Secondo titolo della “trilogia spaziale” di Gariazzo, dopo il goliardico Incontri molto… Ravvicinati del quarto tipo (commedia erotica tra le più scalcinate del periodo) e dieci anni prima dell’interessante Fratello dello spazio.
“Sviluppando le fotografie di un servizio di moda, Peter Collins scopre, impressionate nella pellicola, misteriose figure che ad occhio nudo non aveva notato. Incuriosito, l’uomo ritorna sul luogo ma improvvisamente viene risucchiato da un disco volante. Anche la modella Karen che si mette sulle tracce di Collins viene rapita allo stesso modo. Il giornalista Tony Harris, venuto in possesso delle preziose pellicole, confortato da Perry Coleman esperto in ufologia, dà alla stampa la sensazionale notizia della presenza degli UFO. Ma l’intraprendenza del giornalista mette in allarme una fantomatica organizzazione internazionale che, pur essendo da tempo a conoscenza dell’esistenza degli extraterrestri, tende a nascondere le prove per non allarmare la pubblica opinione”
La passione del poliedrico regista è più che evidente: l’ufologia, i misteri e le tesi complottistiche ad essa annesse sono affrontate con attenzione e sensibilità. Ma il cinema – quello di genere in particolare – sono ben altra cosa, ed il budget risicatissimo della produzione gioca fortemente a sfavore dei risultati. Si assiste di conseguenza ad un film di una povertà desolante, soprattutto nella messa in scena, caratterizzata da una fotografia scurissima (firmata, difficile a credersi, dal grande Erico Menczer) ed effetti speciali di essenziale artigianalità.
Salva il salvabile la presenza di un mostro sacro come Martin Balsam, arruolato chissà come nel progetto, e l’accompagnamento musicale del maestro Marcello Giombini, non nuovo a sperimentazioni elettroniche di altissimo livello. Piccola curiosità: il film rappresenta l’ultima esperienza di Beppe Cino (Il cavaliere, la morte e il diavolo, Io intimo) come aiuto regista.
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