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Oggi parliamo con… Valerio Villa

Da Gialloecucina

Andiamo a incontrare l’ospite di oggi, Valerio Villa de La Ponga Edizioni. Leggiamo cosa ci racconta nell’intervista rilasciata ad Alessandro.

 

Intervista a Valerio Villa a cura di Alessandro Noseda

 

Benvenuto a Giallo e Cucina Valerio e grazie per il tempo che ci dedichi.

Grazie a voi per l’opportunità.

Iniziamo con le presentazioni. Raccontaci chi sei e perché fai l’editore.

Nome e cognome già li sapete, classe ’75, scorpione, marito, padre e detentore di mutuo. Fiero di tutto tranne che del rapporto con la banca. Faccio l’editore perchè, in un momento di crisi, in cui il lavoro porta-pagnotta causa anche eccessivo stress, mi sono ritagliato il mio spazio nell’editoria, un mondo che ho sempre ammirato e di cui volevo far parte.

Quando e come è nata la passione per la lettura? E l’idea di pubblicare? scrivi anche?

Credo che la passione per la lettura sia nata alle elementari, quando finalmente ho iniziato a leggere. Sia libri che fumetti (a quei tempi leggevo «il giornalino», lo prendeva puntualmente ogni settimana in chiesa mia madre). Scrivo, poco, ma scrivo. Il mio socio Marcello tenta strenuamente di farmi pubblicare qualcosa, ma la vedo lunga.

Alla Fiera della Microeditoria di Chiari presenti la tua scuderia di autori. Che rapporto hai con loro?

Con i miei autori ho un bel rapporto, con loro sono aperto, amichevole. Cerco il più possibile di essere in contatto con loro, e loro sanno bene che, alla bisogna, il mio telefono è sempre acceso.

Come selezioni un testo? Come fai a sapere cosa andrà, piacerà al pubblico e venderà?

La selezione principale, ovviamente dopo una valutazione prettamente grammaticale e sintattica, viene fatta in base all’originalità. Non è facile, ma noi non vogliamo cloni o libri troppo simili alla moda del momento, seppur ben scritti. Ci sono 1200 case editrici attive in Italia, non credo serva la milleduecentounesima che pubblichi le stesse cose. Nessuno può mai sapere se una cosa piacerà o meno, noi abbiamo fiducia nel nostro fiuto, e per ora i riscontri positivi ci sono.

Qual è la mission aziendale de La Ponga?

Il dominio del mondo editoriale! Scherzi a parte, quella è la seconda parte della mission, la prima è proporre tipologie di storie che nel mercato italiano mancano, e soprattutto far capire che microeditoria non vuol dire microqualità.

Com’è nato il sodalizio con Marcello Nicolini?

Sui banchi di scuola, durante le superiori all’istituto per geometri. Ci siam conosciuti, abbiamo suonato insieme, passato i pomeriggi con i giochi di ruolo, i libri e le sgambate in bici al parco di Monza. Ci siamo persi di vista per qualche anno dopo la maturità, ma ci siam ritrovati ancora con le stesse passioni, la stessa voglia di far qualcosa, e da li a fondare la casa editrice è stato un attimo.

Quali sono le  maggiori difficoltà dalla prima bozza al libro finito?

Le difficoltà sorgono nel momento in cui un autore non vuole metter mano alla sua opera. Se l’editor viene ascoltato, se con lui si dialoga apertamente, allora le difficoltà non esistono.

Cosa pensi degli eBook?

Un utile mezzo per veicolare le opere, senza togliere campo al cartaceo, ma viaggiando su binari paralleli. Sono comodi e meno dispendiosi, per il lettore, sono facilmente «vendibili» per l’editore.

Bella l’idea di tradurre ogni libro in inglese. Pensi davvero che gli italiani possano avere un mercato fuori dei confini nazionali? I nostri scrittori, le loro storie sono apprezzate?

Un buono scrittore lo è a prescindere dalla lingua madre. Se una storia è bella, perché dovrebbe perdere potenziale se tradotta in altre lingue?

Un buon consiglio a chi ha la sua storia nel cassetto e non ha ancora trovato chi gliela pubblichi?

Se hai una bella storia, raccontala, scrivila, e fallo nel modo migliore possibile. Ovviamente se continui a ricevere risposte negative, fatti la domanda: Ho scritto qualcosa che val la pena pubblicare?

