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Ma quale PD?

Creato il 27 agosto 2011 da Renatocappon
emblem of the Italian Republic

Image via Wikipedia

dal gazzettino di oggi

Mirco Cecchinato, consigliere Pd, è stato di parola. Ad inizio luglio aveva annunciato che avrebbe presentato una mozione per «sdoganare» la parlata veneta in consiglio comunale. Così è stato. Ieri Cecchinato ha inviato in municipio la richiesta perché la questione venga discussa (e votata) alla prossima seduta, a metà settembre. «Occorre riconoscere la lingua veneta come forma di espressione in consiglio comunale, Giunta, uffici del municipio e commissioni – si legge nella proposta di mozione firmata dallo stesso Cecchinato – A questo proposito l’amministrazione si deve attivare per favorire iniziative di promozione e valorizzazione dell’identità veneta». Il consigliere spiega il senso dell’iniziativa: «Il dialetto fa parte della nostra storia e delle nostre tradizioni. Di fatto, all’interno degli uffici comunali viene già parlato: dai cittadini e, a volte, dagli impiegati e dagli amministratori. Non è una provocazione. Propongo di ufficializzare ciò che avviene già nella quotidianità». Il consigliere continua la sua riflessione: «Mi preme sottolineare che non voglio certo passare alla Lega Nord. Anzi, sono curioso di vedere come voteranno i due consiglieri che fanno parte del partito del Carroccio. Smentiranno sè stessi e daranno il voto contrario solo perché la proposta arriva dai banchi dell’opposizione?». Il testo della mozione è molto chiaro: «Lo Statuto della Regione del 1971 dichiara che l’autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia. La stessa Regione, con una legge datata 2007, favorisce la tutela e la valorizzazione del patrimonio linguistico veneto in ambito nazionale ed Europeo. Non solo. La lingua veneta è parlata da un parte considerevole dei cittadini del Veneto e rappresenta un fondamentale legame con il patrimonio culturale della nostra Regione». Dopo il primo annuncio della mozione l’assessore Enrico Bado, lista civica, aveva risposto: «La nostra lingua madre è il latino. Ma non per questo lo utilizziamo in consiglio comunale».

Il dialetto, seconde me, nelle istituzioni al limite va giustificato, nel senso che quando in qualche caso mancano i fondamenti della lingua italiana si può anche accettare di discutere di norme e regolamenti nel nostro dialetto. Altre operazioni, sono solo mezzi per far parlare di sé che hanno poco a che fare con i reali valori del Partito Democratico


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