamo già visto all’opera con Compulsion Games per Contrastci mette nei panni di Harrison, un non meglio precisato astronauta, che ha l’ingrato compito di riparare e fare manutenzione presso alcune stazioni di comunicazione sparse per lo spazio. Il guaio, e quindi anche l’inizio della nostra avventura nello spazio profondo, si ha quando l’astronave di Harrison viene irrimediabilmente danneggiata e il nostro si ritroverà a vagare per lo spazio con un’attrezzatura di fortuna che gli permetterà di vagare per i corpi celesti sfruttando gravità di questi e le loro orbite vagando per ben quattro galassie differenti, fino al ricongiungimento con la propria civiltà.

UNA FESTA DI LUCI E COLORI

Dobbiamo subito dire che l’inizio di Lost Orbit non è scoppiettante come si potrebbe attendere dalla falsa aspettativa di uno shoot’em up, bensì ha un prologo decisamente lento e addirittura rilassante in quella che sembra essere musica e atmosfera dello spazio, mentre vi vengono impartiti i semplici comandi del pad: lo stick analogico sinistro per muovere Harrison, i dorsali superiori per schivare ostacoli e meteoriti e X per sganciarvi dalle orbite che vi tratterranno nei loro pianetini. Come vi avevamo anticipato, Lost Orbit si potrebbe benissimo rientrare nella categoria platform, ma è proprio la sua natura spaziale a coinvolgere il giocatore grazie ad un ritmo di gioco che parte lentamente e quindi poi trasformarsi sempre più grazie a power-up, come nuovi meccanismi turbo o di variazione della gravità per attrarre le gemme necessarie per proseguire. Il percorso verso la fine del livello, che culmina con una sorta di imbuto gravitazionale che vi sparerà letteralmente verso il livello successivo, è tempestata da meteoriti, corpi celesti e altre diavolerie che vi sbarreranno la strada, e vi obbligheranno a studiare in velocità la via ideale per proseguire. Gli espedienti saranno tantissimi, come balzare da un’estremità all’altra dello schermo semplicemente attraversando la cornice di gioco, o ancora sfruttando dei buchi di luce che vi rimbalzeranno ad alta velocità verso un altro buco, e poi ancora i pianeti d’acqua che vi intrappoleranno per farvi fermare e riflettere verso quale direzione proseguire. Come vedete di carne al fuoco ce n’è davvero tanta e la curva di variabilità dei livelli è davvero altissima. Infatti, la prima delle 4 galassie è del tutto introduttiva, con uno spirito ingannevolmente piatto, ma fidatevi, aspettate di entrare nella galassia di Vega per avere davanti a voi un ritmo molto più frenetico e una vera festa di luci, colori ed esplosioni. Per ogni livello otterrete un livello di condotta dovuto al tempo, una vera time trial, ma soprattutto dalle gemme che riuscirete a catturare grazie all’attrazione gravitazionale esercitata.

LE COSE BELLE FINISCONO SUBITO

Lost Orbit, ha un sistema di controllo rapido ed efficace, lo stile grafico in pieno cel-shading sposa alla perfezione altri elementi che sembrano sfruttare un Unreal Engine. La curva di difficoltà cresce insieme alla frenesia di gioco, inarrestabile grazie alla sempre e continua introduzione di nuovi elementi sullo schermo che innovano ognuna delle 4 galassie. Quaranta i livelli che vi terranno incollati allo schermo, sembrano tanti eppure son anche pochi. Lost Orbit si è spento nelle nostre console dopo circa 3 ore di gioco frenetico e di musica elettronica composta per l’occasione, dove però non abbiamo mai mollato il pad. Traete voi le vostre conclusioni su un acquisto che crediamo sia meritato per gli amanti del genere e oltre.


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