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M5s: oltre 8,5 milioni di voti. per cosa?

Creato il 10 luglio 2013 da Postpopuli @PostPopuli


di Alberto Giusti

M5S: oltre 8,5 milioni di voti. Per cosa?

Sono passati 4 mesi e mezzo dalle elezioni che hanno sconvolto lo scenario politico italiano. Io non mi sono ancora ripreso. E voi? Siete ancora convinti della vostra scelta di voto? Vi siete pentiti, vi siete arrabbiati, vi siete sentiti traditi da qualcuno?

Ebbene, torno a scrivere oggi su questo blog dopo mesi per evidenziare un fatto ritenuto inimmaginabile qualche mese fa. Nel post elezioni, non c’era commentatore o esperto che non sottolineasse come la grande coalizione PD-PDL altro non avrebbe fatto che rendere il Movimento 5 Stelle, forte di un successo elettorale senza precedenti per un partito alla sua prima prova nazionale, un soggetto politico a dir poco esplosivo e pronto a giungere ad uno strepitoso successo elettorale in caso di fine anticipata della legislatura, in qualsiasi momento questa fosse stata. I più pessimisti parlavano del pericolo di una dittatura grillina, paragonando lo scenario italiano a quello tedesco dei primi anni 30.

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Poi la grande coalizione si è realizzata, dopo gli inutili tentativi di un affranto Bersani di costruire un governo coi grillini. Ma i sondaggi ci raccontano ogni settimana un’evoluzione diversa da quella prevista da qualsiasi esperto: il consenso a Grillo diminuisce, i due poli principali risalgono la china e lentamente si riappropriano dello spazio politico. È così da tempo ormai, e il trend non sembra conoscere interruzioni, nonostante i falchi del Pdl, lo stancante dibattito del Pd sul congresso e il quadro economico che non dà segni visibili di miglioramento.

Tutto questo per un motivo molto semplice: avevamo sopravvalutato il Movimento 5 Stelle. Da tutti i punti di vista.

Chi pensava che quella folta pattuglia di (presunti) rivoluzionari avrebbe accompagnato il centrosinistra in un programma di mastodontiche riforme della politica è rimasto largamente deluso dalla ferma opposizione del comico leader a qualsiasi governo di coalizione, sicuro del fatto (come tutti affermavano appunto) che la miglior chance del M5S fosse rimanere all’opposizione. E qui hanno sbattuto la testa la prima buona parte degli elettori di Grillo.

Chi poi pensava che in Parlamento gli eletti a cinque stelle avrebbero esercitato un attività frenetica di proposta legislativa e controllo dell’operato degli avversari, è rimasto non solo deluso, ma probabilmente atterrito dal fatto che costoro non siano per ora in grado di controllare nemmeno sé stessi, che si siano persi in un dibattito tutto interno sulla rendicontazione delle spese, che abbiano fatto della restituzione dei rimborsi elettorali la loro unica iniziativa politica, e che abbiano una produzione di testi di legge insignificante rispetto a tutti gli altri attori politici.

Ciò non bastasse, il Movimento 5 Stelle, “primo partito” sulle macerie di un paese, non sta riuscendo a svolgere nessun tipo di contraltare al governo di coalizione: non riesce a proporre alcunché, e la modalità più frequente che conosce per finire sui media nazionali sono i dissidi interni e le espulsioni guidate dal carisma del leader in occhiali da sole.

Gli tsunami arrivano, distruggono tutto, e poi si esauriscono. A chi sopravvive tocca ricostruire.



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