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Narcolessia: false accuse sincere di pazienti narcolettici

Da Psychomer
by Angela Sofo on ottobre 17, 2012

Dopo aver trattato brevemente il tema delle parasonnie e i possibili risvolti medico-legali correlati, vorrei oggi approfondire l’argomento descrivendo un ulteriore disturbo del sonno: la narcolessia, anch’esso di interesse forense, ma che rientra questa volta nella categoria delle ipersonnie primarie. La manifestazione clinica principale è l’eccessiva sonnolenza diurna (EDS) che si presenta sottoforma di episodi o “attacchi” di sonno, solitamente incoercibili, di durata variabile, ricorrenti nell’arco della giornata e facilitati da situazioni a basso stimolo seguiti poi da una sensazione di ristoro psicofisico. Altri sintomi spesso riportati, come per esempio le allucinazioni, rappresentano invece l’inappropriata intrusione o persistenza di caratteristiche del sonno REM durante la veglia. Le allucinazioni ipnagogiche (all’addormentamento) e ipnopompiche (al risveglio) sono vivide e più spaventose dei sogni comuni poiché le immagini del sogno si inscrivono nell’ambiente reale ed in condizioni di veglia. I pazienti, anche in assenza di stimoli oggettivi, possono esperire allucinazioni tali da far credere loro di aver vissuto esperienze che non si sono mai verificate nella realtà. Non sono (per esempio) state rare in passato, le denunce di pazienti narcolettici che sostenevano di essere stati abusati sessualmente. In questo caso si può parlare di accuse sincere, fatte in buona fede, ma allo stesso tempo totalmente infondate; chi sporge denuncia non ha nessuna intenzione di simulare il reato, né di danneggiare chi si presume lo abbia compiuto. Se il contenuto dell’accusa è veritiero, il comportamento della vittima sarà quello di una persona ferita e spaventata, saranno evidenti chiari atteggiamenti di indignazione e sofferenza e non ci saranno tentativi di falsare la descrizione del reato per renderlo più credibile.

In alcune ricerche del passato furono descritti diversi casi di accuse di violenza sessuale senza che in esse vi fosse alcun riscontro con la realtà dei fatti. I pazienti che sporsero denuncia soffrivano tutti di narcolessia.

Un esempio è quello di una donna di 31 anni affetta da violente allucinazioni visive, tattili e uditive la quale lamentava un bisogno sempre più frequente di dormire anche durante il giorno. La paziente sosteneva inoltre di essere tormentata quotidianamente dai suoi deliri e dai comandi imperativi dettati dalle allucinazioni che si facevano sempre più angoscianti. Dopo essere stata visitata da esperti, le fu somministrato un forte dosaggio di farmaci, ma nessuno di questi fu in grado di alleviare i sintomi. La terapia elettroconvulsiva riuscì temporaneamente ad attenuare le allucinazioni e con esse anche la maggior parte delle anormalità che caratterizzavano il suo stato mentale ma, come effetto iatrogeno, l’alta frequenza della terapia, compromise la sua memoria. Durante i colloqui clinici confessò di essere stata spesso abusata sessualmente sia nella propria abitazione che in ospedale. La paziente raccontò di essere stata assalita in casa da un uomo e la violenza fu per lei talmente dolorosa che si rifiutò di riportarla nel dettaglio. Sebbene tutto il personale medico condividesse l’idea che l’accusa della donna fosse reale, i neurologi decisero di indagare ulteriormente prescrivendole diversi esami medici che non rilevarono però nessuna anomalia.  Fu soltanto in seguito ad alcune domande specifiche rivolte alla donna che emersero nuovi elementi che condussero ad un punto di svolta del caso. La signora raccontò che quando si sentiva particolarmente stanca e assonnata riusciva a vedere e ad udire cose confuse alle quali non riusciva a dare una spiegazione. Dall’anamnesi medica non risultarono presenti antecedenti di psicosi e quando sorse il sospetto di narcolessia furono effettuate ulteriori indagini che confermarono l’ipotesi diagnostica. L’impiego di farmaci psicostimolanti al fine di ridurre la sonnolenza della paziente, alleviò le allucinazioni portandola ad avere una maggiore consapevolezza dei fatti accaduti. La donna si meravigliò nello scoprire la vera natura dei suoi sintomi poiché era sempre stata fermamente convinta che l’episodio di violenza sessuale fosse realmente avvenuto.

In molti pazienti non ancora diagnosticati come narcolettici, le allucinazioni si presentano anche durante il giorno quando i soggetti sono apparentemente svegli; l’intrusione prematura del sonno REM può annebbiare i loro ricordi e far si che non si rendano conto delle incongruenze dei loro resoconti.

Quando le esperienze descritte presentano i sintomi tipici della narcolessia, la cosa più opportuna da fare è quella di effettuare degli esami volti ad indagare l’eventuale presenza di un disturbo del sonno.

Risulta evidente che un’accusa sincera, ma allo stesso tempo infondata può comportare conseguenze ben peggiori di una successiva smentita. La diagnosi di narcolessia, pur non prevenendo una falsa denuncia, può dare al paziente narcolettico la possibilità di riconsiderare in maniera obbiettiva la natura delle sue deposizioni e portarlo ad ammettere di aver agito in conseguenza alla sintomatologia di un disturbo di cui non sapeva di essere affetto.

Bibliografia

Hays P., False but sincere accusations of sexual assault made by narcoleptic patients. Medical-Legal Bull, 1992; 60:265-271


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