Magazine Cucina

Mangiari di metà Quaresima, detta anche della SÉGAVÈCIA (Segavecchia), dei primi del ’900

Da Patiba @patiba1
segavecchia

A Forlimpopoli edizione 2015 dal 8 al 15 marzo

Nei tempi andati il giovedì di mezza Quaresima era dedicato alla penitenza e al digiuno. Oggi le occasioni di penitenza si sono trasformate in feste: la vecia da sghè (la vecchia da segare) viene segata e bruciata nella piazza del paese e dal suo ventre capiente escono giocattoli e dolci.
Le feste della Ségavècia più rinomate in Romagna sono quelle di Forlimpopoli e di Cotignola.

La festa della Segavecchia a Forlimpopoli (FO) arriva con la primavera. La leggenda narra che una donna, un giovedì di Quaresima, periodo di astinenza dalla carne, mangiò un salsicciotto; fu quindi condannata a morte e giustiziata per stregoneria. Tutta la città diventa festa con i carri mascherati, i banchi ambulanti, le giostre del luna park e l’allegria che da anni contraddistingue un appuntamento fisso dedicato al carnevale. Domenica 10 marzo e 18 marzo nel pomeriggio sfilata dei carri mascherati.

La festa della Segavecchia a Cotignola (RA), che spegne 562 candeline, è in programma dal 7 al 10 marzo. La manifestazione più antica della cittadina bassoromagnola si ripete dal lontano 1451, ponendosi ogni anno a metà strada fra il primo giorno di Quaresima e la Pasqua Cristiana, per ricordare il momento del processo alla strega di Cotignola, colpevole di aver maledetto Francesco Sforza, duca di Milano e signore di Cotignola, e per questo condannata ad essere decapitata ed arsa sul rogo.

MINESTRE

Curzoli o Curzuoli
Impastate la farina, acqua e un pizzico di sale fino a formare una palla di pane, tirare questa col matterello fino ad ottenere una sfoglia e tagliarla in tante striscie di forma quadrata alte e larghe come i curzoli (lacci degli zoccoli). Cuocere al dente in acqua bollente le strisce ottenute e condirle, dopo averle ben bene scolate, con burro, lardelli di prosciutto rosolati nel grasso, formaggio parmigiano o pecorino grattugiato e un pizzico di pepe.

Strozzapreti o Tagliatellone dei giganti
Fare un impasto con farina, acqua e un pizzico di sale e tirarlo col matterello a sfoglia grossa come uno scudo. Tagliare la sfoglia a strisce larghe fino a tre centimetri, cuocerle al dente in acqua bollente e dopo averle scolate condirle con burro, lardelli di prosciutto rosolati nel grasso, formaggio parmigiano o pecorino grattugiato e un pizzico di pepe.

Bigoli (spaghetti) con le sardelle
Macerare, pulire e tritare le sardelle e cuocerle in olio con conserva di pomodoro, prezzemolo tritato e un pizzico di pepe fino a formare un sugo. Cuocere i bigoli al dente in acqua bollente e condirli ben bene col sugo suddetto.

Cucciaroli (castagne secche) con pane e Sapa¹

 	Castagne al rum,

Aggiungere nell’acqua di cottura dei cucciaroli pane abbrustolito e un po’ di sapa e servire questo composto coi cucciaroli lessati in tavola.

Zuppa di fagioli con la Sapa
Aggiungere del pane abbrustolito e della sapa entro l’acqua di cottura dei fagioli e servire questi col detto brodo.

Fagioli con la Sapa
Condire i fagioli lessati ben scolati con sapa e servirli in tavola.

Maccaroni con la Sapa
Condire i maccaroni cotti al dente in acqua bollente, ben scolati, con la sapa e servirli in tavola.

Riso nel latte al miele
Cuocere nel latte il riso al dente, scolarlo e condirlo con alcune cucchiaiate di miele liquido.