Cosa pensi delle fiere come quella di Chiari? Ti piace incontrare il tuo pubblico? Ci sono domande che ti mettono in difficoltà ed altre che nessuno ti ha mai posto?

Le fiere sono un’ottima vetrina, se ben organizzate. Chiari è un’ottimo esempio di come le fiere dovrebbero essere. Mi piace incontrare il pubblico, perché aiuta a capire cosa va e cosa non va nel catalogo che proponi, se la strada percorsa è giusta o serve un cambio di rotta più o meno deciso. Domande che mettono in difficoltà non ci sono, specialmente se si lavora bene e con cognizione.

Cosa vorresti dire ai grandi editori?  Agli autori affermati?

Ai grandi editori: Tutto cambia.

Agli autori affermati: Bravi!

Che tipo di lettore sei quando non selezioni manoscritti?

Variegato. Leggo libri e fumetti in egual misura, spesso compro in modo casuale, ovvero entro in libreria, guardo un po’ di copertine e quella che più mi attira diventa un altro libro sulla mia pigna di letture.

In cucina come te la cavi? Lasciaci con una ricetta e/o una citazione.

Me la cavo discretamente, ora poi che mia moglie si è scoperta, come il 70% della popolazione, intollerante ad alcuni alimenti, mi diletto nel preparare piatti più naturali e leggeri. Grazie per l’intervista, vi lascio con la ricetta light per il periodo invernale.

Casoeûla

INGREDIENTI

Cavoli 
verza 1,2 kg | Carne di suino 
costine 500 gr|Carne di suino 
verzini 500 gr| Carne di suino 
cotenna 250 gr|Sedano 
1 gambo| Cipolle 
1|Sale 
q.b.| Pepe 
q.b |Vino 
bianco 1 bicchiere |Carote 
1|Burro 
50 gr (in alternativa olio di oliva)|Carne di suino 1 piedino (se piace anche un orecchio e un codino)|

 

PREPARAZIONE

La preparazione della casoeûla inizia con la pulizia delle cotenne e del piedino, che andranno poi cotti separatamente. Per prima cosa raschiate bene il piedino e le cotenne , e fiammeggiate i peli del maiale,  con un cannello o  con la fiamma del fornello  di casa. Una volta pulito il tutto, lavate i pezzi sotto l’acqua corrente.

Mettete quindi il piedino e le cotenne in un tegame, copriteli con acqua fredda e lasciateli sobbollire per un’ora in modo da sgrassarli. Scolateli eliminando il grasso,  passateli sotto acqua calda e asciugateli con la carta da cucina  in modo da togliere tutto l’unto.

Prendete le costine e lavatele sotto l’acqua corrente, asciugatele con la carta da cucina, adagiatele in una padella antiaderente con un cucchiaio d’olio (o con il burro,  secondo la tradizione, a seconda di come preferite):  fate dorare le costine  a fuoco dolce da entrambi i lati, dopodichè toglietele dalla pentola e tamponate il grasso in eccesso sempre con la carta assorbente.

In un’altra pentola, adagiate i verzini precedentemente bucati con una forchetta e fateli dorare con il loro stesso grasso.  A questo punto avete ultimato la preparazione della carne di maiale e  potete  passare alla preparazione della verza. Lavatela bene e tagliatela a metà, quindi togliete la costa centrale.

Tagliate le foglie di verza a listarelle. Prendete una casseruola e versateci un dito d’acqua , aggiungete la verza e  fatela cuocere coperta con un coperchio finché non appasisce.  Scolate la verza e mettetela da parte.

Lavate il gambo di sedano, la carota e la cipolla e tritateli grossolanamente. Prendete una casseruola e fate soffriggere  insieme a  dell’olio, (o  burro, secondo la tradizione). Aggiungete  poi i verzini e irrorate con il vino bianco, lasciate sfumare il vino e aggiungete il resto della carne di maiale. Fate rosolare e poi aggiungete la verza scolata. Lasciate cuocere tutto a fuoco basso per un’ora e mezza fino a quando non si sarà ammorbidito il tutto; se necessario, di tanto in tanto,  potete aggiungere un mestolo di brodo di carne. Tenete presente che la consistenza  finale della casoeûla deve risultare piuttosto asciutta. Dopo aver spento il fuoco lasciate riposare la casoeûla per circa mezz’ora e poi servite.



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