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MINA, LA PREFERITA | Una nuova raccolta che ripercorre i mitici “anni RAI”

Creato il 24 giugno 2014 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

mina_gli_anni_raidi Leone Maria Anselmi

Un altro prezioso tassello si aggiunge alla sterminata discografia di Mina, signora indiscussa della canzone italiana. I miei preferiti (edizione ibrida cd+dvd) è una selezione di tracce audio e video estrapolata dal box-dvd Gli anni RAI, raccolta completa delle storiche performance televisive della tigre di Cremona; il cofanetto originario, composto da ben dieci dvd, è stato distribuito nelle edicole in due distinte emissioni, l’ultima proprio nel 2014. La copertina dell’album, in acetato a stampa cangiante (opera-ologramma del fido Mauro Balletti, che qui si avvale della complicità di Giuseppe Spada) celebra quel bianco e nero pre-technicolor anni Sessanta che elegantemente veste tutti i brani di una patina insieme epica e nostalgica. La scelta dei brani, come dichiarato nelle note interne, è stata curata personalmente da Mina. Si va dalla battistiana Amor mio a classici come La voce del silenzio, passando per i grandi successi di Grande grande grande e Insieme, fino a tutta una sequenza di medley. A farla da padrone, qualora ci fosse bisogno di specificarlo, la voce: l’ineguagliata, grandiosa, portentosa voce di Mina negli anni di massimo splendore. Le registrazioni live in presa diretta, ripulite dai fruscii catodici e ottimizzate in fase di rimasterizzazione, restituiscono un suono corposo e avvolgente, nitido, straordinariamente vicino.

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Le esecuzioni squisitamente live di Mina su supporto cd com’è noto sono rarissime (in rapporto alla nutrita produzione in studio), e questo aggiunge una ulteriore nota di preziosità e unicità alla compilation. Uscito pochi mesi prima del nuovo album di inediti Selfie (vedi recensione in questo numero di Amedit), I miei preferiti placa quella legittima sete di revival che mette d’accordo i semplici estimatori come i più esigenti collezionisti. Il dvd contiene circa trenta interpretazioni dal vivo, e prestigiosi duetti con altri mostri sacri come Giorgio Gaber, Totò, Astor Piazzolla, Renato Rascel, Vittorio De Sica, Ugo Tognazzi, Adriano Celentano e Lelio Luttazzi. Curato dal giornalista musicale Vincenzo Mollica e prodotto su licenza RAI dalla GSU, I miei preferiti attinge dalle pagine più illustri della televisione di Stato, da Studio Uno, Milleluci, Canzonissima, Sabato Sera, Teatro 10, Senza Rete… e da altre trasmissioni di prima serata che hanno visto Mina in veste di ospite. Inevitabilmente la riflessione va alla televisione del passato, all’indubbia qualità che la contraddistingueva in termini di autori, registi, coreografi, scenografi e, naturalmente, interpreti e protagonisti. La nostalgia è, come dire, compresa nel pacchetto. La musica, allora grande protagonista di fronte a enormi platee di telespettatori, si diffondeva in spazi e tempi generosi, ancora lontana dalle attuali canzonature dei talent show e degli altri contenitori generalisti.

I miei preferiti, sembra dirci Mina, sono dunque quegli anni, quei programmi, quelle atmosfere, e più in generale quel rapporto sicuramente più genuino sotteso alla fruizione della musica. Scorrendo le tracce dell’album, di Mina colpisce innanzitutto l’audace disinibizione (quasi il palco non costituisse che una protesi del suo spazio privato e quotidiano), il controllo totale della scena, l’immedesimazione nel brano interpretato, l’empatia con il pubblico e con la telecamera, la naturalezza, l’ispirazione… Mina canta, e tutto intorno sembra come sospendersi. Mai un manierismo, mai un urletto di troppo, mai un virtuosismo fine a se stesso, mai un “guardate come sono brava”, mai una sbavatura, mai un cedimento; la voce scaturisce senza sforzo, respirata, sospinta, in perfetta sincronia al tappeto musicale che di volta in volta l’accompagna. E così i movimenti del corpo, la gestualità, quel modo tutto suo di impugnare il microfono, ora come uno scettro ora come un fiore. Quando si dice: “bucare lo schermo”, raggiungere l’altro, intrattenerlo musicalmente sì, ma soprattutto convincerlo, sedurlo, emozionarlo attraverso il medium della vocalità e della presenza scenica.

Mina, e questi documenti audiovisivi lo dimostrano ampiamente, segna una vetta, una frontiera qualitativa oltre la quale è impensabile potersi spingere. L’essenzialità del bianco e nero, i movimenti di ripresa lenti e narrativi che indugiano sui primissimi piani (sulle labbra che lasciano evadere la voce, sugli occhi incredibilmente bistrati, sulle braccia che grintose e morbide fendono l’aria), le scenografie ariose e tridimensionali giocate sui contrasti chiaroscurali, il rigore talvolta civettuolo degli abiti da sera, la professionalità delle orchestre, finanche la discreta e attenta presenza del pubblico in studio: nulla di più lontano dalla sbobba della televisione odierna, colpevole di aver confinato la musica in spazi sempre più ristretti e angusti. Mina appartiene alla nostra stagione migliore, quando l’Italia era ancora capace di distinguersi qualitativamente, fuori e dentro i palinsesti. Mina è la dimostrazione che bisogna guardare indietro per capire quanto eravamo avanti.

Leone Maria Anselmi

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Cover Amedit n° 19 – Giugno 2014, “Barbatrucco” by Iano

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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 19 – Giugno 2014

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