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Matrimoni gay: quando le soluzioni partono dal basso. L’inerzia del legislatore e le iniziative locali dei sindaci.

Creato il 09 ottobre 2014 da Ilnazionale @ilNazionale

matrimoni-gay-500x3339 OTTOBRE – In queste settimane il dibattito intorno al tema delle nozze gay e delle unioni civili omosessuali ha ripreso vigore, soprattutto da quando la Corte suprema degli Stati Uniti ha deciso di non accogliere l’appello di cinque stati contro i matrimoni omosessuali, rendendoli legali in almeno 30 stati poiché, già in virtù di una sentenza dello scorso anno, sarebbe incostituzionale negare a coppie di omosessuali i benefici federali riconosciuti e garantiti a coppie eterosessuali. Pertanto negli USA il dibattito è più che mai aperto, ed anche i governatori di stati di tradizione repubblicana, a forte vocazione conservatrice, si trovano costretti a dover accettare la soluzione della Corte .

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In Italia,  le sollecitazioni arrivano dall’alto, in particolare dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che nel 2010 ha stabilito che il diritto al matrimonio, di cui all’art 12 CEDU, deve intendersi non limitato al matrimonio tra persone di sesso opposto, ma dovrebbe avere un contenuto più ampio che comprenda anche le unioni contratte tra persone dello stesso sesso, stante il principio dell’art 14 da leggersi in combinato disposto, che vieta ogni discriminazione nell’attribuzione e nel godimento dei diritti della Convenzione stessa. Invece le iniziative e le soluzioni partono dal basso: innanzitutto da parte dei sindaci, primo fra tutti Giuliano Pisapia che nel 2012 ha voluto il Registro delle unioni civili. Poi anche da parte dei Tribunali che, a seguito dei ricorsi delle coppie omosessuali interessate, hanno riconosciuto la piena legittimità della trascrizione di un atto di matrimonio validamente contratto all’estero, creando un precedente nella giurisprudenza italiana.

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Il riferimento va all’ordinanza del tribunale di Grosseto del 9 aprile di quest’anno che ha stabilito che il matrimonio contratto tra persone dello stesso sesso celebrato all’estero può essere trascritto nei registri dello stato civile poiché non è contrario all’ordine pubblico, non sussistendo né a livello di legislazione interna né nelle norme di diritto internazionale privato un riferimento alla diversità di sesso quale condizione necessaria per contrarre matrimonio. Inoltre la trascrizione avrà natura certificativa e di pubblicità di un atto già di per sé valido nel luogo in cui il matrimonio è stato celebrato.

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La prassi successiva va in questa direzione e i sindaci di molte città italiane oltre alla stessa Grosseto – ad esempio Fano, Palermo, Napoli, Milano, Udine, Bologna- hanno reso possibili tali trascrizioni, che se da un lato sopperiscono all’inerzia del legislatore dall’altro danno delle risposte alle esigenze dei cittadini, che si fermano al dato formale e non incidono sullo status dei soggetti. Infatti, solo nelle poche città che si sono dotate dei Registri per le unioni civili, le coppie omosessuali la cui unione è stata trascritta possono accedere al welfare locale, concorrere alle graduatorie per le case e per i servizi sociali, e assistere il partner in ospedale, limitatamente all’interno del territorio comunale.

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A porre un freno, tuttavia, ci ha pensato il Ministro Alfano che attraverso una circolare ha invitato i prefetti ad annullare le trascrizioni già avvenute in quanto i matrimoni tra persone dello stesso sesso non sono conformi alle nostre leggi. Il Ministro adduce infatti la contrarietà delle unioni all’ordine pubblico, ignorando la normativa europea, la giurisprudenza precedente della Consulta e della Cassazione che si esprimono in senso opposto, e le stesse autorità locali lo hanno contrastato apertamente, come il Comune di Napoli, che ha già dichiarato che “ricorrerà nelle sedi giudiziarie competenti perché con questa circolare non venga violato il principio costituzionale di uguaglianza dei diritti”.

Pertanto, se queste soluzioni appaiono obiettive e servono a regolare solo l’aspetto formale e burocratico del problema, sciogliere i nodi centrali del tema concernenti il riconoscimento e la garanzia di tale diritto sul piano propriamente sostanziale non può che spettare ad una scelta esclusiva del Parlamento.

Ilaria Gaggiano

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