Magazine Cucina

Oggi parliamo con… Rita Charbonnier

Da Gialloecucina

Incontriamo per un aperitivo Rita Charbonnier. Intervista a cura di Alessandro Noseda. Ulteriori info nel suo sito

http://www.ritacharbonnier.com

 

Buongiorno e grazie di aver accettato l’invito.

 

Grazie a voi!

 

Ti va di raccontarci perché leggi e scrivi?

 

Leggo perché amo immergermi in altri mondi e scoprire cose nuove dentro e fuori di me; scrivo… per la stessa ragione. Per me scrivere è in primo luogo una forma di esplorazione e di autoanalisi.

 

I tuoi romanzi, come nasce l’idea?

 

Finora ho scritto tre romanzi storici, e in tutti i casi la molla è scattata dall’interesse e dall’ammirazione per un personaggio femminile del passato (la sorella di Wolfgang Amadeus Mozart, che era a sua volta un genio musicale; una certa Maria Stella Chiappini, oggi poco nota, che fu al centro di un grande scandalo nella Francia dell’Ottocento; e, per il romanzo più recente, Anita Garibaldi). Comunque, quel che mi interessa non è tanto ricostruire un’epoca o mettere in luce un aspetto della “storia minore”, quanto esplorare un tema.

 

Dove scrivi? Hai un “luogo del cuore” dove trovi ispirazione?

 

Scrivo prevalentemente a casa. Amo anche recarmi in biblioteca, dove però essenzialmente faccio ricerche e prendo appunti. L’ispirazione può nascere nei luoghi più disparati, la campagna come il centro della città… o la mia camera da letto.

 

Carta e penna o direttamente p.c.?

 

Ho diversi blocchetti che riempio di appunti caotici e, quando lavoro alla struttura del romanzo, traccio schemi e grafici su grandi fogli bianchi e su una lavagna che ho appeso a una parete. Il computer mi serve per mettere tutto in ordine e per scrivere materialmente la pagina di prosa.

 

Preferisci il silenzio o ami la musica di sottofondo?

 

Senza dubbio il silenzio. Se metto su un brano musicale, o accendo la radio, va a finire che ascolto solo quelli!

 

Le due vite di Elsa
“Le due vite di Elsa” è la tua ultima fatica. Dove hai trovato spunto?

All’inizio, come accennavo prima, mi affascinava il personaggio di Anita Garibaldi e pensavo quasi di scrivere un romanzo incentrato su di lei. Poi, però, altri aspetti hanno preso il sopravvento ed è nata una nuova protagonista, Elsa, personaggio di invenzione che vive in un’epoca peraltro successiva a quella nella quale visse Anita (lei è rimasta, ma sullo sfondo). Ne è venuto fuori un romanzo sulla ricerca di sé all’interno di un contesto opprimente, che impone le proprie regole; sulla possibilità di trovarsi, comunque, e di ritrovarsi.

Quanto prendi in prestito dalla realtà e quanto è frutto della tua fervida fantasia?

 

Quando si ha a che fare con personaggi storici questo è un problema centrale; il rischio è di deludere i lettori, andando a mettere personaggi che loro sentono di conoscere già bene sotto una luce che troveranno “falsa”. Per il resto, in un romanzo tutto dovrebbe essere frutto della fantasia, e nello stesso tempo tutto dovrebbe essere reale; nel senso che occorrerebbe andare alla ricerca della verità dei sentimenti, più che di quella oggettiva.

 

Come delinei i personaggi?

 

È un processo lento, fatto di riflessione, introspezione, osservazione, relazione, e letture.

 

Segui una scaletta o ti fai guidare dalla storia?

 

Entrambe le cose. All’inizio delineo sempre uno schema strutturale, ma poi inevitabilmente avviene, nel corso della scrittura, che lo schema venga “violato” e ridisegnato.

 

Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato nella stesura dei romanzi?

 

Prima scrivevo solo sceneggiature, che sono essenzialmente dei progetti; la sceneggiatura trova il suo compimento e prende vita solo nel momento in cui viene trasformata in un’opera audiovisiva – avvalendosi quindi dell’apporto di altre professionalità e competenze: gli attori, il regista, lo scenografo, il costumista, il direttore della fotografia… Il romanzo, invece, è l’opera finita: il romanziere è, nello stesso tempo, sceneggiatore, regista, attore, scenografo e quant’altro. Questa cosa, che in fondo è abbastanza ovvia, sul piano pratico mi è apparsa, all’inizio, come una problematica estremamente difficile e faticosa da affrontare.

 

E del rapporto con Editor ed Editore cosa puoi dirci?

 

Ho avuto rapporti eccellenti con gli editor di Edizioni Piemme, anzi con le editor, che sono straordinariamente competenti e appassionate. Nel momento in cui riesci a vedere l’editor come un prezioso alleato, e non come un professore criticone con la matita blu, hai fatto il salto da dilettante a professionista.

 

Hai altri progetti in fieri?

