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Minoranze

Creato il 04 ottobre 2010 da Obyinlondon

MinoranzeSi puó dire molto di un paese osservando il metodo in cui questo informa i propri cittadini; questo perché il metodo di informazione tende a riflettere lo stato economico-politico-sociale del paese in questione; non a caso l’insieme di opinioni estere su ció che accade in un determinato paese tende spesso a riflettere una visuale piú chiara di quanto non lo facciano la somma di tutte le opinioni per cosí dire “intestine”.

Detto questo: come si distingue un fatto da una notizia? Io ritengo che un fatto sia un avvenimento, ossia una veritá oggettiva ed inoppugnabile, mentre la notizia é il mezzo con il quale si riporta il fatto all’attenzione pubblica; ma come agiscono i giornalisti quando il fatto in sé stesso é indice di qualcosa di piú grande, di una “realtá” invisibile? Come si definisce la linea tra il riportare un singolo fatto oggettivamente, il supportarlo ad altri fatti che nell’insieme compongono una rappresentazione, ed il riportarlo inclinandolo di modo da calzarlo al pensiero dello scrivente o — fattore diversamente uguale — al pensiero del ricevente?

Ad esempio la BBC (intesa come canale TV, non come BBC News) ha commissionato uno studio per meglio comprendere l’opinione pubblica sul proprio operato nel rappresentare personaggi omosessuali all’interno delle proprie serie televisive, e come questa opinione si comparasse con quella verso gli altri canali nazionali; BBC News ne ha poi pubblicato i risultati titolando “Gli spettatori vogliono un rappresentazione piú realistica dei gay in tv“; e svolgendo l’articolo ha spiegato come “la maggioranza degli intervistati si sentiva a proprio agio osservando tematiche omosessuali trattate in TV e chiedeva un’integrazione dei mondi eterosessuali ed omosessuali, di modo che l’orientamento sessuale possa diventare meno punto di discussione e piú un’identitá inserita in mezzo a tutto il resto“. Ne ha poi aggiunto che “un 18% degli intervistati ha dichiarato di non sentirsi a proprio agio con la rappresentazione di scene di intimitá emozionale e fisica tra due persone dello stesso sesso“.

Questo credo rappresenti un buono esempio di come si riporti una notizia in un paese democraticamente moderno: si elenca il fatto, si dettagliano i numeri, si spiega come la gente ha reagito. Un cittadino che legge questa notizia é portato a pensare che i personaggi omosessuali sono ben accettati dalla maggior parte degli spettatori tv, mentre una minoranza non si trova a proprio agio.

Scendiamo ora oltremanica, anzi oltralpe, e vediamo come il tipico giornale italiano ha ripreso la notizia:
Il Corriere online, ossia il principale quotidiano di informazione italiano, titola: “Gli inglesi e i gay in tv, uno su cinque prova disagio“. L’articolo comincia con la seguente frase: “I telespettatori della Bbc mal sopportano di vedere gli omosessuali in tv e a dirlo è uno studio“. Credo che a questo punto quel che sto cercando di illustrare sia giá evidente; ma preseguiamo.
Un altro passaggio dell’articolo in questione recita “La preoccupazione maggiore di queste persone (chi si sente a disagio, nda) è che, pur trasmettendo tali scene, la Bbc rimanga imparziale e non legittimi l’omosessualità come scelta di vita“.
In particolare per pubblicare queste aggiuntive dichiarazioni, delle quali ovviamente leggendo l’articolo originale della BBC non vi é traccia, noto che il Corriere é andato ad attingere ad un’articolo laterale del Daily Mail (giornale che non linko per non sporcarmi le mani, se lo volete lo trovate nell’articolo del Corriere).

Per concludere l’articolo e rimanere sulla questione, infine, il Corriere decide anche di spendere una frase sul censimento dei dati dell’”Office for National Statistics”, che, sempre secondo il Corriere, indica “risultati a dir poco sorprendenti: a dispetto, infatti, delle cifre precedentemente stimate e usate come base per la distribuzione di denaro pubblico a favore di cause sulla parità sessuale, in realtà, solo l’1,3% della popolazione maschile inglese sarebbe gay, mentre un risicato 0,6% di donne si è definita lesbica e un ancor più esiguo 0,5% si è dichiarato bisessuale”. Ohibó, se avessi soltanto letto l’articolo del Corriere sarei quasi portato a pensare che i gay sono pochi, poco graditi, ed anche un po’ ladri. Questo senza notare l’aggettivo “inglese“, che non si capisce se faccia riferimento al fatto che il sondaggio é stato effettuato in Inghilterra (cosa in questo caso erronea, perché ha coperto il Regno Unito), o al fatto che l’Italia se ne vuole chiamare fuori, ma queste riflessioni le lascio a voi, ora passiamo al discorso dei “fatti che messi insieme riportano una realtá“.

