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No alla violenza! (dojo kun – 5ª regola)

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 28 agosto 2012  Autore: Stefano Bresciani

No alla violenza! (dojo kun – 5ª regola)Il quinto principio del “Dojo-kun”, codice etico delle arti marziali, pone al centro del suo messaggio la condotta. Per formare un carattere plasmato su una pacifica convivenza con gli altri esseri umani occorre lavorare su un componente fondamentale: l’intelletto. Grazie a esso è possibile oltrepassare il mero istinto animale, con il controllo delle proprie azioni, idealmente al fine di rinunciare allla violenza fisica. Il ricorso alla violenza è un comportamento sempre evitabile, basta ricordarsi di usare l’intelletto…

Grazie al karate-do ad esempio, la ricerca dell’autocontrollo è un caposaldo del fondatore stile Shotokan-ryu Gichin Funakoshi, che un illuminato giorno disse:

nel karate non c’è chi attacca per primo

Nel senso più spirituale di questa espressione, egli intende che l’uomo, poiché dotato di intelletto, ha la capacità di trovare la via della non violenza, affrontando qualsiasi situazione con un atteggiamento controllato del proprio io. Questo “do” (=Via) è probabilmente il più difficile, giacché per poterlo percorrere bisogna in primo luogo essere disposti ad andare dentro se stessi, scavare nella propria natura, accettandone limiti/paure ed esaltandone le preziose risorse.

Un giorno un samurai andò dal maestro spirituale Hakuin e chiese: “Esiste un inferno? Esiste un paradiso? Se esistono da dove si entra?“. Era un semplice guerriero. I guerrieri sono privi di astuzia nelle mente. I guerrieri conoscono solo due cose: la vita e la morte. Il samurai non era venuto per imparare una dottrina, voleva sapere dov’erano le porte, per evitare l’inferno ed entrare in paradiso. Hakuin chiese: “Chi sei tu?”. Il guerriero rispose: “Sono un samurai“. In Giappone essere un samurai è motivo di grande orgoglio. Significa essere un guerriero perfetto. Uno che non esiterebbe un attimo a dare la vita.”Sono un grande guerriero, anche l’imperatore mi rispetta“. Hakuin rise e disse:”Tu, un samurai? Sembri un mendicante!” L’uomo si sentì ferito nell’orgoglio. Sfoderò la spada, con l’intenzione di uccidere Hakuin. Il maestro rise: “Questa è la porta dell’inferno – disse – con questa spada, con questa collera, con questo ego, si apre quella porta“. Questo un guerriero lo può comprendere, così il samurai rinfoderò la spada… e Hakuin disse: “Qui si apre la porta del paradiso“.

L’inferno e il paradiso sono dentro di te, entrambe le porte sono in te. Quando ti comporti in modo inconsapevole, si apre la porta dell’inferno; quando sei attento e consapevole, si apre la porta del paradiso. La mente è sia paradiso sia inferno, poiché la mente ha la capacità di diventare sia l’uno che l’altro. L’improvvisa consapevolezza del samurai sul proprio stato di agitazione emotiva mostra quanto sia importante capire la differenza tra l’essere schiavi di un’emozione e il divenire consapevoli del fatto che essa ci sta travolgendo.

Proprio qui sta il nocciolo della questione: trovare consapevolezza nelle proprie reazioni, saper gestire le proprie emozioni. Questo è  il primo passo sulla Via della non-violenza, una paradisiaca strada che si fa largo in un mondo costellato da violenza di ogni genere, in cui l’intelletto lascia spesso troppo  spazio all’istinto primordiale…

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