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Monster Monpiece – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 01/08/2014

Cover Monster Monpiece

PS Vita Pegi 12 TESTATO SU
PSVITA

Genere: ,

Sviluppatore: Compile Heart

Produttore: Idea Factory International

Distributore: Digitale

Lingua: Giapponese (sub ENG)

Giocatori: 2

Data di uscita: 04/06/2014

VISITA LA SCHEDA DI Monster Monpiece

Pro-1Meccaniche di gioco immediate Contro-1Intelligenza artificiale spesso imperfetta

Pro-2Longevità elevata... Contro-2... Ma online è difficile trovare sfidanti

Pro-3Illustrazioni delle carte di ottima fattura

Negli anni uno dei passatempi più apprezzati di sempre, il Videogioco, ha messo i suoi acquirenti in situazioni paradossali e al limite dell’accettazione. Con l’avvento dei sensori di movimento, col Wiimote, con particolari videogiochi il cui scopo principale sembrava esser quello di crear scompiglio stravolgendo i classici controlli, facendoci agitare davanti alla TV come degli idioti, chi più, chi meno. Il rilascio abbastanza recente di Monster Monpiece su PlayStation Vita in un certo senso ha risvegliato in noi quelle sensazioni, più che altro per un sistema di level up particolare, che tenta di coniugare il “piacere” al dovere. Sì, parliamo pur sempre di un prodotto pieno zeppo di fanservice, di un titolo per questo non adatto a tutti, ma a parte il suddetto sistema di crescita birichino c’è dell’altro, molto altro, per cui il titolo di Compile Heart potrebbe essere apprezzato anche da chi raramente si è affacciato a titoli di questo genere.

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CARTE SCOTTANTI

Nel mondo di Yafaniel, il dominio spietato dell’umanità è stato punito con l’introduzione nel territorio di alcuni particolari mostri; una convivenza forzata destinata a durare poco, con le prime atrocità che non tardano ad arrivare. A queste, si affiancano le prime dure punizioni, che obbligano la nuova razza a vivere all’interno degli esseri umani, in grado di limitarne i poteri, allo stesso tempo fornendo uno spunto di approccio valido alla nascita di una alleanza tra le due fazioni. Per far crescere questo rapporto si pensa all’istituzione di particolari accademie, in cui gli esseri umani imparano ad utilizzare le capacità dei mostri attraverso battaglie speciali, tramite delle carte, che come vedremo rappresentano il succo dell’intera produzione. May, Elza e Karen fanno parte dell’Accademia di Kunaguva e imparano per diventare maestre della ragazze-mostro, ma un misterioso personaggio prende possesso di Elza, che scompare. Il nostro compito, giunti a questo punto, è quello di far luce sullo strano avvenimento e trovare la nostra amica superando indenni le centinaia di battaglie disponibili nel mondo di gioco, suddiviso in eventi e mondi che comunicano tra loro attraverso una rete con nodi tra loro collegati. La prima parte di gioco punta forte sull’introduzione alla trama, con sequenze che tanto ricordano le visual novel di turno, e si introducono le meccaniche basilari alla base del gameplay, oltre che il personaggio principale del titolo, May Esperio. Partiamo subito col dire che la storia in sé non è molto forte, né articolata o degna d’esser ricordata, ma ben si adatta al contesto, incentivando l’azione di gioco che diventa via via sempre più intrigante grazie ad un grado di sfida che aumenta in maniera graduale. Merito anche delle mappe, suddivise per nodi come dicevamo poc’anzi, che ci consentiranno di ottenere monete, deck di carte, sbloccare particolari di trama o scendere in combattimento. È proprio quest’ultimo aspetto a riempire la quasi totalità delle ore di gioco richieste per giungere ai titoli di coda.