 

Sì, certo. Negli ultimi tempi sono stata assorbita da un’attività nuova: ho avviato un’agenzia di consulenza per scrittori e aspiranti tali (si chiama “Scrittura a tutto tondo”). Di conseguenza la mia personale scrittura è rimasta un po’ indietro, ma sto cercando di recuperare!

 

E se ti proponessero di fare un film da un tuo romanzo, saresti d’accordo o ritieni che i tuoi romanzi soffrirebbero nella trasposizione cinematografica?

 

Diciamoci la verità: ogni scrittore desidera intensamente che il suo romanzo sia trasformato in un film. La cosa comporta diversi vantaggi, sul piano della popolarità (e quindi della successiva maggior facilità a essere pubblicati e bene) e della maggior diffusione dei propri contenuti; inoltre ci sono vantaggi economici. Certo, nel momento in cui si mette la propria opera in altre mani, il rischio è che la stessa sia in qualche modo “tradita”. Ma bisogna anche avere il coraggio di lasciare che la nave prenda il largo per conto proprio…

 

Rita_Charbonnier
Descriviti come lettrice. Quali libri compri? Hai un genere preferito o spazi a seconda del momento, dello stato d’animo?

 

Leggo veramente di tutto – sì, a seconda del momento, dello stato d’animo e anche dei suggerimenti che mi danno gli amici. Leggo anche in relazione a quel che sto scrivendo, per approfondire alcuni argomenti e alcune modalità espressive sulle quali riflettere. Di norma cerco di alternare un classico che ho perso, o che credo sia utile rileggere, a un libro uscito in tempi più recenti.

 

E se devi regalare un libro, come lo scegli?

 

Sulla base dei gusti della persona alla quale lo regalo: entro in libreria e cerco di farmi ispirare da quel che vedo. Se non conosco i gusti della persona, meglio optare per… una pianta.

 

Un consiglio a un esordiente che ha la sua storia nel cassetto e non ha trovato ancora nessun editore interessato a pubblicarla?

 

Io prenderei in considerazione l’autopubblicazione. Non pochi autori autopubblicati sono stati notati da grandi editori, che hanno poi deciso di acquisire i diritti delle loro opere.

 

Ti piace presentare i tuoi libri al pubblico?

 

Non amo molto le presentazioni “stile conferenza”, dove c’è un lungo tavolo dietro il quale siede l’autore insieme a qualcuno che fa una relazione sul suo libro e poi gli pone alcune domande, e tutti (pubblico compreso) cercano di dire cose estremamente intelligenti. Preferisco forme più spettacolari e coinvolgenti, come i reading musicali: ne ho fatti diversi.

 

Una domanda che non ti hanno mai fatto (e a cui avresti voluto rispondere) e una che ti ha messo in difficoltà.

 

Sono in difficoltà… non so proprio cosa rispondere!

 

Un autore che costituisce per te un benchmark. E perché? Se ti va, ponigli il quesito che da tempo hai in mente! Magari è tra i lettori del Blog!

 

Ne dubito, perché è un autore inglese: Ian McEwan. La mia passione per i suoi romanzi e la mia sconfinata ammirazione per la sua scrittura sono nate anni fa e non si sono mai spente; e sopravvivono a qualunque conversazione possa avere, e ne ho avute diverse, con persone che hanno cercato di demolirmelo. Se incontrassi McEwan non credo sarei in grado di porgli domande. Credo che non sarei capace di dire “ba”.

 

Quale suo libro consiglieresti ai nostri lettori?

 

Forse “Bambini nel tempo”. Forse è quello che ho più amato. Di recente ho letto “Chesil Beach”, breve, bellissimo romanzo che nel raccontare una vicenda privata racconta un’epoca e le sue idiosincrasie.

 

Grazie del tempo che hai voluto dedicarci. Prima di salutarci ti chiediamo, come consuetudine di Giallo e Cucina, di lasciarci con una ricetta e una citazione!

 

Ricetta estiva, semplice da preparare e gustosa: salsa alle mandorle per condire la pasta (preferibilmente, pennette).

 

Ingredienti per 6 persone:

20 gr di pinoli

100 gr di mandorle

75 gr di tonno al naturale

mezzo spicchio d’aglio

un rametto di basilico

2 pomodori maturi

un pizzico di sale e pepe

2 cucchiai di olio extravergine d’oliva

2 cucchiai di formaggio grana grattugiato.

 

Togliere i semi al pomodoro e la buccia. Mettere il tutto in un frullatore tranne il formaggio e frullare finché non ne viene fuori una crema. La salsa ottenuta non va cotta né riscaldata. Dopo averci condito la pasta, aggiungere il formaggio grattugiato.

 

Per la citazione sceglierei un altro grande scrittore inglese, ma del passato: D. H. Lawrence. Ecco l’incipit de “L’amante di Lady Chatterley”:

 

Il nostro tempo è essenzialmente tragico, quindi ci rifiutiamo di prenderlo tragicamente. Il cataclisma s’è abbattuto, siamo tra le rovine; cominciamo a ricostruire nuovi piccoli centri di vita, a nutrire nuove piccole speranze.

 

 



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