Ad onore del vero devo dire che, quel che il Corriere sembra essersi dimenticato di aggiungere mentre tutti gli altri giornali britannici hanno riportato, é che questi dati sperimentali (aggettivo ancora un volta omesso dal Corriere)  farebbero figurare qualcosa come 750,000 gay su suolo britannico; a molti la cifra sembra troppo bassa.
Il punto é proprio questo: in questa circostanza ci sono fatti esterni che contrastano con il fatto che si vuole riportare, ed un giornale che ha a cuore l’informazione dei propri lettori non dovrebbe omettere questi fatti laterali (e collaterali) che da una “mancata veritá” finiscono con il manipolare la ricezione di un fatto da parte del lettore. Ad esempio il Corriere avrebbe potuto spendere una riga in chiusura per far notare, chessó, che un sito britannico chiamato gaydar.uk all’annuncio dei dati ONS si é domandato chi allora avrá mai aperto questo milione e mezzo di account negli UK, generando una serie di discrepanze difficilmente concordabili (ve la sentireste di dire che il numero di account Facebook in Italia corrisponde al numero di cittadini italiani? Non credo proprio); inoltre pare che, per qualche strano motivo, la maggior parte dei gay si concentri nella fascia di etá adulta ed occupi posizioni lavorative salde e ben renumerate — quasi come si sentissero sicuri di dichiararsi — mentre sembrino non esistere gay tra le fascie dei teen-agers ed all’interno di minoranze etniche e religiose: come mai?
Ancora una volta, per chi vive nel Regno Unito, arriva in salvezza la BBC, che con un articolo chiamato “In the closet or not“  ci spiega che l’1,5% della popolazione “wouldn’t add up” (non tornerebbero i conti) — la fuga dall’eterosessualitá, sia essa ad occasione singola, ripetuta, o perpetua, é infatti storicamente un fenomeno ben piú ampio e non é un caso che ci sia una differenza tra chi il gay “lo fa”, e chi il gay “lo dichiara”: giá ad uno quando la sondaggiatrice svergognata lo chiama la domenica mattina per chiedere quale compagnia gli fornisce l’aria condizionata immagino vorrebbe rispondere “fan-cool“, in piú immaginatevi se il padre di famiglia vi verrá mai a dire sulla porta di casa, chessó, che il terzo mercoledí del mese va a giocare a “che dito é questo” con la moglie ed il collega di lavoro, o vi domandi se un travestito non-transgender valga come uomo o come donna perché non saprebbe in che categoria mettere la X sul questionario. Insomma: non esiste. Tutte le “minoranze” sono piú difficili da identificare delle “maggioranze”, ma ancora piú difficili sono da identificare quelle minoranze che sono definibili soltanto dalla persona in oggetto.

Concludendo, il problema in questione non voleva essere l’identificabilitá in percentuale di una data minoranza, ma il far notare come un certo tipo di giornale informi un certo tipo di cittadino in un certo tipo di paese, e di come di conseguenza questo ne influenzi i pensieri. Ho l’impressione che in Italia si faccia di tutto per mantenere l’immagine di paese machista: i trans vengono fatti passare come una sorta di prerogativa estrema fruibile soltanto dal mondo dei vips (che come scusa avrebbero il fatto di essere ormai stanchi dei soliti, frequenti rapporti eterosessuali, lol); i rapporti intimi con persone dello stesso sesso sono limitate al mondo pubblicitario (nel caso di donna) o al mondo artistico/letterario (nel caso dell’uomo); tutto ció che esula passa sotto il cartello “pestaggio autorizzato”, che nel bene o nel male viene visto come la normalitá anche dai media, che in questi casi sí che si fermano soltanto a riportare il fatto, senza spiegare come mai ció avviene.
Il Regno Unito non viene da una strada completamente lontana: fino a 7 anni fa un impopolare emendamento inglese recitava che nessun entre locale poteva “promuovere l’omosessualitá o istruire sull’accettabilitá dell’omosessualitá” — emendamento fortemente supportato anche da Dave Cameron, tra le altre cose — eppure i britannici non hanno avuto paura di cambiare: ci si é informati, si ha votato, si ha cambiato. Lo stesso Dave Cameron si é scusato per le sue asserzioni (“é stato un errore e me ne scuso” ha dichiarato, proprio come avviene in Italia), ed ha aggiunto che la tolleranza e l’uguaglianza devono cominciare dagli ambienti scolastici e che sono parte del suo programma. Stiamo parlando di un leader del partito conservatore.

La politica cambia con i cittadini, l’informazione cambia con i cittadini. Ma in Italia, ne l’una ne l’altra cambiano mai.


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