  • ¹La saba o sapa è un condimento tipico di Emilia, Romagna, Marche e Sardegna, dove è considerata tra i sapori tipici dell’alimentazione contadina. È uno sciroppo d’uva che si ottiene dal mosto appena pronto, di uva bianca o rossa. La saba è detta infatti anche “mosto cotto”, “vino cotto” o “miele d’uva”. Il mosto viene versato in un paiolo di rame insieme a mezza dozzina di noci con il guscio che, rivoltandosi nel lento bollire, aiutano il mosto a non attaccarsi al fondo del recipiente. La saba è pronta quando si sarà ridotta ad un terzo della sua quantità iniziale. Risulta molto dolce e si conserva benissimo proprio grazie al tenore zuccherino.

DOLCI

Capricci di Mezzaquaresima
350 grammi di mandorle dolci tritate, 300 grammi di zucchero, 250 grammi di farina, 250 grammi di burro, un bicchiere di Rum.
Mescolare ben bene il tutto e riporlo a cucchiaiate sulle lastre di ferro infarinate spolverando con zucchero ogni mucchietto fatto coll’impasto suddetto e cuocere in forno caldo per 50 minuti.

Nidi di Mezzaquaresima
Fare l’impasto simile a quello della pasta fatta in casa e lavorarlo ben bene con le mani. Tirare la sfoglia e tagliarla in tante tagliatelle. Fare con due o tre di queste tanti piccoli nidi. Friggere i nidi in olio bollente e riporli in un piatto cospargendoli di zucchero e ponendo nel centro di ognuno un cucchiaino di marmellata, o di zucchero fuso, e sopra questa piantare, con le punte voltate verso l’alto, due mandorle intere spellate, a mo’ di cuori.

Tortelli di Faenza con castagne e marmellata,

tortelli di faenza

che vengono mangiati anche nella quinta domenica di Quaresima e il giorno di san Lazzaro (17 dicembre).
Fare i tortelli nel modo simile agli altri cioè come è in uso in Romagna, imbottirli con castagne lessate e marmellata e friggerli in padella in olio o strutto bollente. Cotti, spoverarli con zucchero.

Gallette dolci
Farina grammi 400, zucchero grammi 200, burro o grasso grammi 150, uova tre.
Impastare con acqua o latte e tirare la pasta grossa due centimetri. Dare alla sfoglia tagliandola la forma che uno desidera e riporla sulle piastre ben unte e infarinare e cuocere al forno.

Pazientini di Quaresima
Farina grammi 400, zucchero grammi 300, chiari d’uovo dieci ben montati, pezzetti di pinoli mondati e un bicchierino di zabaione. Impastare il tutto e colla pasta formare tante piccole pastine di varie forme. Riporre le pastine su piastre ben unte e infarinate e cuocere al forno.

Nelle campagne romagnole il giorno della Ségavècia si mangiano anche:

marmellata-di-fichi-gustissimo

  • il latte caldo col miele entro disciolto e i biscotti,
  • i tortelloni ripieni di ricotta colla Sapa,
  • la marmellata di fichi colla piada,
  • la Marocca (che è un pane antico e povero, sfornato per secoli dalle donne del territorio) con entro l’uva passa: Panetti d’ uva passa
  • il torrone,
  • il pane inzuccherato,
  • la conserva dolce di noci coi biscotti secchi.

da “Cucinario di una vecchia famiglia nobiliare”: Menù per festività e ricorrenze con oltre 350 ricette raccolti in un cucinario di una vecchia famiglia nobiliare romagnola che il rampollo Giovanni Manzoni ha svelato in questo libro ricco di suggerimenti e leccornie. Tra le ricette più selezionate ben otto modi di fare i cappelletti romagnoli ed altrettanti per i tortellini bolognesi con tanto di brodo doc per palati fini. Da citare la polenta alla Manzoni che riporta gli antichi sapori nostrani, poi per sbizzarrirsi si può provare a cucinare altre ricette che si adattano a qualsiasi piatto ed accostamento di cibi. Lugo di Romagna 1985.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :