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Mamme speciali... Ibu!

Da Moineeversetti
La pace nel mondo va costruita oggi, un bambino alla volta.
Leggo questa frase e rimango colpita, profondamente. Il primo pensiero è che questa sia la frase da appendere in ogni asilo, in ogni scuola, in ogni ambiente che si proponga ai bambini. Il secondo è cercare chi l' avesse scritta. Scopro così Ibu Robin Lim, una donna, madre, poetessa, ostetrica, anzi "l' ostetrica dai piedi scalzi". La sua è una vita in giro per il mondo, che passa attraverso l'America, l'Indonesia, la Cina, le Filippine, la Germania, l' Irlanda. Vive a Bali con il marito, i sette figli e la nipotina. Il 1° Ottobre 2006 riceve il premio internazionale per la pace Alexander Langer per il suo impegno ad Aceh, Sumatra, dove ha prestato i primi soccorsi dopo lo tsunami e dove ha poi fondato un consultorio di comunità.Mamme speciali... Ibu!E’ una ambientalista, una pacifista, una poetessa, un’educatrice e trova nel lavoro dell’ ostetrica la possibilità di unire queste sue vocazioni ai saperi femminili tradizionali. Il suo obiettivo è quello di una nascita gentile come base per una società più equa e pacifica.A Bali “le donne più povere hanno i parti più belli, che neanche una clinica costosa potrebbe offrire”.
Mamme speciali... Ibu!
Ibu Robin calma e placa le divergenze razziali, mantenendo un atteggiamento neutrale, aiutando tutti. Non un modo per non prendere posizioni politiche ma solo la volontà precisa di porre il suo lavoro sul piano delle emozioni, del vissuto personale, del contatto psicologico. In un territorio dove le differenze religiose e culturali portano da sempre a scontri profondi e violenti, lei vola da un centro all’altro, onnipresente e per questo il soprannome "pettirosso".Mamme speciali... Ibu!
Non conoscevo Ibu Robin prima di un' ora fa ma ho trovato quest' intervista e la voglio proporre qui sul blog di Moine, per la nostra “rubrichetta” mamme speciali.  E' un post lungo questo... per cui mettetevi comodi e buona lettura!
Mamme speciali... Ibu!


- Ibu Robin, perché ti è stato assegnato questo premio?Nel periodo dello tsunami ho recato i primi soccorsi ad Aceh, un luogo molto vicino all’epicentro del sisma, quasi completamente distrutto dalle acque, dove il 70% della popolazione è morta in un minuto, le famiglie spezzate, i bambini strappati alle braccia di madri e padri dalle acque: un trauma enorme. C’era bisogno di tutto e la nostra tenda era la prima opportunità per i sopravvissuti di trovare aiuto sanitario, di potersi raccogliere e ritrovare. 

