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Megichìtali

Creato il 06 agosto 2010 da Giuseppemanuelbrescia

Magic ItalyPovera Italia, altro che magica. Il sito del Ministero del Turismo è una tragedia che fa bella mostra di sé in vetrina. Una tragedia annunciata, peraltro. Ci avevano provato, alcuni coraggiosi, a far notare alcune stranezze. Ma l’Italia si conferma il paese dove le persone competenti sono generalmente tagliate fuori. Per il prezzo – otto milioni di euro – si potrebbero criticare tanto la veste grafica quanto il copywriting, ma oggi mi preme solo fare il punto sul problema delle traduzioni – un problema non da poco, dovendo il sito promuovere l’immagine dell’Italia anche e soprattutto all’estero.

Andiamo con ordine: lo scorso febbraio è comparso questo annuncio su ProZ, nel quale un’agenzia di traduzione cercava

nuovi collaboratori da inserire in un progetto di traduzione del ministero del turismo.
L’ente ci sta inviando e ci invierà per tutto il 2010 materiale del sito
www.italia.it da tradurre in inglese, francese, tedesco e spagnolo. La “cartella” dettata dal ministero è di 2600 caratteri (??) e il prezzo è di 9 euro lordi con pagamento a 90 giorni (sono sempre condizioni del ministero).
E’ un prezzo molto basso ma si deve pensare alla quantità e alla continuità del lavoro.

Ai non addetti ai lavori l’annuncio dirà poco, ma basta un passaggio tratto dalla Lettera Aperta al ministro Brambilla da parte di alcuni colleghi per capire di cosa stiamo parlando:

Un traduttore professionista che faccia bene il suo mestiere traduce fino a un massimo di 10-12 cartelle da 1500 caratteri al giorno, equivalenti a circa 6-7 cartelle da 2600 caratteri. Quella proposta corrisponde, quindi, a una tariffa massima di 54-63 euro lordi al giorno, pari in media a 25-30 euro al netto di contributi previdenziali e imposte. In altre parole, 9 euro lordi a cartella da 2600 caratteri corrispondono, a parità di potere d’acquisto, alla paga giornaliera di un operaio in uno sweatshop indonesiano. Una tariffa minima congrua allo sforzo e alla qualità richiesta dovrebbe essere pari ad almeno il triplo.

Non c’è altro da aggiungere. Di conseguenza, come viene già detto nella lettera aperta

non meraviglia che il sito www.italia.it sia pieno di strafalcioni grossolani e imbarazzanti, che danno una pessima immagine del nostro Paese nel mondo.

E col passare dei mesi gli strafalcioni sono venuti fuori con sempre maggior insistenza. Nell’ultimo mese se ne è parlato molto.

Giornalettismo.com ha pubblicato una divertente analisi degli scempi in francese.

Un Po di Danubio è andato a spulciare errori ed orrori madornali nella versione tedesca.

E persino Zucconi ha trattato il tema, non senza incappare in un paio di erroracci per evitare i quali, fra l’altro, sarebbero bastati tre clic contati. Ma questa è un’altra storia. In ogni caso, lode al buon Zucconi, che dominiddio ce lo conservi. Interessanti soprattutto i commenti.

Dal punto di vista di chi fa il traduttore – sul serio - Giornalettismo fa un errore grave, anche se comprensibile, quando dice

Riassumendo, con le parole di un francese madrelingua a cui abbiamo sottoposto la lettura del sito, il problema è che “è evidente che il sito non è stato scritto da un francese” – il che è ovvio e comprensibile – ma ciononostante “da un paese come il nostro ci si aspetterebbe un francese migliore”.

Eh no. Ovvio e comprensibile ‘sto par di palle, excuse my French. Vogliamo contattarlo un traduttore madrelingua, o siamo già tornati all’autarchia? Abbiamo idea di quanti traduttori di madrelingua francese abitano e lavorano nel nostro paese? Per quanto il ministero abbia deciso di passare per qualche agenzia di cialtroni, si sa che nella maggior parte dei casi bisognerebbe tradurre verso la propria lingua madre, altrimenti – salvo in rari casi di bilinguismo o quasi-bilinguismo – la traduzione non sarà molto naturale, e nel peggiore dei casi sarà maccheronicamente piena di calchi e obbrobri assortiti.

Un Po di Danubio invece si concentra sulla versione tedesca. Che a quanto pare sembra la peggiore, fino a questo momento. Io il tedesco non lo parlo da sei anni, però l’ho studiato, e mi ricordo che dopo due settimane sapevo perfettamente le declinazioni, e dopo la prima lezione sapevo che i sostantivi andavano scritti maiuscoli. Beh, per 9 euro lordi a macromegacartella, ovviamente, devono aver trovato soltanto il Nino Manfredi di Pane e cioccolata. Perché non si tratta di imprecisioni o di mancanza di scorrevolezza, ma di veri e propri strafalcioni.

Vi consiglio caldamente entrambi i post, ma possiamo riassumere dicendo che si va dal “fegato e spiritualità” del francese (roba che neanche Vasco) ai cani da bere di Venezia, dalle “collinette appenniniche” all’apoteosi di “the Verdi’s novels.” (con articolo superfluo, all’italiana, e gargantuesco lapsus interdisciplinare (roba che l’unico altro esempio è questo qui, tanto per vedere a che livello siamo). Addirittura Chico di Un Po di Danubio ha scoperto che

Ferrara è proprietà mondiale dell’Unesco (“Ferrara Unesco-Welteigentum”), insieme ad otto edifici di Ravenna: vittime illustri della cartolarizzazione di Tremonti?

No, ragazzi, sul serio. Bastano dieci secondi su Google – pardon, Gogol – che ci completa l’espressione facendoci trovare maree di siti che ci danno il giusto termine (Unesco-Welterbe). Pochi di più per passare da una lingua all’altra in Wikipedia. Chiunque fosse il povero fesso autore della traduzione, non si è concesso nemmeno quei dieci secondi. Di nuovo, però, a paghe da sottoproletariato indonesiano, chi glielo fa fare?

Insomma, una tragedia continua. Al modico prezzo di otto milioni di euro. Eppure, persino tra i commenti di Un Po di Danubio, che pur ci regala un post dettagliato nel quale spiega punto per punto i vari errori, si presentano i maestri della tecnica dello struzzo, la maggioranza silenziosa di questo triste paese:

Luca
Visto che siete cosí bravi com’é che non lavorate al ministero come traduttori?

Magica Italia…


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