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Non strappate il velo alle musulmane

Creato il 09 agosto 2011 da Dragor

Temoignage_je_porte_le_niqab_mode_une    Aspettate che se lo strappino da sole. Il momento verrà, state tranquilli. Possiamo solamente cercare di affrettarlo. Quando le musulmane si renderanno conto di essere schiave, si libereranno spontaneamente del simbolo della schiavitù. Negli anni Settanta le femministe facevano grandi mucchi di reggiseni, di guepières, di reggicalze, di scarpe dai tacchi a spillo, li cospargevano di benzina e li bruciavano. Infatti per loro quegli indumenti significavano: “Io non appartengo a me stessa ma agli uomini. Sono disposta a torturare il mio corpo per modellarlo come piace agli uomini. Se fosse per me avrei seni cadenti, vita larga, scarpe piatte e mi sentirei molto più comoda. Invece, per piacere ai machos, sono costretta a strizzarmi in indumenti che mi trasformano in una specie di clessidra e a camminare su trampoli, rischiando una storta a ogni passo. Basta, non ne posso più e brucio tutto.”

   Le musulmane sono costrette a portare il velo per lo stesso motivo: far piacere agli uomini. Sono costrette a nascondersi per non essere concupite da uomini che non siano il loro padrone. Non tutte lo portano, ma le musulmane velate (non necessariamente con il burka o il niqab, anche con un semplice foulard), comunicano il seguente messaggio: “Io non appartengo a me stessa ma agli uomini. Condivido un’ideologia secondo la quale  posso essere violentata a partire dall’età di sei anni,  eccisa, infibulata, sposata per forza, ripudiata, discriminata, umiliata,  picchiata, lapidata.”  Infatti questa è la condizione della donna islamica,  infinitamente peggiore di quella delle donne europee che al massimo dovevano strizzarsi nel reggiseno, bilanciarsi sui tacchi a spillo e lavare i piatti. Una musulmana velata è una vittima marchiata con il velo come nella Germania nazista gli ebrei erano marchiati con una stella gialla. Ma in nome del relativismo culturale e della correttezza politica, non c’è pericolo che le ex portatrici di guepière e reggiseni spendano una parola in difesa delle loro sorelle portatrici di velo.

   E’ più facile che una fascista strappi il niqab a una di loro con la scusa che "le faceva paura", com’è successo un paio di giorni fa in una via di Milano. Dico fascista, perché questo tipo di violenza è indegno di un paese civile. Circolare completamente coperti o completamente nudi è proibito dalla legge, ma scoprire o coprire  i fuorilegge  è compito delle autorità, non dei privati cittadini. La  musulmana milanese con il niqab era una vittima, non una colpevole. Alcune vittime dichiarano di portare il velo per scelta, ma la scelta di una musulmana non è libera. E’ condizionata da una religione sessista e ricattatoria. Nessuna donna realmente libera potrebbe coprirsi come una lebbrosa e ostentare il simbolo dell’ideologia che la umilia. I veli dell’islam si strappano con la secolarizzazione, la cultura, l’integrazione, la laicità, così come si strappano i veli del cristianesimo o di qualsiasi altra credenza arcaica. La fine dell’islam  arriverà quando le musulmane si strapperanno volontariamente il velo e lo bruceranno come facevano le femministe con i reggiseni. Infatti al 90 per cento l’islam non è altro che dominio dell’uomo sulla donna, inventato da un profeta amante delle bambine e ossessionato dalle corna.

Dragor


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