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“Nel paese dei libri” di Quint Buchholz, Beisler

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

paeselibricopPer chi lo prova – e molti di noi sono tra questi – l’amore per la lettura è sentimento così importante e totalizzante che sovente sente il bisogno di autocelebrarsi.
Per un lettore i libri sono un universo, un incanto, una magia che si riproduce ogni volta che si annullano i confini tra storia e realtà e il libro cessa di essere un oggetto inanimato abbandonato su uno scaffale o su un comodino per diventare parte integrante, attiva, immancabile, del quadro quotidiano.

In un libro materialmente si entra, da un libro fattivamente si esce. Lo stesso si fa ponte, strada, porta, dispositivo per volare, coperta o mantello, ombrello o scala per raggiungere nuovi punti di vista, conoscenze più alte.

Quint Buchholz, eccellente e pluripremiato illustratore tedesco, dedica, con un piccolo gioiello d’opera appena pubblicato da Beisler  – “Nel paese dei libri” – un vero e proprio inno d’amore, poetico e trasognato, raffinato e immaginifico, al libro e all’atto di leggere, al rapporto unico, profondo, immensamente ricco che si crea tra un lettore e le pagine.

Un formato minuto, discreto, quasi modesto, impreziosito da una copertina che è già una promessa sull’intensità e l’originalità dell’albo; uno scrigno dal quale si svelano tavole preziose, eloquenti.
Dipinti surreali che cedono un accennato e delicato tributo all’arte di Magritte e che hanno la lievità e il potere ammaliatore di un sogno e allo stesso tempo l’incisività e l’efficacia di un sapiente trattato sul tema.
Illustrazioni che potrebbero perfino non lasciarsi accompagnare da alcuna parola, anche se l’autore sceglie la traccia di brevi frasi liriche e musicali. Piccoli quadri che, credo, ogni lettore vorrebbe poter incorniciare per esprimere con chiarezza e poesia la natura del proprio legame con il libro.

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Mi sento in dovere di precisare che “Nel paese dei libri” non è un albo per bambini.
Siamo nel campo – in Italia ancora poco battuto – del picture book principalmente rivolto agli adulti, o perlomeno pensato per un pubblico trasversale, che non trovi nell’età, bensì nella sensibilità, la sua barriera discriminante.

Strutturato secondo un’impostazione classica e minimalista, ciascuna doppia facciata vede il brevissimo testo – una riga soltanto – isolato nella parte sinistra, su uno sfondo rigorosamente bianco. A destra, pieno spazio alla tavola illustrata, senza alcun margine, limitazione, cornice che ne soffochi il respiro.
In effetti voltare lo sguardo verso l’illustrazione equivale a un decollo, ad un tuffo sicuro entro un’emozione, corrisponde all’incontro, suggestivo ed efficacissimo, ad ogni voltar di pagina, con uno dei significati più intimi e profondi dell’atto di leggere.

Ciascuno avrà il batticuore per una diversa immagine. Chi per quella che esprime il carattere avventuroso del libro, oppure quello esotico, o ancora l’illuminante.
C’è chi si sentirà rappresentato dal rapimento assoluto che una storia può esercitare, dal potere di ampliare la conoscenza, oppure di mettere in contatto e a confronto con la propria emotività.
Alcuni sentiranno familiare il senso di protezione e accoglienza che può provenire dalle pagine, o magari a volte quello di ostilità e freddezza, altri si lasceranno scaldare il cuore dalla forza ammaliatrice di un romanzo o si ritroveranno nella ricerca continua di spazi intimi e riservati dove rifugiarsi con il proprio libro.

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C’è chi legge per isolarsi, chi per entrare in relazione, chi per evadere e chi lo fa per imparare. Molti si circondano di storie per entrare ogni volta in una realtà diversa, per vivere mille vite, per innamorarsi, per meravigliarsi, per diventare migliori, per viaggiare.
Esiste perfino chi riesce ogni volta a rinnovare il proprio rapporto con il libro e il senso che vi può trovare.

Ed ecco quindi i libri di Buchholz, nelle loro tinte pastello, eteree, sfumate, che si fanno parte di paesaggi, ora grandi ora piccini, offrono le loro pagine come un luogo altro in cui entrare, da cui uscire, oppure diventano mezzo per volare o navigare.
Danno riparo, calore o protezione – perfino casa – si fanno terra da coltivare, terreno da calpestare, amante da stringere o binocolo per guardare più lontano.

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Come non restare sopraffatti dal potere metaforico del libro che diviene bara da portare amorevolmente a spalla quando ben si conosce il sentimento di abbandono e perdita che si prova alla fine di una storia amata? O come non sentire propri i mille gradini a forma di volumi che ogni lettore, nella sua crescita, impila nella mente e nella memoria e dai quali si sente arricchito e innalzato?

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Ovviamente qualcosa di così intimo, ricco, affascinante come la lettura non permette in nessun modo di essere imbrigliato e definito, non può entrare in un recinto, per quanto artistico o colorato sia.
Ed infatti uno degli aspetti più significativi e pregevoli di questa splendida opera è proprio la sua capacità di restare rarefatta pur nella sua profonda efficacia. Di centrare carezzando, illuminare facendo sì che risaltino, come luoghi preziosi e carichi di promesse, anche quelli ancora in ombra ed inesplorati.

D’altra parte cosa c’è di più limpido e potente della tavola finale? Senza nemmeno l’ausilio della parola –ché viene da sé a chiunque conosca la forza totalizzante e coinvolgente della lettura o si lasci semplicemente trasportare dalla rima – una conclusione che, nella sua semplicità e necessità, non avrebbe potuto essere diversa.
E ogni lettore non potrà che ritrovarsi nella nuova geografia mostrata: una vera e propria cosmogonia, così eccentrica, immaginifica eppure così familiare, infondo, a chi nella sua esistenza non potrebbe fare a meno di leggere.

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