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Oh Boy, un caffè a Berlino

Creato il 22 ottobre 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Oh Boy, un caffè a Berlino

Anno: 2012

Distribuzione: Academy 2

Durata: 83′

Genere: Commedia/Drammatico

Nazionalità: Germania

Regia: Jan Ole Gerster

Data di uscita: 24 Ottobre 2013

Niko Fisher (Tom Schillling) è un giovane ragazzo berlinese che non ha niente di meglio da fare che ‘andare a zonzo’ tra gli spazi sconnessi della metropoli in cerca di un caffè che pare, nonostante il cospicuo numero di bar della città, impossibile da trovare. È un tipo indeciso, che ha mollato l’università, che non riesce a legarsi sentimentalmente, e che, inoltre, si ritrova, per decisone del padre, senza più un soldo. Berlino è la coprotagonista fantasmatica – mostrata con parsimonia dal regista (Jan Ole Gerster), senza scadere nel didascalismo da cartolina – che trapela tra gli interstizi delle relazioni instabili che il protagonista intrattiene con l’umanità varia che incontra durante il corso della giornata; non solo viene evitata l’apologia della città al momento più in voga tra le preferenze dei giovani europei, ma anzi una sottile ironia la dissacra piacevolmente, mettendone in risalto le contraddizioni.

Niko incarna il malessere di una generazione che oscilla tra la frustrazione derivante dall’impossibilità di collocarsi stabilmente nelle strutture economiche e le velleità, presto annichilite, di poter esprimere liberamente la propria creatività. Davanti a questo meccanismo perverso egli preferisce l’immobilità, ma finisce per farsi trascinare dalla corrente, senza riuscire a trovare dei riferimenti che traccino itinerari percorribili. Insomma, una fotografia abbastanza precisa della realtà.

La colonna sonora garbatamente jazz, gli equivoci e l’ironia diffusa stemperano i toni del film e ciò che ne risulta è una gradevole tragicommedia che, per la vastità dei temi cui allude, rimane volutamente in superficie, lasciando allo spettatore la possibilità di una riflessione autonoma. Ciò si capisce soprattutto quando Niko incontra in un bar un anziano signore che gli racconta della “notte del vetro rotto”, riaprendo drammaticamente la ferita di un passato che incombe sulla Germania e la richiama ad una elaborazione probabilmente infinita.  Viene smascherato il falso teatro capitalista che sembra offrire svariate possibilità, ma che in realtà, imploso  nelle sue contraddizioni, toglie l’opportunità di inquadrarsi all’interno di un tessuto socio-simbolico stabile. E in questo scenario così asfittico anche prendere un caffè diventa un impresa.

Luca Biscontini


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