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Mozziconi di sigarette: ecco come riutilizzarli

Creato il 25 agosto 2014 da Deboramorano @DeboraMorano

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Tra i rifiuti più diffusi nelle nostre città, come in tutto il mondo, i mozziconi di sigaretta occupano il primo posto.

Per offrire una soluzione a questo problema ambientale  e  per rispondere a un’esigenza industriale e tecnologica, una equipe di ricercatori sud-coreani dell’Università Nazionale di Seoul ha progettato un metodo per riutilizzare  quel che resta delle sigarette e convertirlo  in materiali ad alte prestazioni in grado di immagazzinare energia e integrabili in computer, dispositivi portatili, veicoli elettrici e turbine eoliche.

Il nuovo materiale ha prestazioni superiori rispetto al carbonio, al grafene e ai nanotubi di carbonio disponibili oggi sul mercato.

L’idea è quella di utilizzare questo materiale come rivestimento per gli elettrodi di componenti supercondensatori elettrochimici che possono immagazzinare grandi quantità di energia elettrica.

Al momento, i supercondensatori sono costituiti da carbonio, in quanto l’utilizzo di tale risorsa garantisce un basso costo, un’elevata conducibilità elettrica e una stabilità a lungo termine.

Allo stesso tempo, molti scienziati stanno cercando di migliorare le proprietà dei supercondensatori e di ridurre i costi di produzione.

L’equipe sud-coreana ha dimostrato che utilizzando la pirolisi, un processo di combustione,  le fibre di acetato di cellulosa, di cui sono costituiti i filtri, potrebbero trasformarsi in un materiale a base di carbonio contenente una serie di minuscoli pori in grado di aumentarne le prestazioni.

L’unione di pori di differenti dimensioni, assicura che il materiale abbia una densità di potenza elevata e permette di conservare una maggiore quantità di energia elettrica garantendo anche un maggiore stoccaggio rispetto al grafene e ai nanotubi di carbonio.

Il materiale è stato collegato a un elettrodo, in un sistema a tre elettrodi, per verificare se e come potesse assorbire e poi rilasciare ioni elettroliti.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista inglese “Nanotechnology”.


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