Magazine Cultura

Mario Tobino, Il Carnevale di Viareggio da me amato

Da Paolorossi

Il carnevale di Viareggio da me amato, il felice, il glorioso, fu quello del 1924, dell'Andasti, o giovinastro, al gran veglione. Anche il cielo quell'anno fu straordinariamente sereno.

Adesso mi sembra proprio che i viareggini oscuramente intuirono che era l'ultimo ballo, con quel carnevale dettero l'addio alla libertà. Nel 1924 il fascismo aveva già fatto vedere il suo volto. Il popolo esplose di felicità l'ultima volta; per molti anni sarebbe diventato tutto falso e bigotto, avrebbero spadroneggiato i deboli camuffati da prepotenti, gli ultimi a scuola, i gracili di pensiero, con la testina appiccicata di brillantina, ma che avevano dietro, storico mostro a proteggerli, i Borboni, la polizia, l'analfabetismo, la superstizione.

Il carro Andasti, o giovinastro, al gran veglione era grande come una casa . In cima, lassù, giaceva un giovanotto felicemente esausto delle gioie della vita.

[...] Il giovane era appena tornato dal grande veglione, quello di colore, dove si era abbandonato ad ogni bagordo, ed era caduto in un sonno pieno di incubi, credeva di essere all'inferno, precepitato nella punizione dei peccati. Infatti, ai due lati della poltrona, digradando come una fontana di cascatelle, c'erano appunto i diavoli, il tridente in mano, a rappresentare il sogno del giovanotto, e gli cantavano una canzone che gli elencava i suoi innocenti misfatti.

Dei "tremendi draghi" , lunghi e irsuti i colli, le bocche con gli aguzzi denti, la lingua viperina, gli occhi di incendio, si dilatavano dalla base del carro. Mentre il carro procedeva, i draghi si snodavano sopra la folla, spalancavano le ganasce, vomitavano vampe di fuoco e fumo.

[...] All'avanzata del carro ogni persona si scostava e diveniva più attenta, guardava con simpatia e acutezza il bel giovanotto in poltrona, e aveva desiderio di distinguere ogni parola che i diavoli dicevano.

Fu quello il più bel carnevale che io ricordo, il più sincero, un addio a tutto un periodo.

Lungo il grande viale Margherita, carri grandi e piccoli, maschere in gruppo, mascheroni isolati, si snodavano in un corteo variopinto di tutte le sete. I grandi mascheroni si muovevano, sbattevano le grosse labbra nella risata, invitavano alla gioia, soddisfatti budda portati in trionfo.

Le miriadi di teste che si scostavano al loro passaggio anch'esse si entusiasmavano, partecipavano alla follia.

Intanto il giovinastro, sazio di piaceri, sul suo imperiale cocchio percorreva il viale Margherita.

Sei paia di buoi bianchi, sulla schiena una drappella azzurra, gli aprivano la via tra la folla come una prua nel mare disteso e ruminando pacifici, disinteressati ad ogni vicenda, parevano avvertire che la vita è così inestricabile di mistero che la più semplice saggezza è dedicarsi alla propria immediata felicità.

( Mario Tobino, Sulla spiaggia e di là dal molo, pag. 244/245 e 250/251 - Arnoldo Mondadori Editore, 1966 )

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :