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Mondiali di calcio: l'africa eternamente al palo e le imperfezioni di germania e francia

Creato il 01 luglio 2014 da Carloca
#451523786 / gettyimages.com
Bye bye, Africa. Ancora una volta. Sto cominciando a temere che mi farò vecchio, nell'attesa che il "calcio del futuro", quello del Continente Nero, assurga finalmente agli onori della cronaca e della storia, conquistando piazzamenti mondiali degni delle attese. E già, "il futuro del football è in Africa": lo leggo e lo sento perlomeno dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, e non si può negare che in tutti questi lustri vi siano stati enormi progressi di gioco e di sapienza tattica, e che molti giocatori di laggiù siano diventati campioni venendo "a scuola" nella vecchia Europa. Ma alla fine siam sempre lì: quando si approssimano le fasi decisive del torneo iridato, le africane puntualmente salutano la compagnia. Questa volta nemmeno ai quarti sono riuscite ad arrivare, come altri illustri predecessori (il Camerun del '90 prima di tutti). Nigeria e Algeria erano rimaste le ultime, orgogliose vessillifere di quel calcio che non supera mai gli esami di maturità: più disciplinate rispetto al Ghana, più continue rispetto alla Costa d'Avorio (e il team di Keshi anche più fortunato, pensiamo al gol annullato al bosniaco Dzeko nello scontro diretto...) ma in generale meno qualitative, sono state cancellate da Germania e Francia,  grandi tradizionali, due delle esponenti più antiche e decorate di quel vecchio Continente che, ad ogni Coppa del Mondo, molti dipingono in declino, salvo poi trovarlo ad occupare almeno metà dei posti disponibili per le semifinali (due su quattro nel 2002, quattro su quattro nel 2006, tre su quattro nel 2010). BELLA ALGERIA - Certo, non si può dire che siano state vittorie gloriose, quelle dei panzer e dei galletti, i cui ottavi hanno marciato quasi in sincrono. Primi tempi da buttare, riscossa nella ripresa: il fatto che i teutonici abbiano avuto bisogno anche dei supplementari per archiviare la pratica è stato dovuto alla superiore caratura degli algerini rispetto ai nigeriani. I ragazzi di Halilhodzic, in effetti, hanno saputo dare seguito alle buone prestazioni fornite nel primo turno, comprendendo nel lotto anche la gara d'apertura col Belgio, quando irretirono i quotati avversari con un dispositivo difensivo magari prudente, ma che disinnescò a lungo le enormi potenzialità dei Diavoli Rossi, costretti a una recita deprimente.
Ieri sera si sono spinti oltre, ripetendo, perlomeno nella prima frazione, il match di stampo offensivo contro la Corea del Sud. E il vantaggio, forse, lo avrebbero anche meritato: Feghouli, Ghoulam e Mustefa (con la complicità di una deviazione di Boateng) andavano veramente a un passo dal gol, ma era il complessivo atteggiamento coraggioso e sbarazzino dei maghrebini a impressionare. Altre volte Neuer doveva uscire fin sulla trequarti per sventare sul nascere pericolose controffensive avversarie, mentre i suoi compagni riuscivano a cavare dal buco nero della loro partita solo un paio di conclusioni di Ozil rintuzzate da Mbolhi e un'occasionissima per Gotze, che si gettava su una corta respinta del portiere su tiro di Kroos ma gli calciava addosso da favorevole posizione. GERMANIA DIESEL - Si sa, però, come vanno queste cose. Una volta scampato il pericolo (e il pericolo si era manifestato, bello grosso), la Germania difficilmente queste gare le perde. Alla lunga comincia a ruminare il suo calcio ordinato, con una spruzzatina di tiqui taca, mantiene la calma senza andare in paranoia di fronte ad avversari più brillanti del previsto, e tesse pazientemente la sua tela offensiva. Nella ripresa, i conti del gioco cominciavano a tornare, per Low: Lahm dalla distanza, Muller con una perentoria inzuccata che pareva vincente, Schweinsteiger con un altro colpo di testa andavano vicini alla segnatura, ma il portierone teutonico doveva regalare altri avanzamenti in stile "Beckenbauer" per prevenire gli improvvisi contrassalti algerini.
Nei supplementari Schurrle sbloccava con una fortunosa deviazione da pochi passi (un po' tacco, un po' polpaccio, un po' non lo sa nemmeno lui...) su cross dell'impagabile Muller, lo spento Ozil raddoppiava in chiusura di secondo extra time rimediando a un suo grossolano errore sotto porta di pochi istanti prima, ma l'Algeria si congedava facendo la voce grossa, grazie a un'imparabile volèe di sinistro di Djabou. Una Germania lungi dall'essere perfetta, come tutte le europee viste in questi ottavi: già detto di Neuer, Mertesacker dietro ha chiuso molti varchi, Boateng ha regalato un fondamentale anticipo su un avversario lanciato a rete, Mustafi si è sdoppiato nelle due fasi senza convincere né in copertura né in rilancio. Il centrocampo è andato troppo a corrente alternata, soffrendo il dinamismo degli africani, con il solo Lahm (poi spostato a destra) ad appoggiare con costanza la manovra offensiva. Spento il cuore creativo della Nationalmannschaft, con Ozil e Gotze fuori fase (decisamente meglio il subentrato Schurrle), i più efficaci sono parsi il generoso Schweinsteiger, ancorché non sempre lucido, e il solito superbo Muller, che ha lavorato come terminale offensivo e in appoggio ai compagni di linea.
MONDIALI DI CALCIO: L'AFRICA ETERNAMENTE AL PALO E LE IMPERFEZIONI DI GERMANIA E FRANCIA                                  Pogba: gioca bene ma non eccelle come nella Juve
FRANCIA DOUBLE FACE - Anche la Francia, si diceva, non ha convinto più di tanto. Deve ripartire dall'ottimo ultimo quarto di gara, allorché ha preso decisamente in mano il match con la Nigeria, sfiorando il vantaggio con Benzema (due volte) e Cabaye (traversa), prima di trovarlo con un'inzuccata di Pogba su uscita a farfalle del portiere Enyeama. Dopo, il numero uno delle Aquile verdi si riscattava salvando su Griezmann, ma veniva beffato in chiusura da una deviazione sotto misura del compagno Yobo su cross rasoterra di Valbuena. Una tempesta offensiva scatenatasi all'improvviso, dopo che per circa un'ora la selezione di Deschamps aveva quasi destato indignazione, per pochezza di gioco e prevedibilità. Nel primo tempo i ragazzi di Keshi avevano tenuto egregiamente botta, creando qualche pensiero a Lloris (buona occasione per Emenike) e rischiando solo su bolide di Pogba, deviato in corner dal portiere. Già, Pogba: l'esplosivo incursore che da due anni a questa parte sta facendo le fortune della Juve, in Brasile è rimasto finora nascosto. Lavora con diligenza, partendo spesso da lontano con percussioni in progressione, ma non ha la continuità, la rabbia, l'incisività che ha trovato nella nostra Serie A.
PERCORSO FACILE - Al suo fianco, si batte con carattere leonino Matuidi, che però nella ripresa si è macchiato di un terrificante intervento sulla caviglia di Onazi che è rimasto assurdamente impunito (ennesimo strafalcione di un Mundial arbitrale che sta regalando pochi ma decisivi errori da matita blu), mentre Valbuena a volte sembra il classico fantasista leggero tutto fumo e poco arrosto. In avanti, come partner di Benzema, meglio Griezmann di Giroud, ma non siamo comunque su livelli di eccellenza, mentre dietro Debuchy pare il vero punto fermo, abile a coprire la fascia destra contenendo e riavviando l'azione; molto più timido dall'altra parte Evra, in mezzo sempre sul pezzo Koscielny. Però ribadiamo il concetto: les coqs devono ancora superare un esame vero (è questione di pochi giorni, arriva la Germania...), finora il gironcino cadeau confezionato loro a dicembre, e poi un ottavo contro una compagine dignitosa ma nulla più, ne hanno enormemente facilitato il cammino. Dovessero arrivare fra le prime quattro, complimenti a loro, ma non si potrà dimenticare che altri han dovuto cominciare a far subito sul serio... 

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