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Olimpiadi di Sochi senza la Rai, Bragagna: "Sport ferito" (Trentino)

Creato il 11 febbraio 2014 da Nicoladki @NicolaRaiano
Sarà perché la mamma (Rai) è sempre la mamma, ma le Olimpiadi senza copertura del servizio pubblico fanno, inutile nasconderlo, un certo effetto. Dopo 12 Olimpiadi consecutive (fra estive e invernali), anche la voce di Franco Bragagna, una sorta di motore di ricerca già in funzione ben prima di Wikipedia, è stata messa a tacere dalla 'dura legge' dei diritti televisivi. Tutto sul satellite di Sky, tutto a pagamento. O in alternativa (ridotta) sulla piattaforma digitale terrestre, quel “Cielo” che, ironizza Bragagna, «avrei difficoltà pure io a trovare».
«Il rammarico per non essere a Sochi è infinito - confessa il giornalista televisivo - non solo a livello personale ma per lo sport: questi passeranno alla storia come i Giochi più snobbati dalla popolazione italiana. Perché certe discipline per venir conosciute non possono affidarsi alle tv a pagamento, e di questo l’ex presidente del Cio Jacques Rogge è colpevole: ha svilito per soldi il senso della promozione». E aggiunge: «Si è persa un’occasione per promuovere anche dal punto di vista economico la montagna, che non può avere risalto solo per frane, slavine e disgrazie».
Lapidario anche il commento dell’altro volto sportivo della Rai, Stefano Bizzotto. «Come appassionato di sport provo un gran dolore. Le Olimpiadi sono lo sport di tutti e in quanto tale il servizio pubblico dovrebbe sempre garantirne la copertura. E qui mi fermo, consolandomi per il fatto che ai prossimi mondiali in Brasile la Rai ci sarà».

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