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Melbourne Half Marathon!

Creato il 28 ottobre 2014 da Ilnazionale @ilNazionale

runasone28 OTTOBRE – Nella mia bucket list (ovvero la lista delle cose da fare prima di morire) c’è sempre stato correre una maratona. Poi ultimamente ho parlato con alcuni amici maratoneti per chiedere suggerimenti sulla preparazione atletica e il quadro che ne ho ricevuto è stato uno scenario di sofferenza, sacrifici immani, diete ferree e tendiniti lancinanti. E mi sono detta: ma chi me lo fa fare?? Quindi ho “temporaneamente” (mi piace pensarla così!) accantonato l’idea dei temibili 42,195 km per dedicarmi al più realistico obbiettivo della mezza maratona. E quale miglior esordio che nella bellissima Melbourne?

Uno dei vantaggi della mezza maratona è che non è necessario dilaniarsi di allenamento per completarla in un tempo non troppo disonorevole. Ero partita convintissima con un programma di preparazione atletica molto scrupoloso, se non che durante l’estate mi sono fatta coinvolgere in un turbine di aperitivi e dopocena che mi hanno distolta dai miei nobili propositi. Per costringermi a non rinunciare alla corsa ho ben pensato di “autoincastrarmi” raccontando a chiunque che mi ero iscritta alla mezza maratona, in modo da non potermi più tirare indietro, a costo della mia reputazione.

Il gran giorno era il 12 ottobre. Sono arrivata con altri ardimentosi compagni a Melbourne un paio di giorni prima, non abbastanza per ammortizzare il fuso orario. Abbiamo contrabbandato attraverso i controlli doganali australiani un contenitore grande circa come un secchio di acciuleddi, dolci sardi al miele con un potere energetico sufficiente ad alimentare una centrale nucleare, che ci siamo portati come doping per la grande impresa.

La sera prima della corsa si va a dormire presto, dopo un adeguato carico di carboidrati per cena. Alle 1.30 del mattino siamo svegli. Maledetto jet lag! Ci giriamo e rigiriamo all’infinito nel letto finchè non arriva l’alba e a quel punto guai ad addormentarsi. Tanto vale alzarsi, rimpinzarsi di acciuleddi per l’ultimo carico energetico e via verso il Melbourne Cricket Ground, da cui parte la corsa. Melbourne è bellissima la mattina presto, il sole si sta levando e ci promette una giornata splendida, l’aria è fresca e limpida. Le vie del centro sono già state bloccate al traffico e il taxi ci lascia a poche centinaia di metri dall’MCG. Centinaia di runner stanno confluendo verso il punto di partenza, belli fieri con i loro pettorali e quando ci si incontra fra mezzi maratoneti ci si sorride tutti contenti. Lo slogan dell’evento, Run As One, riassume bene lo spirito della giornata: davvero si partecipa alla corsa uniti dallo spirito sportivo come se si fosse una cosa sola! Una sensazione bellissima.

Alle 7 parte la maratona, accompagno il maratoneta alla linea di partenza, prendo la sua felpa da consegnare al guardaroba, e mentre la tiro lunga con le raccomandazioni una folla immensa canta l’inno nazionale australiano e un paio di signore mi scoccano occhiate indignate perché io nel frattempo sto cercando di catapultarmi goffamente oltre le transenne per non essere calpestata dalla mandria che scalpita per partire. “Crazy fools”, commenta burbero un signore guardando questi intrepidi Forrest Gump che si apprestano a emulare l’impresa di Filippide. Ed ecco che partono, fra migliaia di applausi, verso lo spettacolare skyline del Central Business District di Melbourne illuminato dal sole del primo mattino.

Nonostante sia la maratona più grande d’Australia (50.000 persone fra maratona, mezza maratona e distanze più brevi a portata di tutti), è organizzata in modo impeccabile, tutto funziona alla perfezione, e le misure di sicurezza sono minime: un paio di dozzine di pensionati piazzati ai bivi con uno sgabello e una paletta in mano per indicare ai corridori la direzione da seguire. Praticamente non si vede polizia se non un paio di auto che bloccano il traffico. Eppure ci si sente al sicuro, non si avverte il minimo senso di pericolo, ma solo di festa.

Sono quasi le 8, è il momento della mezza maratona! Sono agitatissima, non vedo l’ora di partire. Chiacchiero con altri partecipanti che sono felici e impazienti quanto me. Molte persone, inclusa me, corrono con l’ipod, che in alcune corse è vietato, ma qui fortunatamente no. Ho creato una playlist di 21 canzoni, una per chilometro, e ciascuna dedicata a una persona che quest’anno mi ha dato un motivo per sorridere: il mio piccolo tributo a coloro che mi hanno dato energia positiva e che saranno nei miei pensieri durante questa emozionante giornata.

Ecco il segnale di partenza! Un fiume colorato (prevalentemente azzurro, come la mia maglietta, noto con disappunto tipicamente femminile…e io che credevo di aver scelto un colore originale!) fluisce verso il centro della città. Parto lenta perché temo di stancarmi troppo presto, poi dopo il decimo chilometro comincio ad accelerare e a pensare che ce la posso fare! Incrocio i primi della maratona, dei ragazzi presumibilmente kenyoti leggiadri come gazzelle che corrono velocissimi sfiorando appena il suolo con un fruscio impercettibile…ma come fanno??

Il percorso prosegue attraverso un bellissimo parco con un lago popolato di cigni neri; cominciano i primi cedimenti di persone che camminano sbuffando come locomotive…io invece, contro ogni mia aspettativa, mi sento proprio bene e continuo a correre. Mi conforta vedere che le persone che corrono alla mia velocità sono tutte abbastanza in forma! Gli ultimi 5 chilometri sembrano non finire mai…accelero per recuperare almeno un po’ la partenza troppo lenta, mentre ai lati della strada le persone ci applaudono e ci incitano. Ci sono anche dei bambini che reggono dei cartelloni tutti colorati con scritto “GO MOMMY, GO!” e quando vedono passare la loro mamma strillano felici battendo le mani.

La linea del traguardo è ormai in vista…ho il cuore in gola, spero sia l’emozione e non l’infarto. Corro più veloce che posso, supero il traguardo sentendomi più eroica che mai e ringraziando silenziosamente gli acciuleddi, che mi hanno dato le energie fisiche, e le persone a me care, che mi hanno fornito quelle mentali per arrivare in fondo. Ricevo la mia bella medaglia, sorrido a un paio di persone con cui ho condiviso parte della corsa, e me ne torno in albergo per la parte più divertente della mezza maratona: raggiungere gli altri amici del gruppo per il meritatissimo brindisi all’epica impresa a base di birra australiana (costosissima, ma d’altronde è necessario reintegrare i sali minerali, crepi l’avarizia).

Ci ho messo 2 ore e 15 minuti a percorrere i 21 chilometri della mezza maratona. Non è un gran tempo, ma considerando che era il mio esordio, che la notte prima avevo dormito 2 ore e che ho un legamento rotto direi che non mi posso lamentare. Spero di avervi messo voglia di cimentarvi anche voi in questa corsa, perché è un’esperienza indimenticabile e trasmette un’energia positiva e un’emozione che vi resteranno nel cuore per sempre. Se ce l’ho fatta io dopo un’estate di aperitivi e strappi alla regola, c’è speranza per tutti. Per quanto mi riguarda, sto già pensando a dove potrebbe essere la mia seconda mezza maratona.
Quindi che aspettate? Cominciate ad allenarvi e…RUN AS ONE!

Sarah Baldo

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