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Marco

Creato il 03 dicembre 2011 da Drittorovescio
MARCO
Marco si stava trascinando stancamente da un posto all'altro della casa, senza trovare motivazione per fare qualcosa di concreto. Non riusciva a star fermo ma stranamente non si sentiva nella condizione ideale nemmeno per uscire subito e mettersi in movimento per raggiungere gli amici. Del resto era ancora presto. La serata, già programmata da tempo, sarebbe cominciata  da lì ad un paio d'ore, lui era quasi pronto e non sapeva decidere se uscire o restare lì ancora per un po'. Ultimamente stava bene anche da solo o meglio aveva il bisogno di fermarsi un po', di rallentare appena appena e provare a sistemare le ultime cose entrate nella vita.
Accese la radio già posizionata sulla sua stazione preferita e si sdraiò sul divano cercando una posizione comoda e morbida da farlo sentire rilassato. La musica si diffondeva a volume medio nella stanza e per fortuna era uno dei suoi pezzi jazz  preferiti. Nasceva molto ritmato, quasi di corsa, un po' come quando lui si buttava a pesce nella vita,  poi proseguiva con  gli assoli strumentali ed in quel momento erano la sua parte preferita, quella che lo rappresentavano. Perfettamente integrati ma particolarissimi nella loro solitaria espressione musicale, a volte quasi struggenti ma sempre pronti a riprendere la loro corsa per ritornare a far parte della globalità di un gruppo eterogeneo e diventare voce unica. Esattamente come lui che nel gruppo ci stava da leader eppure adesso aveva bisogno di essere solo.
Non era uno stato d'animo a cui era abituato, perchè certe cose nella vita non accadono spesso, a volte non capitano mai.
Ad occhi chiusi sognando a ritmo di musica di posti lontani che aveva già visto ed avrebbe voluto rivedere, si lasciò trascinare in uno di quei suoi voli liberatori che sapevano metterlo in pace più con sè stesso che con il mondo. Gli sembrò di sentirsi immerso in quell'acqua tiepida, cristallina ed azzurrissima tanto da assumere un tono smeraldino che lo avvolgeva mentre nuotava lento per poi alternare un tratto veloce, sempre più veloce, perchè lui doveva comunque correre, mangiarsi in fretta la distanza per arrivare alla meta, alla spiaggia.
Una spiaggia di sabbia sottile e bianchissima, il cui riverbero da lontano lo abbacinava quasi facendogli socchiudere gli occhi. Ma lui si ostinava a guardarla lo stesso fino a quando gli occhi bruciavano e lacrimavano. Proprio come la vita. Lo attirava e lo avvolgeva come l'acqua e nuotava forte per superare ogni cosa  e giungere alla meta che lo affascinava tanto, ma quando arrivava si sentiva deluso e tutto ricominciava di nuovo, quasi senza soluzione di continuità. Ma adesso era una situazione del tutto diversa.
L'assolo del sax gli fece aprire un attimo gli occhi e contemporaneamente pensò che il suo assolo del momento sembrava una specie di regalo che la vita gli stava facendo e non voleva assolutamente perderlo.
A dire il vero non avrebbe voluto che finisse e la verità era che stava cercando un modo per farlo continuare ancora il più a lungo possibile. Non riusciva a pensare "per sempre", la razionalità, quella poca rimasta, glielo impediva perchè quella locuzione non gli apparteneva. Sapeva che nulla durava per sempre, ogni cosa era destinata a cambiare nel tempo e adesso questo gli faceva quasi male.
Avrebbe voluto risposte, ma in realtà non riusciva quasi a formulare le domande e si rese conto che era giusto solo accettare e non chiedere niente, ma era una situazione così diversa che non sapeva come muoversi.
Era una  riscoperta di emozioni vissute sì, ma senza la consapevolezza e la maturità che aveva acquisito, quindi del tutto nuove. Ci si era tuffato e si era lasciato coinvolgere totalmente, anzi si era impegnato molto per coltivare il tutto, mettendosi completamente in gioco, a nudo, senza confini predefiniti, ma cercando ogni giorno di allargare il campo per scoprire se ci fossero limiti e non ne aveva trovato.
Era stato come affrontare la salita di un grattacielo, in fretta, di corsa con rarissime soste per prendere rapidamente fiato per arrivare fino in cima. In quella corsa si era lasciato esplorare, dentro e fuori, aveva esplorato ed aveva trovato un posto in cui accomodarsi per guardarsi in giro, ma gli parve che qualcuno avesse fatto lo stesso lavoro su di lui ed aveva scoperto la parte più profonda della sua anima.
Non era abituato a farsi vivere così profondamente e cercava di capirsi. Avrebbe voluto usare tutte le parole possibili per esprimersi ma spesso non le trovava e lasciava parlare i suoi silenzi perchè adesso sapeva che anche quelli erano capiti da chi come lui stava vivendo le stesse sensazioni.
La musica stava lentamente sfumando, il tempo era passato velocemente. Marco si alzò, forse non sarebbe uscito o forse sarebbe rientrato in tempo per raccontare che non aveva risposte.
In compenso aveva tanto da dire, da raccontare semplicemente con le parole che dall'anima e dal cuore gli fluivano insieme ai suoi silenzi ed era semplicemente arrivato il momento di farlo.
Con la stessa naturalezza con cui aveva dato la chiave di sè stesso, sapeva che poteva e doveva farlo fidandosi senza condizioni, con la consapevolezza di essere capito.

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