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Non chiamateli più comprimari

Creato il 14 novembre 2012 da Basketcaffe @basketcaffe

La nuovissima stagione NBA è iniziata da una manciata di settimane, emozioni e sorprese non mancheranno fino al termine della stessa. Le trenta franchigie NBA, chi più chi meno, hanno “rinfrescato” i propri roster, portando alla ribalta alcune “facce nuove”, ragazzi provenienti dall’ultimo draft, ma non solo.
Le urgenti necessità di downsizing del payroll di molte franchigie e complici anche molti infortuni di uomini chiave, hanno costretto i coach NBA ad inserire nelle rotazioni delle vecchie conoscenze NBA che, nelle stagioni passate, hanno faticato (e non poco) a lasciare il segno.

Gli esempi più lampanti arrivano tutti dalla Eastern Conference, forse più povera di talento ma allo stesso tempo terra di conquista per tanti giocatori in cerca di un ruolo (ed un salario importante). Un interessante esempio arriva dai Washington Wizards i quali, complice l’assenza forzata del leader John Wall, lanciano nel quintetto titolare A.J. Price, playmaker scelto da Indiana due anni fa, e semisconosciuto ai più.
Restando in tema playmaker, ha i contorni dell’incredibile l’inizio di stagione di E’Twaun Moore, passato a Treviso durante il lockout, scaricato dai Celtics ed ingaggiato dai nuovi Orlando Magic. In sole cinque partite è passato dai 2.9 punti  in maglia Celtics ad oltre 13.3 punti e 4.1 assist in maglia Magic.
A Chicago invece, in attesa di poter “riabbracciare” sul parquet Derrick RoseNate Robinson e Kirk Hinrich, un po’ snobbati dalle altre, si dividono equamente le responsabilità di playmaker nel team di Windy City.

Nel settore guardie l’addio di Ray Allen ha spalancato le porte dei Celtics a Courtney Lee, validissimo gregario a Houston l’anno passato e che nella lineup disegnata da coach Doc Rivers rivestirà sostanzialmente le stesso ruolo.

Per ragioni di contenimento dei costi a New York un interessante Ronnie Brewer è stato insignito del ruolo di ala piccola titolare. E’ vero che per Brewer si conta già un’esperienza importante a Chicago, ma è anche vero che giocare nella Grande Mela può dare un certo trend alla propria carriera (Jeremy Lin insegna).
Attuando lo stesso ragionamento economico si può interpretare la presenza nel quintetto degli Atlanta Hawks di Kyle Korver, ex sesto uomo di Jazz e Bulls.

Spostandosi nella conference orientale troviamo meno comprimari nelle posizioni chiave (come ad esempio Greivis Vasquez, play titolare di Nola) ma non mancano alcuni esempi di giocatori che, pur partendo dalla panchina, assicurano un egregio contributo.
Uno di questi è senza dubbio Carlos Delfino il quale, scaricato dai Bucks ed ingaggiato dagli Houston Rockets ha fatto intravedere ottime cose sin dal primo giorno di training camp.
Infine una citazione d’onore va a Carl Landry, free agent acquisito quest’estate dai Golden State Warriors.
L’ex ala dei New Orleans Hornets ha subito ripagata la fiducia di coach Mark Jackson portando in dote, per il team californiano (in 26 minuti d’impiego di media) ben 16.1 punti e sopratutto 8.1 rimbalzi a partita (meglio di lui solo David Lee).

Per i motivi più svariati quindi, lo scenario NBA è in continua evoluzione e questo è il momento migliore per tutti i comprimari per portare il proprio gioco ad un livello superiore e magari provare strappare un ruolo di prestigio e tanti minuti in campo.


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