1
La maschera di carta riposa sulle cifre, le parole sono numeri di parole
che friggono sulla cute e dai capelli s’involano.
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Eserciti di parole in audio continuamente moltiplicate
si fanno camaleontiche nell’udito, ma dentro illumina il grigio.
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Scomposte rappresaglie di idiomi che si guardano, ricreano demografiche
sintassi per il già detto, che ti amo e come.
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La forma sta nel modo di dire e camminare.
2
Tutto ciò che accade e si può guardare viene detto scrivendo, in modo che
tutto ciò che viene letto possa accadere e venga guardato.
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I pensieri lasciano impronte nell’etere, collettive e indistinte. Chi è solo
rincorre i propri sogni dimenticato.
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Nessuno muore più tra le parole senza voce.
3
Agonia di oggetti ridotti all’uso. Agonia di oggetti servitori.
Nessuna storia è per sempre. O finché dura, quella con un paio di scarpe.
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In un cassetto di legno conservo il mio primo telefono cellulare
ti amo in T9.
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Libri in abbonamento termale si mostrano nudi. Storie strappate
dalle pagine nell’era delle fotocopie.
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I miei libri sono belle donne vestite di rosso. Tengono le gambe chiuse
ma si danno allo sconosciuto purché le ami.
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I miei libri di cartapesta.