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MUOS si, MUOS no: l’Italia dei dubbi

Creato il 01 marzo 2013 da Postscriptum
 

muos

I lavori per l’installazione del MUOS nei pressi di Niscemi (CL) continuano mentre nella regione crescono le paure alimentate da convinzioni, più o meno verificate, circa i pericoli derivanti dall’impianto: il dibattito sull’opportunità di fermare definitivamente i lavori (o quantomeno rallentarne il proseguimento) per valutare l’entità di questi pericoli va avanti da mesi e ormai ha creato un vero e proprio fronte comune, con a capo esponenti politici (il presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta) ma anche cittadini che hanno costituito dei gruppi di protesta molto organizzati (NoMUOS).

L’oggetto del contendere, cioè la fonte di tutte le paure, sarebbe la massiccia presenza di campi elettromagnetici ad altissima frequenza che stazionerebbe nell’area di lavoro dell’impianto e che interferirebbe, secondo i più informati, con tutte le apparecchiature elettriche che vi saranno immerse (comprese quelle ospedaliere o elettromedicali) ma anche direttamente con gli organismi dei cittadini che vivono nelle zone limitrofe: leucemie e insorgenze tumorali sarebbero le conseguenze più dirette.
I responsabili americani del progetto e i loro sostenitori italiani, invece, assicurano che l’impianto non causerà dovrebbe causare alcun tipo di interferenza o di pericolo poiché è stato testato nelle altre tre aree del pianeta in cui è in funzione da tempo (in Virginia, nelle Hawaii e in Australia). Aree che sono desertiche, secondo le informazioni delle associazioni di protesta sicule, ma che in realtà si trovano a poche centinaia di chilometri da centri abitati e installazioni turistiche.

Allora, qual è la verità?

 

Noterete che nel precedente paragrafo di questo post ho usato il condizionale. In questo caso il condizionale è d’obbligo poiché non possiamo essere certi al 100% sulla totale sicurezza, o non sicurezza, del famoso MUOS; possiamo però farci una nostra idea personale senza farci condizionare dal sensazionalismo tipico della nostra era e tenendo sempre presente la situazione storico-politica della Sicilia dopo la seconda guerra mondiale.

Ma andiamo con ordine.
Tecnicamente il MUOS (acronimo di Mobile User Objective System) è un sistema di comunicazione che si avvale di un sistema di satelliti e di stazioni terrestri dotate di antenne ad altissima frequenza: tale sistema funziona esattamente come lo standard 3G (WCDMA) dei nostri smartphone, solo che al posto delle torri cellulari (le classiche antenne che si possono vedere sui tetti di alcune case di campagna e su alcuni palazzi in città) usa dei satelliti geostazionari che convertono il segnale WCDMA in un segnale UHF (Ultra High Frequency) adatto per le apparecchiature militari e interagiscono con potenti antenne terrestri. Lavorando ad altissime frequenze, e comunque al di sotto delle frequenze in cui funzionano gli smartphone, il MUOS consentirà di mettere facilmente in contatto tra di loro tutti i militari che si trovano sulla terraferma, in volo o in mare aperto, anche in zone del pianeta più disastrate e non raggiunte dai segnali tipici della comunicazione civile. In definitiva il MUOS non è un arma ma assomiglia a un grandissimo smartphone.

E’ vero che i campi magnetici interferiscono, o comunque interagiscono, con i nostri organi interni, tant’è che da qualche anno gli esperti consigliano di utilizzare gli auricolari quando parliamo al cellulare perché anche il nostro caro smartphone produce campi elettromagnetici che ci possono risultare “indigesti”. Ma il punto è se questi campi siano effettivamente pericolosi. In realtà una prolungata esposizione ad un campo elettromagnetico può risultare dannosa per la nostra salute ma considerando che ogni aggeggio elettrico lavora (per le leggi che regolano i parametri di costruzione e funzionamento) a frequenze che non vengono intercettate (o comunque non del tutto) dal nostro organismo possiamo concludere che, come in ogni cosa, è l’abuso smodato a creare il danno. Le alte frequenze, quindi, non ci dovrebbero creare pericoli, per cui l’antenna terrestre del MUOS, almeno nelle ipotesi non creerebbe problemi, ma purtroppo bisognerebbe disporre di dati relativi ad una casistica decennale per poterlo dire con certezza sufficiente a rassicurare gente che non sa nemmeno cos’è una antenna, come funziona e a che serve.
Per quanto riguarda le interferenze con altri apparecchi elettronici, al giorno d’oggi esistono sofisticatissimi sistemi di schermatura in modo da permettere il completo isolamento elettromagnetico.

Il secondo grande problema è di carattere storico politico. Questa antenna della discordia è fortemente voluta dagli americani ed è un fatto noto che, se essi vogliono una cosa, volente o nolente, la ottengono. Figurarsi poi se si fanno problemi ad imporre la loro volontà ad un paese che hanno liberato dal nazifascismo meno di un secolo fa e in cui hanno spadroneggiato politicamente e militarmente per anni. Se gli USA vogliono il MUOS di Niscemi lo avranno, questa è la triste verità. L’unica forza storica in grado di fermare il progetto MUOS è quella che viene definita come il male endemico della Sicilia e dei siciliani, una forza in grado di ricattare lo stato italiano a suon di bombe e omicidi e in grado di infettare la politica italiana a tutti i livelli. Ci siamo capiti, no?

Fonti| Wikipedia | NoMuos | Locheed Martin

 


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