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Mi sono dimenticata il titolo…

Creato il 27 febbraio 2014 da Eva Guidi

La voce invisibile del vento

Ciò che la vita mi ha insegnato, per quanto breve possa essere stata la mia esperienza, è che non si può mai sapere: non si finisce mai di conoscere qualcuno, di imparare dai propri errori, di stupirsi per quanto il cielo sia blu o la vita imprevedibile; è proprio così, non dobbiamo, né possiamo, appoggiare noi stessi su presunte aspettative perché avverrà sempre qualcosa, nel bene o nel male, in grado di cambiare le carte in tavola. Possiamo illuderci che la vita sia in mano nostra, dotati di un qualche potere decisionale in quanto padroni del nostro destino: togliamocelo dalla testa, se una cosa deve succedere succede, per quanto siano grandi i nostri sforzi rivolti ad evitarla. Se ti deve cadere una tegola in testa mentre vai dal panettiere ti colpirà in piena fronte, così come se sei destinato a diventare miliardario inciamperai in un grattaevinci abbandonato per la strada. E’ destino!

C’è da dire che la maggior parte delle volte il fato coincide indissolubilmente con la sfiga, si perché se c’è il 50% di possibilità di incontrare il principe azzurro sul nostro cammino, a parte l’”una su un milione” di Alex Britti, il restante universo femminile incapperà drammaticamente in quella metà della torta piena di canditi marci ed ammuffiti.

Lasciatami trasportare dal neonato entusiasmo per Clara Sanchez, dopo “Il profumo delle foglie di limone”, ho deciso di acquistare “La voce invisibile del vento”: il libro è una reale celebrazione dell’imprevedibilità della vita. La protagonista, giovane responsabile di un bar di Madrid, decide di passare il mese di Luglio in villeggiatura con figlio e marito. Da lì si innescano inesorabilmente una serie di eventi, rivelazioni, circostanze che creano un puzzle tridimensionale, i cui pezzi sono oggetto di una totale trasformazione che porterà, a conclusione della storia, ad avere dinnanzi agli occhi una fotografia completamente differente. Tema importante è anche il confuso binomio sogno/realtà, la difficoltà che molto spesso si incontra nel tentativo di separarli, la confusione che ci pervade quando il primo entra prepotentemente a far parte della seconda.

Con tutto ciò non voglio essere disfattista, non è detto che a tutti debba capitare qualcosa di terrificante o che si debba vivere perennemente sul chi va là, con scudo da oplita e casco integrale: il consiglio è di non farsi progetti, godersi la vita così come viene, non perdere forze nel programmare, pianificare, decidere qualcosa che tanto nella maggior parte dei casi procederà diversamente. Siamo in troppi su questo pianeta perché non si creino conflitti d’interessi e a parer mio vivere così, all’arrembaggio, è anche più divertente.

Come dice Clara Sanchez “La vita può essere sempre uguale o cambiare in un secondo, e quello che prima sembrava molto importante improvvisamente non lo è più…”



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