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Musiche contemporanee ascoltate. il Jazz in Italia negli Anni novanta.

Creato il 09 dicembre 2011 da Tirsenide

 

Uno scritto di Francesco Cusa (Collettivo “Basse Sfere”, Bologna anni ’90).

<< Che poi si voglia attribuire a questo trio il senso delle cose è fuor di dubbio, poiché Gianni Gebbia, Cristina Zavalloni e Francesco Cusa … anzi, più Gianni Gebbia che Francesco Cusa di quanto non si possa attribuire il senso delle cose a Cristina Zavalloni, – la quale in quanto a scibile la sa lunga- esprimono (sia detto per inciso[ … se tanto ci dà tanto … quello è{ e che dire al ricorso all’elettronica da parte di Francesco Cusa?} ma se tanto ci dà tanto tanto tanto … beh!  allora … ] sia detto per inciso dunque) esprimono, dicevamo, un interplay che può scaturire soltanto da una convivenza pluriennale sotto lo stesso tetto. Una sorta di musicale “cameratismo” (da non confondere con la sodalità dei topi). Musica colta dunque (dal vago humus popolare ), venata da un sottile gusto satirico del trio, e ridendo, oltre il morire a crepapellerossa durante il concerto, oltre a morire disturberebbe gli altri. Tutti voi vi chiederete perché Prévert e non Baudelaire, Rimbaud, Folgore da San Gimignano o Guido Cavalcanti? La risposta di Cristina Zavalloni e Gianni Gebbia non potrà che essere: << E che dire del ricorso all’elettronica da parte di Francesco Cusa? >>.

Non rimane, per concludere, che rimarcare la positività del messaggio del trio, anche se (sia ben chiaro) essa è agli antipodi del positivismo panico di, mettiamo, un fragiuseppecionfoli (“Hop, hop, hop somarello, trotta trotta che il mondo è bello”, non mi sembra affatto che tenga in considerazione il punto di vista dell’asino).

 

Prima parte:

Gianni Gebbia, sax soprano

Cristina Zavalloni, voce recitante, canto

Musiche contemporanee ascoltate. il Jazz in Italia negli Anni novanta.

Francesco Cusa, percussioni, sequencer

Poesie di Jacques Prévert

Seconda Parte:

Gianni Gebbia incontra BASSE SFERE



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