Pur non appartenendo ai Paesi dell’area sub- sahariana,come ad esempio il Niger e il Tchad, che sono poveri quanto a durata e a qualità della vita, sopratutto a causa delle politiche miopi dei loro governanti, il Malawi, dislocato molto più a sud, è uno dei Paesi del continente africano lo stesso con grossi problemi di crescita democratica e di sviluppo economico e lo è da tempo immemorabile.
Anzi, fino a qualche anno fa, esso era l’immagine forse la più stigmatizzante della povertà in Africa.
E molte adozioni a distanza imboccavano, per questa ragione, quel percorso.
La causa è stata e rimane l’ aver vissuto i suoi abitanti per troppi e lunghissimi anni in un regime feudale continuativo.
E il benessere, si fa per dire, di un’economia prevalentemente agricola ma di un’agricoltura povera, praticata solo con mezzi rudimentali, dipendeva, e ancora oggi dipende molto, dal clima, cioè dalla presenza o meno delle piogge. Che non è certo garanzia di nulla. O comunque lo è di poco.
E la mancanza di denaro, se non per chi può permettersi di fare ricorso alla borsa nera, è per il piccolo contadino fortemente condizionante anche se solo si vuole investire appena in sementi e in concimi.
Ecco allora che, il nuovo presidente Joyce Banda, subentrato alla morte improvvisa quanto provvidenziale di Mutharika, ha finalmente svalutato del ben 48% la moneta nazionale, il kwacha.
La cosa è stata realizzabile anche perché il Fondo Monetario Internazionale (FMI) premeva in tal senso allo scopo di liberalizzare l’economia del Paese e farla ,di conseguenza, crescere con modalità adeguate ai nostri tempi e a quelli sopratutto dei mercati internazionali
Ovunque nel mondo attualmente l’obiettivo è di ridurre le povertà con ogni mezzo e creare forme di sviluppo sostenibile in rapporto alle potenzialità dei contesti in questione.
E inoltre cercare di realizzare dappertutto reti di sicurezza sociale anche lì dove fino ad ieri pareva quasi impossibile.
Infatti la precedente sopravvalutazione del kwacha da parte della banca centrale di Lilongwe aveva avuto il solo scopo, a parere degli esperti internazionali del settore, di danneggiare l’economia malawiana, scoraggiandone le esportazioni.
A svalutazione avvenuta, un dollaro vale oggi ufficialmente al cambio per tutti gli abitanti del Malawi 250 kwacha rispetto ai 168 di prima.
Così si creeranno quasi certamente le condizioni di accesso a prestiti finalizzati a rispondenti processi di sviluppo.
E con i prestiti purtroppo anche ricette condizionanti imposte dall’esterno.
Ma il pane dei poveri , si sa, è sempre un po’ amaro.
C’è da dire, infine, che se tutto è apparentemente logico e dovrebbe funzionare a livello macroeconomico, diverso, molto diverso, è quasi certamente quello che piuttosto pensa e vive nell’immediato la gente comune, quando si reca al mercato, e non ha denaro a sufficienza per comperare .
E deve ritornare , magari, all’antico sistema del baratto con il vicino, se vuole sopravvivere e dare da mangiare ai propri figli almeno un piatto di magra zuppa al giorno.
Il famoso serpente, insomma, che si mangia la coda.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)