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Monti a Porta a Porta e il dilemma del prigioniero.

Creato il 03 dicembre 2011 da Cristiana

Monti a Porta a Porta e il dilemma del prigioniero.Fossi in  Monti la manovra al Paese la spiegherei, sì, molto bene. Soprattutto al Paese per impedire ai partiti di fare di lui carne di porco per la prossima campagna elettorale.

Forse non andrei da Vespa, ecco. Avrei (forse considerato) di parlare a reti unificate anche se il registro di un discorso a reti unificate ha due problemi:

1) il linguaggio deve per forza essere troppo istituzionale e quindi può risultare incomprensibile e non sufficientemente nazional-popolare

2) un discorso a reti unificate di un commissario tecnico lo avremmo considerato una sovraesposizione sospetta e a qualcuno sarebbe venuto il dubbio che Monti stia pensando anche al dopo 2013.

Eppure non possiamo negare un aspetto di questa vicenda.

Mentre Berlusconi usava la TV per fare propaganda e racimolare voti promettendo cose impossibili, qui (a meno di smentite del futuro prossimo venturo) parliamo di uno che la politica ha chiamato per toglierle le castagne dal fuoco: il lavoro sporco fallo tu.

E poiché dopo Monti si andrà a votare ci sono due cose che possono accadere e che rientrano nel banale schema del dilemma del prigioniero:

1) PD e PDL appoggiano Monti fino alla fine in un accordo tacito di divisione di meriti e responsabilità. Non fanno polemica, guidano le misure al meglio facendo percepire di avere responsabilità nel bene e nel male

2) PD e PDL fanno a gara a togliere la spina prima se si rendono conto che le misure di Monti diventano impopolari. Chi lo fa un minuto dopo resta con il cerino Monti in mano.

3) togliere la spina lo stesso giorno la considero una possibilità impossibile (la comunicazione è tutto, basta un comunicato stampa).

E allora Monti dopo avere incontrato le parti sociali, i segretari di partito e forse anche le camere, ha capito che l’unico modo per arrivare al 2013 e non fare un flop con pesanti ripercussioni personali (fallire senza avere fatto alcuna riforma), è andare a cercare il consenso del Paese, in modo da cercare quell’alleato prezioso che impedisca il punto 2.

Solo se Monti riuscirà a spiegare all’Italia la sua manovra potrà contare sul sostegno del parlamento fino in fondo.

Se Monti è bravo dirà al Paese che da qui al 2013 cambierà la legge elettorale, farà una legge sul conflitto di interessi e taglierà i costi della politica. A questo punto caricherebbe su questo parlamento tutte le responsabilità di un’eventuale fallimento.

E sarebbe un bell’assist per Montezemolo che si ritroverebbe il terreno sgombro.

Ora io penso che il PD questi mesi se li deve giocare alla perfezione, con grande senso di responsabilità e senza sindromi bertinottiane e nel modo più compatto possibile, magari aprendo il famoso dibattito sul lavoro in previsione di votare provvedimenti che poi tra due anni, andando al governo, non potremo certo ripudiare.

Regalare l’Italia di nuovo alla destra o a nuovi salvatori della patria per seguire idee anacronistiche  su lavoro e previdenza significherebbe regalare il Paese a chi poi di lavoro e previdenza farà davvero carne di porco.

Il PD spinga sul tasto del welfare. Si distingua dove la destra non può arrivare.

Esca dall’anello familistico della politica italiana ed entri finalmente nell’anello del Bene Comune collettivo. Del’ultimo anello di Hegel e di cosa abbia a che fare con Monti, ne ho parlato ampiamente qui.


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