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Minori condannati da una società arrendevole

Creato il 10 ottobre 2013 da Laperonza

 

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È tristissima la storia del ragazzino di sedici anni di Casette D'Ete denunciato dalla madre e affidato a una comunità per minori. Rappresenta il fallimento di una famiglia, della società, e la condanna verso un giovane ancora nel pieno del suo percorso formativo ad una vita difficile, forse disperata. Un ragazzo difficile, probabilmente, che ha e crea problemi. Una serie di episodi di violenza e degrado umano che parte da lontano. E il fallimento è della famiglia che non è stata in grado di aiutare questo figlio, che l’ha visto degenerare fino a respingerlo, espellerlo dal suo seno. La pedagogia moderna parla spesso di “secondo parto” quando l’adolescente viene spinto fuori dal grembo della famiglia per crearsi il suo spazio nel mondo. In questo caso siamo di fronte a un aborto, la famiglia che rigetta il proprio figlio nell’ammissione forse inconsapevole del fallimento del suo ruolo educativo.

La società fallisce anch’essa, arrendendosi di fronte ad una situazione forse estrema ma alla quale si è arrivati perché evidentemente i meccanismi sono fallibili e falliscono. La scuola non è stata in grado di aiutare il ragazzo, l’assistenza sociale non ha funzionato, la comunità non ha avuto alcun ruolo e le istituzioni ora se ne lavano le mani affidandolo con colpevole ritardo ad una comunità che difficilmente potrà rimediare ad anni di inerzia. Troppo spesso le famiglie vengono lasciate sole nella loro inadeguatezza e a pagare il prezzo di questa mancanza di organizzazione sociale è sempre e solo il minore.

Ora si parla di un ragazzo violento, disadattato, forse irrecuperabile. Io non lo conosco né conosco il suo ambiente. Ma vedo cosa questa storia rappresenta: uno dei tanti casi in cui la società moderna, la pedagogia, il sistema educativo cadono di fronte a situazioni la cui gestione è più complicata del normale. La legislazione sui minori in Italia dimostra sempre più spesso la propria fallibilità e le proprie enormi lacune, intervenendo male o non intervenendo, arrendendosi e lasciando che un ragazzo di sedici anni veda la sua vita rovinata per sempre.

Luca Craia


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