- Quindi anche in quelle circostanze così apocalittiche continuavano a nascere bambini?Sì certo, la vita non si ferma mai e coesiste accanto alla morte. Ma il mio gruppo non aiutava solo le mamme, si trovava ad offrire ogni genere di aiuto a tutti i sopravissuti. Molte donne avevano perso i loro bambini, strappati loro dalle acque. Molti uomini avevano perso moglie e figli. Non c’era una sola famiglia integra. Bisognava raccogliere i superstiti, fare il bilancio delle perdite, piangere i morti, sostenere i bambini soli. In questo erano molto efficienti i giovani volontari internazionali. Molte donne non avevano nemmeno una fotografia o qualsiasi altro ricordo dei loro cari. Poi c’era bisogno di curare i feriti, i malati. Molti bambini nascevano prematuri. Abbiamo cercato i guaritori, le guaritrici e levatrici tradizionali tra i sopravissuti per aiutarci. Si era creata una grandissima solidarietà. Poco dopo la prima emergenza, gli uomini ci hanno costruito un ambulatorio con i legni galleggianti delle abitazioni distrutte. (FOTO)- Sei contenta di questo premio?Veramente non ho fatto niente di particolare, ma mi fa piacere, dare voce alla necessità che il parto, la nascita avvengano in modo gentile. In particolare, le popolazioni povere hanno bisogno dell’empowerment di un parto fisiologico e di un’assistenza qualificata durante la nascita, perché il sistema sanitario altamente privatizzato, costoso e corrotto non consente a loro di avvicinarsi alle cure di tipo occidentale, ne durante la nascita, ne dopo. - Com’è che hai deciso di vivere a Bali?Nel 1991, in un anno solo, morirono la mia sorella più piccola, la mia ostetrica che mi aveva assistita ai miei parti e una mia carissima amica. Queste perdite mi insegnarono a vivere solo per l’amore. Il mio impegno con i miei cari si approfondì come anche quello con le madri e i loro bambini e famiglie. Nel 1992 ho cessato di vivere come single e ho sposato Wil, vedovo con due bambini. Insieme ci siamo trasferiti a Bali dove un anno dopo è nato il nostro settimo figlio Hanoman. - Ibu Robin, come sei diventata ostetrica?Una notte, avevo 36 anni, ho fatto un sogno. Sognavo la mia nonna filippina, levatrice tradizionale, che mi portava in regalo un bel vestito giallo. Indossalo! diceva, sorridendo. Io esitavo, ma poi lo indossai. Allora la nonna scoppiò a ridere e disse: da ora in poi avrai molto da fare! Da allora le donne cominciavano a venire nella mia cucina a chiedere consigli e aiuto. Poco dopo nacque il mio ultimo figlio a casa. Eravamo soli io e mio marito. Durante la mia gravidanza due civette nel nostro giardino caddero dal nido e li allevammo. In Indonesia questo è considerato un segno di fortuna e quando mio figlio nacque a casa, le donne del villaggio decisero che io sarei stata la loro “raccoglitrice di bambini”.Quando in quel periodo una donna al di là del fiume morì di emorragia post parto, causata dalla malnutrizione, non feci più resistenza e cominciai ad assistere le donne in gravidanza e al parto. Così ebbe inizio il mio apprendistato indipendente. Una ostetrica inglese si trasferì da noi e mi insegnò tutti i segreti della nascita gentile. Mangku Liyar mi lesse dagli antichi libri sacri i testi su concepimento consapevole, nascita sacra, e genitorialità illuminata. Ho poi studiato anche negli ospedali e ho dato l’esame di diploma in America, ma sono state sopratutto le donne e le famiglie di Nyuh Kuning, il nostro villaggio e del villaggio al di là del fiume Singa Kerta nella foresta delle scimmie e sulla strada polverosa verso Pengo Sekan a fare di me un’ostetrica.- Dove svolgi il tuo servizio, come lo intendi tu?Dal 1994 ho fondato a Bali l’associazione no profit Yayasan Bumi Sehat (Bumi sta per terra madre e Sehat significa sano, felice), un consultorio per le madri e le famiglie. Siamo un’équipe di famiglie coinvolte, insegnanti, ostetriche, infermiere, medici e volontari internazionali. Offriamo un alto standard di assistenza prenatale, assistenza al parto, anche in acqua, servizi per l’assistenza postnatale, per il sostegno all’allattamento al seno e per la pianificazione familiare naturale. Usiamo molto la medicina cinese con moxa e agopuntura, l’omeopatia e la fitoterapia tradizionale locale, dato gli scarsi mezzi economici. L’Indonesia non dispone di un servizio sanitario sociale e quindi chi non ha i soldi per le cure non può curarsi e spesso muore. Con le medicine naturali abbiamo molto successo per diverse patologie. Lavoriamo mano nella mano con le comunità locali per l’educazione alla salute, a un alimentazione sana, alla prevenzione dell’AIDS, dell’alcoolismo, alla formazione dei giovani. Cerchiamo anche di migliorare le condizioni di vita insieme all’associazione IDEP che si occupa di agricoltura biologica, managment dei disastri, crea microimprese e avvia il commercio ecquo. Da poco abbiamo un laboratorio di informatica, dove i giovani possono apprendere qualcosa che darà loro una speranza di lavoro e un futuro. Senza questo laboratorio, mai nessuno di questi giovano avrebbe messo le mani su una tastiera.Tutto questo per nutrire e costruire un mondo di pace.Dal 2005 la nostra organizzazione mantiene anche il centro ad Aceh. Anche se le luci della ribalta si sono spenti sulla scena dello Tsunami e il flusso del denaro esaurito, il trauma, i lutti per aver perso tutti i cari e tutto il resto: case, vestiti, lavoro, non si è attenuato. La media delle persone ha perso almeno 12 persone del proprio ambiente familiare. L’oceano indiano ha l’esatta temperatura delle lacrime.Ancora uomini e donne vengono al centro e piangono i loro cari. Ancora la speranza è un sogno fragile. Il lavoro di ricostruzione anche sociale, dei legami continua. La nostra clinica offre assistenza medica, sostegno ai traumi, una tazza di té, un dolce, un gioco di frisbee. Bumi Sehat è un luogo dove orfani, vedove, vedovi, anziani e persone sole possono venire, parlare, giocare, ritrovarsi, avere un pasto. Offre un balsamo contro la solitudine. Sono convinta che il lutto ha bisogno della bellezza per guarire e trasformarsi in nuova forza.