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Mario - Una serie di Maccio Capatonda (Marcello Macchia, 2013)

Creato il 20 maggio 2013 da Sommobuta @sommobuta
Mario - Una serie di Maccio Capatonda (Marcello Macchia, 2013) Mario, pluripremiato e pluritelegattato anchorman dell’MTG, telegiornale di punta delle reti italiote, si ritrova invischiato in una serie di disavventure pazzesche che guardasetelodicononcicredi. La scomparsa improvvisa (e nel nulla) del direttore dell’MTG, nonché suo mentore (nonché suo padre adottivo) Paolo Buonanima, provoca una serie di eventi a catena che portano l’MTG ad essere acquisito da Lord Micidial, perfido magnate e proprietario delle industrie Micidial, produttore di prodotti micidiali.
A causa di una mossa sleale, “la sciabolata”, una clausola scritta in diagonale tra le righe del suo contratto, Mario non può andarsene dall’MTG – riconvertito in Micidial TG -, pena una causale da 4 milione di euro.
L’unica via d’uscita è addestrare il figlio scemo di Lord Micidial, Ginetto, e trasformarlo in un anchorman provetto.
Riuscirà Mario a risolvere il mistero della sparizione di Buonanima, ad addestrare Ginetto, e a svincolarsi da Lord Micidial annullando la “sciabolata” e allontanandosi dal Micidial TG?
Scopriamolo insieme leggendo questo articolo in compagnia dei fratelli Peluria…
Mario - Una serie di Maccio Capatonda (Marcello Macchia, 2013)
Quando si parla di produzioni e telefilm italiane spesso si commette l’errore di generalizzare, pensando che sia tutto brutto, orrido e putrido. È facile infatti associare alle parole “telefilm” e “italiani” titoli quali “I Cesaroni”, “Un medico in famiglia” e altri abomini del genere.
In realtà, prodotti d’eccellenza made in Italy, a cercare bene, ce ne sono: pensate a Boris, pensate all’Ispettore Coliandro, pensate ovviamente a Romanzo Criminale.
Da qualche tempo, a questo elenco, possiamo tranquillamente aggiungere Mario, di Marcello Macchia – o come tutto il mondo lo conosce, Maccio Capatonda.
Mario - Una serie di Maccio Capatonda (Marcello Macchia, 2013) La miglior serie tv italiana di tutti i tempi
Mario è una serie tv geniale, dissacrante e – sotto certi aspetti – urticante e inquietante.
È la cartina di tornasole, nonchè specchio ideale, di come si è trasformata non solo la tv italiana, ma anche il giornalismo nostrano.
Mario di Maccio Capatonda è la critica contemporanea alla nostra società.
Una sorta di “Fantozzi 2.0”, se mi permettete il paragone.
Così come Villaggio criticava la società degli anni ’70, il capitalismo rampante, i suoi eccessi e decantava le gesta tragiche dell’italiano medio, Maccio Capatonda decanta la decadenza della tv spazzatura e dei telegiornali, esaltando tutto il marciume che quotidianamente, tv e telegiornali ci propinano.
Mario - Una serie di Maccio Capatonda (Marcello Macchia, 2013)
L’impoverimento dei contenuti, la pochezza o la futilità dei servizi del Micidial TG, assieme alla stupidità e al pressapochismo dell’anchorman Mario (e di tutti coloro che lavorano all’interno del telegiornale da lui condotto) sono il leitmotiv della serie.
In un’Italia ormai assuefatta da trash tv, reality e amenità di questo genere è normale che anche i telegiornali siano diventati brutti e insignificanti.
Fateci caso.
Programmi come “La vita in diretta” o “Pomeriggio 5” fanno della realtà un vero e proprio reality, delegando ai tg un compito di mera “velina”. Senza contare che ormai i telegiornali nostrani si occupano solo di cronaca*.
Da questo punto di vista il Micidial TG è l’apoteosi del telegiornale che dà notizie di cronaca pressoché inutili, utilizzando idiomi e tormentoni ricorrenti “tipici” della televisione italiana.
Non mancano rubriche dal fascino perverso come “Il morto del giorno in HD”, in cui l’inviato Oscar Carogna gode nel raccontare, con minuzia di macabri particolari, le disgrazie che hanno portato il malcapitato di turno a “morire ammazzato male”.
Mario - Una serie di Maccio Capatonda (Marcello Macchia, 2013) I zingari!
Sono presenti gli inutili servizi di glamour su feste ed eventi, presentati dalla “classica” inviata bella ma stupida. Pressoché imperdibili gli inserti medici di Ippolito Germer, che come un novello Luciano Onder ci porta alla scoperta di malattie incredibili quali peni superflui, vene vanitose, scorbutici e approfondisce disturbi quali attacchi di pane e caduta dei capezzoli; sono presenti naturalmente anche gli aggiornamenti dell’inviato dall’estero, e come ormai ogni “normale” TG nostrano inframmezzato dalla pubblicità, anche l’MTG ha i suoi sponsor personali, provenienti direttamente dalle industrie Micidial.
Si ride a crepapelle con Mario, salvo poi fermarsi a pensare che si sta ridendo della degenerazione della televisione (e del giornalismo) nostrano. La critica di Maccio Capatonda – fine osservatore della realtà televisiva (e non solo) - è impietosa, asfaltante, completa.
Mario - Una serie di Maccio Capatonda (Marcello Macchia, 2013) Dritto pe' dritto!
L’aspetto inquietante è che, paradossalmente, l’MTG condotto da Mario funziona più e meglio di un “medio” telegiornale di casa nostra. Sarà perché confezionato con cura, a differenza della sciatteria con cui i nostri tg ormai si presentano.
Mario – Una serie di Maccio Capatonda.
Imperdibile.
La miglior serie tv italiana dell'anno.
Se non l’avete ancora visto…che aspettate?
E voi che l'avete vista, invece? Che ne pensate?
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E’ ormai un dato di fatto i telegiornali abbiano perso la loro funzione primaria: quella di informare. A fronte dei primi 5 minuti di notizie, dove sono presenti i classici “panini politici”, il resto dei tg catalizza la propria attenzione su fatti di cronaca. Che non rappresentano di certo “notizie”.

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