Le regole sono basilari e di facile assimilazione: lo scopo è raggiungere il castello avversario in modo tale da infliggere danno. Per far ciò, andranno schierate le proprie carte all’interno di uno spazio di 3×3 caselle che delimitano la zona di collocazione e schieramento messa a nostra disposizione; una identica, ovviamente, viene concessa all’avversario governato dalla CPU. Attenti al mana che ogni carta consuma, queste potranno essere disposte sul terreno di gioco scegliendo tra le quattro macro-tipologie presenti: carte adatte ai combattimenti da mischia, da combattimento a distanza, unità guaritrici e di buffer, che potenziano l’attacco della carta disposta alla loro destra. Ciò si ripercuote negli armamenti a loro disposizione, con le prime che affronteranno i nemici facendo uso di spade, le seconde attraverso l’uso di archi, mentre le restanti adempiono in maniera più che opportuna alla funzioni di cura e supporto, comunque importanti, anzi spesso di primaria importanza nelle sorti di un incontro. In questo modo, se le ragazze-mostro disposte in campo non hanno dinnanzi a loro alcun nemico, si assisterà ad un’avanzata verso la base avversaria. Monster Monpiece anziché perdersi in noiosi tutorial sfrutta il primo capitolo di gioco per presentarci il mondo di Yafaniel e tutte le sue sfaccettature, sollecitando il giocatore di turno ad imparare meccaniche aggiuntive nelle prime battaglie, caratterizzate da un livello di difficoltà tarato verso il basso. È così che il card game di Compile Heart ci sbatte dinnanzi la possibilità di eseguire fusioni tra carte dello stesso colore, in modo tale da aumentare i punti di attacco, vita e così via, o di attivare poteri secondari a disposizione di alcune carte rare e speciali. Fatta l’abitudine col sistema di gioco tutt’altro che complesso, gli scontri inizieranno a farsi via via più interessanti per la difficoltà crescente dell’avversario, dotato di deck sempre più ostici da affrontare. A questo punto, andranno opportunamente riviste le carte del proprio mazzo (dovremo averne tra le 30 e le 40), tenendo bene a mente l’impossibilità di portare più di tre carte uguali e più di tre carte rare nel deck; dotarsi di un buon mazzo, vincendo scontri e spesso nuove carte, o acquistandone di nuove tramite lo shop interno (ecco a cosa servono le monete di gioco) diventerà un obbligo per chi vorrà dare una mano a May e compagne fino alla fine.

Chiaramente non è tutto qui: arrivati al secondo capitolo di gioco verrà sbloccata la tanto chiacchierata feature di cui abbiamo accennato qualcosa in apertura: il First Crush Rub, tramite cui i giocatori potranno far salire di livello le proprie carte portando a termine un particolare mini-gioco. Si tratta di usare il touch screen anteriore e posteriore di PlayStation Vita per accarezzare, toccare e pizzicare zone erogene delle ragazze-mostro raffigurate sulle carte, in modo tale da far salire il loro livello di eccitazione – quindi il livello di un contatore posto a schermo – ed ottenere la tanto attesa “evoluzione”. Prima di poter fare questo passo andrà pagato un corrispettivo in termini di monete, che naturalmente non verrà rimborsato qualora il level up della carta non andasse a buon fine entro il tempo prestabilito. Tutto qui? No. Quei bontemponi di Compile Heart hanno ben pensato di far scomparire qualche capo d’abbigliamento dalla carta, una volta fatta salire di grado… Insomma, un buon incentivo per chi – soprattutto con questo caldo – non ne vuol proprio sapere di vedere ragazze troppo vestite! Tuttavia, questa peculiarità lascia ben presto spazio all’immediatezza e alla bontà del gameplay, rivelandosi un’aggiunta inizialmente interessante e poi discutibile, a lungo andare indicata ai pochi fan un po’ “disturbati” e amanti di piccolezze come queste.

Alla modalità in singolo, che già di suo ruba una ventina di ore almeno, si aggiunge quella online o ad-hoc, anche se abbiamo avuto enormi difficoltà nel reperire giocatori online. Tutto sommato poco male, il gioco si presta a lunghe sessioni così come a brevi lassi di tempo, mettendosi in evidenza con un sistema di gioco basilare ma che dà dipendenza, seppur minato dall’IA non sempre all’altezza della situazione. Non fa molto meglio il comparto grafico, afflitto da qualche rallentamento nelle fasi di potenziamento delle carte e da modelli 3D delle ragazze-mostro non dettagliati o raffinati, dicasi lo stesso per le arene di gioco; d’altronde, i limiti di budget sono chiari ed evidenti, ma ci saremmo aspettati qualcosa di più sotto questi aspetti, vista l’abilità e la maestria con le quali il team di sviluppo ha realizzato gli artwork che compongono le carte di gioco. Non fa molto meglio il comparto audio, che presenta un buon doppiaggio in giapponese, ma musiche ed effetti di dubbia qualità.

Monster Monpiece – Recensione IN CONCLUSIONE
Se cercate un titolo che riprende le meccaniche di un Magic The Gathering, e lo fa affiancando a questo tipo di esperienza una gran quantità di moe, Monster Monpiece potrebbe essere il titolo che fa per voi. Nonostante il concetto di gioco sia tutto fuorché originale, la produzione di Compile Heart conquista per immediatezza, alla quale si sostituisce la profondità delle meccaniche dopo qualche ora di gioco. Peccato per alcune imperfezioni, soprattutto in ambito tecnico, che a nostro avviso ne limitano un po' la valutazione. ZVOTO 7
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