- Ibu Robin, quali sono i problemi maggiori con cui ti trovi a confronto?Sicuramente la povertà e la malnutrizione, a loro volta causa di molti altri problemi. Dopo la rivoluzione del riso bianco, piatto unico, e dopo l’uso massiccio di prodotti chimici e di pesticidi nelle risaie il valore nutrizionale della stessa porzione di riso quotidiano si è ridotto fortemente. Mangiando le stesse quantità di prima, le persone soffrono di carenze maggiori. Le donne sono anemiche e l’incidenza delle emorragie post partum è altissima. Molte donne muoiono inutilmente. A Bali la mortalità materna è di 718 su 100000 donne, di cui più della metà a causa di emorragie dovute alla malnutrizione. Inoltre questi prodotti chimici creano un’altissima percentuale di malformazioni fetali in donne che lavorano con le gambe in acqua nelle risaie. Ma, anche se cibo migliore fosse disponibile, mancano spesso i soldi per l’acquisto. Noi diamo alle donne gravide supplementi di ferro, quando ce l’abbiamo, ma spesso ci troviamo ad affrontare le emorragie al momento del parto. Un altro problema è la continua ricerca dei fondo per mandare avanti i nostri progetti. E’ un lavoro a tempo pieno e molto più difficile del fare l’ostetrica.- C’è un ospedale vicino?Si c’è a circa 15 – 20 minuti. Ma se le famiglie non possono pagare le cure, non è possibile il ricovero. Questo vale anche nel caso ci sia bisogno di un cesareo o di qualsiasi altra cura medica. Quando abbiamo i mezzi, glielo paghiamo noi, altrimenti spesso non c’è soluzione, anche se con le cure naturali riusciamo a fare molto.- Com’è la situazione dell’allattamento in Indonesia?Le donne seguite ai nostri centri allattano al 100%. Ma nel paese c’è una forte campagna delle multinazionali per l’allattamento artificiale. Benché vietato dal governo, le ditte di latte artificiale (sopratutto Nestlé) offrono grandi regali ai medici per promuovere il latte artificiale. La pubblicità veicola messaggi del tipo: “se ami davvero il tuo bambino dagli il latte in bottiglia...”. Le donne in ospedale ricevono un paio di confezioni di latte gratuitamente. Successivamente lo stipendio mensile di una persona non basta per comprare il latte al bambino. Quindi la polvere di latte viene diluita molto o sostituita con acqua di riso. I bambini, oltre ad essere malnutriti diventano ricettacoli di infezioni come il morbillo, la parotite, ma sopratutto muoiono di gastroenterite. In Indonesia ogni anno muoiono 100 000 bambini a causa dell’allattamento artificiale.- Uno tsunami ogni anno, una strage degli innocenti?Sì, è una situazione tragica. Per questo motivo il nostro impegno per l’allattamento è molto forte. Non rimandiamo nessuna donna a casa, prima che sia stabile nella pratica dell’allattamento. A casa spesso deve affrontare la suocera con il biberon in mano, quindi dev’essere forte e convinta.Offriamo anche dei controlli pediatrici mensili presso il nostro centro per sostenere l’allattamento e la salute dei bambini.- Come fai a lavorare con fiducia in mezzo a questi problemi enormi?Ci sono anche molte risorse. La solidarietà è grande. Ad Aceh si è creato un intenso circolo di compassione. Tutti si aiutano. Le madri che hanno perso i figli, prendono con sé i bambini che hanno perso i genitori. Il volontariato internazionale è presente e mentre i volontari occidentali portano aiuto, curano se stessi dalle malattie del consumismo e dell’eccesso. Quindi tutti si aiutano a vicenda a curare e guarire.Le famiglie indonesiane adorano i bambini e rispettano la nascita. Le donne dopo il parto ricevono ottime cure dalle loro famiglie. Nella loro cultura i bambini sono preziosi. Si pensa che siano ancora vicini a dio. Le donne che sono diventate madri vengono rispettate ed elevate. Sono assistite da famigliari e vicini, affinché possano recuperare le forze dopo il parto. I bambini sono considerati una ricchezza, la vita più ricca con loro - contrariamente al mondo occidentale dove spesso sono vissuti come elemento di rinunce.- Qual’è il tuo messaggio principale?Credo che sia fondamentale, prevenire una nascita traumatica e la separazione tra madre e bambino al momento della nascita.La separazione alla nascita, il trauma iniziale interrompe la connessione tra cuore e mente. Solo quando questa connessione è integra, l’essere umano è integro. E solo una società di esseri umani integri può prendersi cura dell’ambiente in cui vivono i suoi membri e che li sostiene. Solo una società di esseri umani integri possono creare la pace. Io credo fermamente che una nascita gentile è la base per una vita piena e attiva e per una società capace di prendersi cura e pacifica. Per questo lavoro e mi impegno.E’ molto importante anche per i giovani uomini, capire che hanno un grande ruolo in questo: solo se loro proteggono la loro donna, essa si può aprire al parto e accogliere il loro bambino in modo integro.


Le informazioni e l' intervista sono state raccolte sul sito www.alexanderlanger.orgMamme speciali... Ibu!





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