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Lucia di Lammermoor di Donizetti al Teatro Massimo di Palermo. Ardan gli incensi!

Creato il 20 giugno 2011 da Spaceoddity
Lucia di Lammermoor di Donizetti al Teatro Massimo di Palermo. Ardan gli incensi!Lucia ed Edgardo sono un po' come Romeo e Giulietta: va da sé, soprano e tenore, si amano, ma appartengono a due famiglie che si sono giurate eterno odio - come il libretto dell'eterno dark Salvatore Cammarano non manca di ricordare un centinaio di volte - e duque il loro sogno non può essere coronato, ma condurrà entrambe le famiglie alla catastrofe, senza l'equivoco dolce di un filtro, ma con la crudezza dell'acciaio e dell'odio.
 Lucia di Lammermoor è una di quelle poche opere con cui misuro la mia crescita. Neanche il mio amatissimo Britten (tranne, forse, per The Rape of Lucretia), che pure ha segnato un passo fondamentale nel mio approccio all'ascolto della musica, riesce in questa misurazione della temperatura emotiva come questa splendida e tetra opera di Gaetano DonizettiIl Trovatore di Verdi (che non vedo l'ora di rivedere a ottobre).
Dunque, si capisce quanto forte fosse l'attesa e val la pena subito di dire che non è andata delusa, anzi (a differenza di ciò che capitò qualche mese fa col Barbiere). Se per generazione e sensibilità musicale, la Lucia che mi appartiene - fatta salva l'irraggiungibile Maria Callas - è quella di Mariella Devia (soprattutto quella degli ultimi anni), il ritorno di Desiree Rancatore segna anche un punto di svolta. Va detto che il soprano ha ricevuto un'accoglienza calorosissima dal suo pubblico e una critica un po' più attenta a evidenziarne la non perfetta maturazione del personaggio. Soprattutto in confronto all'indimenticabile debutto della sua Lakmè, questa Lucia presenta dei limiti che saranno senz'altro superati con l'età e con l'esperienza. Detto questo, e spazzato via ogni equivoco, ad avercene, di Lucie del genere, in disco e dal vivo. Solo per fare un esempio, la scansione a mezza voce del passaggio Alfin son tua è prova di una verità sentimentale davvero emozionante e mi ha davvero commosso.
Lucia di Lammermoor di Donizetti al Teatro Massimo di Palermo. Ardan gli incensi!Discorso diverso va fatto per il tenore. Se in disco l'Edgardo moderno che più mi emoziona è senz'altro quello di José Bros - senza una particolare predilezione, in questo caso, per uno o l'altro di quelli che hanno fatto la storia dell'opera nel dopoguerra - ammetto che Giuseppe Gipali per me è stato in questo caso un buon cantante e poco altro. Rispetto soprattutto all'indimenticabile Giuseppe Filianoti, che nel 2003 con Valeria Esposito diede prova superba di sé (e non si capisce perché fosse nel secondo cast, quando nel primo c'era un meno interessante Fabio Sartori con la Devia), Gipali mostra in particolare una scarsa pregnanza. Rispetto, però, al suo Giasone, che accompagnò la Antonacci nella Medea a Parigi, qui gli riconosco una crescita che fa ben sperare.
Nel complesso, nonostante l'antipatia istintiva che suscita il ruolo baritonale - il "cattivo" - nell'opera italiana dell'800, mi è piaciuto molto l'Enrico di Nicola Alaimo per la potenza voce e la convincente personalità scenica, anche se non mi hanno convinto certe imprecisioni. Sorvolando sul già ingrato ruolo di Arturo, non ho apprezzato in modo particolare il Raimondo di Deyan Vatchkov, sebbene la sua voce abbia guadagnato col procedere dell'opera, riuscendo alla fine convincente. Il ruolo di Alisa è uno di quelli a cui io faccio particolare attenzione, di quelli che nel teatro di prosa sarebbero di pertinenza di una caratterista e che, a mio avviso, sono un sintomo dell'attenzione rivolta alla qualità d'insieme dello spettacolo: Patrizia Gentile ha cantato in modo corretto e ha sostenuto bene Desiree Rancatore nel suo difficile ruolo.
Lucia di Lammermoor di Donizetti al Teatro Massimo di Palermo. Ardan gli incensi!Non mi piace affatto, invece, questa regia di Gilbert Deflo, teatra nei colori, minimale - per non dir di peggio - nella gestione dei personaggi in scena, evocativa di un mondo lugubre e nient'altro: l'ho trovata solo un modo più dispendioso per evitare la forma concerto, che a volte convince di più sul piano scenico. La direzione di Stefano Ranzani è, a mio parere, molto buona e sostiene il ritmo interno dell'opera, nonché un'orchestra - quale quella del Teatro Massimo - che risponde moltissimo alla prova del direttore. A dire il vero, non ne ho capito certe scelte nei tempi e in particolare certi rallentamenti improvvisi a cui non sono avvezzo - in particolare in Regnava nel silenzio - ma, non essendo un musicista, sono per forza di cose più schematico nella mia fruizione musicale e non posso entrare nel merito della correttezza.
Sta di fatto che, nell'insieme, questa Lucia ha funzionato e ho capito molto di come sono cresciuto dall'ultimo ascolto e in particolare dalle recite del 2003. Ardan gli incensi!

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