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NON SONO I BELLISSIMI DI RETE 4 – Cappello a cilindro

Creato il 16 dicembre 2013 da Fabioeandrea

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Il film più spensierato e divertente degli Anni Trenta. Top Hat, ovvero, il musical Cappello a cilindro di Mark Sandrich del 1935.

Parole d’ordine, che di solito accompagnano questo film, sono: leggerezza, eleganza, Anni Trenta, perfezione, Venezia, Fred-Astaire-e-Ginger-Rogers.

NON SONO I BELLISSIMI DI RETE 4 – Cappello a cilindro

Non c’è altro… E i motivi che hanno spinto la critica cinematografica e storica a osannarlo fino a trasformarlo in un CAPOLAVORO sono tutti qui:

1. La sceneggiatura. La trama non è facile da seguire, ma con un minimo di sforzo sono sicuro che arriverete anche voi a comprenderla… Anche se, a dir la verità, fate prima a vedere il film. Si parte con il ballerino Jerry Travers (interpretato da Fred Astaire) che è uno scapolo impenitente e che però perde completamente la testa per la bella Dale Tremont (la bionda Ginger Rogers), conosciuta per puro caso in un albergo lussuosissimo del Lido veneziano. Per un equivoco, Dale però pensa che Jerry sia sposato e, di fronte alle sue avances, lo respinge infastidita e con parecchia dose di acidità. Oltretutto, scambia per sua moglie quella che è la moglie del suo migliore amico. Questa la trama che però è perfettamente sostenuta da una sceneggiatura che vive di schermaglie e bisticci, tali da rendere i due insopportabilmente divertenti. Sia lode a Dwight Taylor e Alan Scott che scrissero le battute di questo capolavoro e che continuarono a lavorare con la coppia Fred e Ginger anche in Cerco il mio amore e Seguendo la flotta. Non c’è mai stata ironia così ricca di stile, garbata e spassosa.

NON SONO I BELLISSIMI DI RETE 4 – Cappello a cilindro

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2. Fred e Ginger. La coppia. Fred Astaire e Ginger Rogers insieme fecero ben dieci pellicole fra il 1933 e il 1949. La prima era Carioca, l’ultima I Barkleys di Broadway. Cappello a cilindro, però, rappresenta il punto più alto nella carriera dei due e la massima espressione di una coppia hollywoodiana di eccezionale affiatamento artistico che, anche in seguito, non riuscì a superare se stessa come in questa performance. Tanto che Federico Fellini li omaggiò in Ginger e Fred del 1986, con la storia di due vecchi ballerini (interpretati da Marcello Mastroianni e Giulietta Masina) che si ritroveranno a ballare in televisione dopo essere andati in pensione. Non solo coppia è fianco a fianco nella danza, ma anche nella dura legge di Hollywood. Infatti, di comune accordo e, dopo questo film, i due decisero di chiedere alla loro casa di produzione, la RKO, un aumento del loro stipendio per lavorare in un nuovo musical. La RKO non volle concederglielo e così i due non scomparirono da Los Angeles per qualche tempo. La Rogers si nascose in montagna, mentre Astaire a New York ed entrambi si rifiutarono di tornare se non avessero ottenuto ciò che richiedevano. Alla fine, nonostante la minaccia di essere sostituiti, si decise per un adeguamento del loro compenso.

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3. Cheek to Cheek. Irving Berlin è la grande anima di questo titolo. È lui l’autore di una colonna sonora che ha segnato i gusti degli americani negli Ani Trenta, in particolare con la canzone Cheek to Cheek. Il brano prediletto di questo film che è entrato nella memoria di tutti. La scena in cui loro cantano è così importante e nota da essere citata anche in La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen, nella scena in cui Mia Farrow entra in un cinema dove lo proiettano e ritrova il sorriso fra le lacrime di un abbandono. Alcuni ancora colpevolizzano  la produzione di aver eliminato altre buonissime canzoni nella versione definitiva del film (Wild About, Get Thee Behind Me, Satan, You’re the Cause).

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4. Pan. Il coreografo Hermes Pan e grande amico di Fred Astaire è invece il motore primo di ogni minimo movimento davanti alla cinepresa. Peccato che Dave Gould, con il suo lavoro in Follie di Broadway, gli soffiò via l’Oscar per le coreografie (categoria istituita proprio quell’anno e poi eliminata nel 1938, quando i musical cominciarono a scemare d’interesse fra il pubblico). In particolare, il numero Top Hat (che dà il titolo al film) in cui Astaire balla in cerchi facendo perno sul suo bastone e trasformandolo prima in un fucile e poi in un arco con cui abbattere i nemici a ritmo di tip tap fu di altissima raffinatezza. CHE FIGATA! Era stato concepito per il musical teatrale Smiles del 1930 e lui è così bravo nei suoi movimenti che sembra di vedere Benny Hill in uno dei suoi corti velocizzati.

NON SONO I BELLISSIMI DI RETE 4 – Cappello a cilindro

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5. Venezia. Scenografie sontuosissime e un po’ kitsch che portano la firma di Carroll Clark e Van Nest Polglase che si cimentarono nella ricostruzione della città lagunare del tutto differente da quella reale!

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6. L’abito di piume. I costumi e, in particolare, l’abito di Ginger Rogers in Cheek to Cheek. Realizzato con delle piume da Bernard Newman, continuava a perderle durante la coreografia, costringendo la troupe a ripetuti stop. Infastidito dalle interruzione, Astaire cominciò a soprannominare la collega “gallina” e poi le rese affettuoso omaggio ricreando l’incidente in Ti amavo senza saperlo del 1948 con Judy Garland.

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7. Contorno. Non si può non parlare degli attori di contorno che molto hanno contribuito alla buona riuscita del film. Dal caratterista Gino Corrado nel ruolo del direttore dell’albergo veneziano a Lucille Ball nel ruolo della commessa del fiorista. E poi Eric Blore, Erik Rhodes, Helen Broderick e Edward Everett Horton. Che ve lo dico a fare!

Fabio Secchi Frau


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